Arianna Editrice |
Non
possiamo esimerci dal commentare la recente posizione assunta dalle
sigle sindacali Fillea, Filca e Feneal apparsa
oggi sui quotidiani
in merito alla richiesta di cassa integrazione dopo il blocco dei
lavori al cantiere del tunnel Spv di Malo-Castelgomberto. I
giornali riportano una presa di posizione tardiva e come sempre a
babbo morto. Oltre tutto si diffondono anche notizie non vere come
fanno A. Al. e M.Za. sul Corveneto di oggi in pagina 3, i quali
scrivono
che gli operai Sis hanno ottenuto la cassa integrazione. Non è
vero... crediamo vada rettificata. Questa
degli
edili appare essere come una indebita pressione sugli inquirenti
nell'ambito dell'inchiesta sulla Galleria Malo-Castelgomberto, usando
e sfruttando gli operai.
Per
noi resta ferma
la dovuta comprensione per chi lotta per il proprio posto di lavoro,
ma
il
Covepa considera inconcepibile che a causa della condotta scriteriata
di un concessionario come la SIS
che da anni in tema di Spv ne combina di cotte e di crude, qualcuno
pensi di scaricare sull'Inps ovvero sulla collettività, le
aberrazioni del concessionario e
del Terzo Atto della convenzione di Zaia.
I
lavoratori che rischiano di rimanere fermi nei
cantieri del tunnel, vengano impiegati lungo gli altri lotti. Troppo
facile chiedere e ottenere due pesi e due misure rispetto agli
espropriati lungo il tracciato, che
in passato hanno fatto da banca e
pagato anche i loro stipendi e quelli di chi
avrebbe dovuto provvedere in proprio nella ricerca dei finanziamenti
utili ad un'opera che mai si sarebbe dovuta fare, almeno nel modo
indegno che si è scelto.
Appare
poi singolare che i sindacati si
contraddicano in modo cosi evidente e puerile. Gli edili delle tre
sigle sindacali si
sperticano
nel dire che hanno i lavoratori dalla loro, salvo poi comunicare urbi
et orbi che lorsignori mai avevano sentito di lavorazioni eseguite in
modo pedestre e di forniture taroccate. Delle due l'una, o valgono
poco come sindacalisti o non sono in grado di contrastare il
condizionamento dell'azienda.
Il
lavoro non può venire prima delle vite umane, delle
persone e dei
luoghi dove risiedono
sia che si tratti di utenti della strada, sia che si tratti di
lavoratori schiacciati dai detriti, o
di cittadini soffocati e terrorizzati dalle esplosioni o da una
gestione pericolosa dei cantieri.
Se i
signori
della Triplice tra la
malagestio del
Ponte Morandi e le vittime del medesimo
stanno con la
prima
noi non lo sappiamo. Ma è ora che chiariscano da che parte stanno.
Hanno
mai letto il documento di valutazione dei rischi? Se
si lo rendano pubblico e ne denuncino le
inadempienze o le disapplicazioni.
C’è
da chiedersi se per
loro
sia normale bruciare chili e chili di esplosivo, più e più volte in
cantiere e in mezzo alle case della località di Vallugana a Malo,
davanti all’imboccatura del tunnel di servizio della Pedemontana
Veneta.
Perché
pretendere
la cassa integrazione, quando sanno benissimo
che in questi casi la legge non lo consente, oppure
oltre alle forzature del cantiere, pensano anche a quelle della legge
usando il ricatto dell’occupazione in modo
schifoso? Se si
trattasse di cassa integrazione ordinaria sia
l'inps ad autorizzare il pagamento, se
invece è speciale,
di certo ci vuole il decreto del ministero del lavoro. La legge però
stabilisce chiaramente le motivazioni per cui si può ricorrere a
questo tipo di ammortizzatori e
per noi
i lavoratori dovrebbero essere pagati, al 100%, dal datore di lavoro,
viste le motivazioni per cui è venuta meno la loro occupazione.
Infine
vi è un fatto gravissimo nel
loro indugiare nelle dichiarazioni alla stampa sul fatto che mai
nessuno
degli operai si
sia rivolto loro lamentandosi e tanto meno dichiarando di avere
timori o paure per la loro incolumità. Cosa
pretendono questi,
una conferma in pubblico ora che c'è stato il sequestro di quanto
riferito in privato o coperti dall'anonimato? Questo tipo di
atteggiamento secondo noi è intimidatorio e tendenzioso, poiché
stringerebbe
in un angolo chi è stato intercettato intimidendolo
e mette in evidenza che chi si
è rivolto
ai capi del cantiere sarebbero
pochi,
e sarebbero impressioni personali, smontandone gli effetti alla luce
delle accuse agli indagati, tutti i vertici tecnici della SIS nel
cantiere della Galleria di Malo.
A
noi appare evidente il giochetto che vorrebbero mettere in piedi e
che tentano di replicare invertendo i ruoli: lasciano gli operai, gli
ultimi della catena, a dover denunciare le irregolarità e quanto ne
consegue, per carità tutto giusto e sacrosanto in prima battuta e
superficialmente. Ma è evidente che i lavoratori, per vari motivi
(culturali, bisogno di lavoro, timori di ritorsioni, a volte pure
per compiacenza e altre "miserie" ...) sono la parte più
debole a cui viene chiesto di essere forte. E allora a che servono
gli organismi di rappresentanza dei lavoratori (tra i cui compiti vi
è anche quello di sopralluogo per la verifica delle condizioni di
lavoro) che hanno, almeno sulla carta, le guarantigie
di protezione della legge, e
stranamente con la loro costante presenza in cantiere nulla hanno
visto e saputo. Non solo questi rappresentato i peggiori interessi
corporativi messi contro l’ambiente, ma sono disposti a barattarli
con la sicurezza dei loro rappresentati e dei cittadini che vivono
attorno
ai cantieri della Pedemontana Veneta, questo
non è dignitoso in
un
sindacato
moderno e come
Marietto de I piccoli Maestri non esitiamo
a cancellarli con la penna e a chiamarli nemici del popolo, perché
questo dimostrano
le loro dichiarazioni.
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