Dopo le numerose
segnalazioni e gli esposti che abbiamo portato avanti si arriva a
questo punto, finalmente ci viene da dire: il sequestro dei 7
kilometri della galleria Malo-Castelgomberto della Pedemontana
Veneta. La notizia è deflagrata nel pomeriggio del 4 luglio con
una nota ipocrita della Regione Veneto, sul sequestro della
PedemontanaVeneto nel tratto di 7 km della Galleria di
Malo-Castelgomberto per l'impiego di Cls depotenziato, avvento al
mattino alle 8.
Ciò che risalta
è il commento della struttura regionale, probabilmente i pellegrini
non hanno neanche il coraggio di firmare quello che scrivono. In esso
si assicura che tutto andrà avanti e l'opera finirà secondo il
programma. E il resto dei calcestruzzi sono veramente a posto? Non è
compito del responsabile del procedimento verificare che il giochetto
che ha portato al sequestro di 7 km di Pedemontana Veneta non sia
stato fatto da qualche altre parte?
Questo elemento
di novità ripreso rapidamente dalle testate online venete come
Altovicentinonline,
VVox
e in
particolare dal Gazzettino, non può passare inosservato, e
neppure essere minimizzato da certi funzionari. La procedura di
verifica e controllo del cls in Pedemontana Veneta ora va estesa, in
primo luogo alla galleria di Trissino e poi a tutto il resto
dell'opera.
Rimangono ancora numerose questioni ambientali aperte sulla gestione del progetto esecutivo, e ribadiamo che sono ancora aperti i nodi del finanziamento delle opere complementari. A questo punto vale la pena di riconsiderare il lotto della galleria e giungere alla sua revisione, ipotizzando il suo abbandono, reimpiegando i suoi fondi per la viabilità complementare nel resto dell'opera.
Rimangono ancora numerose questioni ambientali aperte sulla gestione del progetto esecutivo, e ribadiamo che sono ancora aperti i nodi del finanziamento delle opere complementari. A questo punto vale la pena di riconsiderare il lotto della galleria e giungere alla sua revisione, ipotizzando il suo abbandono, reimpiegando i suoi fondi per la viabilità complementare nel resto dell'opera.
Il
Corriere del Veneto del 5 luglio 2019 a
p. 1 e 5,
riporta che gli indagati sono tutti ai vertici della SIS. Viene
contestata la frode nelle pubbliche forniture ai danni della Regione
Veneto a quattro persone legate alla direzione lavori: i nomi sono
quelli del geom. Luigi Cordaro messinese capo cantiere del tunnel,
l'ing. Adriano Turso tarantino, Direttore dei Lavori della
Pedemontana Veneta, il geom. Giovanni D’Agostino salernitano,
responsabile tecnico di SIS, amministratore della SPV spa e braccio
operativo dei Dogliani, infine l'ing Fabrizio Saretta Direttore di
Cantiere presso Consorzio S.I.S, originario di Bologna.
La
Nuova Venezia a p.
11 riprende
le dichiarazioni di Massimo
Follesa, portavoce del CoVePA
uno dei comitati popolari, che
chiede di allargare le
verifiche anche alla galleria di Sant’Urbano a Trissino già
realizzata, a pochi chilometri dalla Miteni. Infatti
vanno completate le verifiche sui calcestruzzi e sui ferri di tutti i
manufatti finora costruiti nella SPV. Va cominciata una verifica
radicale dei manufatti prodotti per gli impalcati, per le paratie ei
diaframmi delle trincee, dei ponti
comprese le gallerie artificiali soprattutto quelle del tratto appena
inaugurato. Va messo il naso
delle centrali di betonaggio e di prefabbricazione a partire da
quella di Mason Vicentino che targata SIS. Non vorremmo che dietro al
contraente generale nonché concessionario si nascondesse una lobby
del calcestruzzo con tanto di creste.
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