mercoledì 10 luglio 2019

NEMICI DEL POPOLO IN PEDEMONTANA VENETA. INDEBITE PRESSIONI SULL'INCHIESTA IN CORSO CON IL RICATTO OCCUPAZIONALE.

Arianna Editrice
Non possiamo esimerci dal commentare la recente posizione assunta dalle sigle sindacali Fillea, Filca e Feneal apparsa oggi sui quotidiani in merito alla richiesta di cassa integrazione dopo il blocco dei lavori al cantiere del tunnel Spv di Malo-Castelgomberto. I giornali riportano una presa di posizione tardiva e come sempre a babbo morto. Oltre tutto si diffondono anche notizie non vere come fanno A. Al. e M.Za. sul Corveneto di oggi in pagina 3, i quali scrivono che gli operai Sis hanno ottenuto la cassa integrazione. Non è vero... crediamo vada rettificata. Questa degli edili appare essere come una indebita pressione sugli inquirenti nell'ambito dell'inchiesta sulla Galleria Malo-Castelgomberto, usando e sfruttando gli operai.
Per noi resta ferma la dovuta comprensione per chi lotta per il proprio posto di lavoro, ma il Covepa considera inconcepibile che a causa della condotta scriteriata di un concessionario come la SIS che da anni in tema di Spv ne combina di cotte e di crude, qualcuno pensi di scaricare sull'Inps ovvero sulla collettività, le aberrazioni del concessionario e del Terzo Atto della convenzione di Zaia.


I lavoratori che rischiano di rimanere fermi nei cantieri del tunnel, vengano impiegati lungo gli altri lotti. Troppo facile chiedere e ottenere due pesi e due misure rispetto agli espropriati lungo il tracciato, che in passato hanno fatto da banca e pagato anche i loro stipendi e quelli di chi avrebbe dovuto provvedere in proprio nella ricerca dei finanziamenti utili ad un'opera che mai si sarebbe dovuta fare, almeno nel modo indegno che si è scelto.
Appare poi singolare che i sindacati si contraddicano in modo cosi evidente e puerile. Gli edili delle tre sigle sindacali si sperticano nel dire che hanno i lavoratori dalla loro, salvo poi comunicare urbi et orbi che lorsignori mai avevano sentito di lavorazioni eseguite in modo pedestre e di forniture taroccate. Delle due l'una, o valgono poco come sindacalisti o non sono in grado di contrastare il condizionamento dell'azienda.
Il lavoro non può venire prima delle vite umane, delle persone e dei luoghi dove risiedono sia che si tratti di utenti della strada, sia che si tratti di lavoratori schiacciati dai detriti, o di cittadini soffocati e terrorizzati dalle esplosioni o da una gestione pericolosa dei cantieri. Se i signori della Triplice tra la malagestio del Ponte Morandi e le vittime del medesimo stanno con la prima noi non lo sappiamo. Ma è ora che chiariscano da che parte stanno. Hanno mai letto il documento di valutazione dei rischi? Se si lo rendano pubblico e ne denuncino le inadempienze o le disapplicazioni. C’è da chiedersi se per loro sia normale bruciare chili e chili di esplosivo, più e più volte in cantiere e in mezzo alle case della località di Vallugana a Malo, davanti all’imboccatura del tunnel di servizio della Pedemontana Veneta.
Perché pretendere la cassa integrazione, quando sanno benissimo che in questi casi la legge non lo consente, oppure oltre alle forzature del cantiere, pensano anche a quelle della legge usando il ricatto dell’occupazione in modo schifoso? Se si trattasse di cassa integrazione ordinaria sia l'inps ad autorizzare il pagamento, se invece è speciale, di certo ci vuole il decreto del ministero del lavoro. La legge però stabilisce chiaramente le motivazioni per cui si può ricorrere a questo tipo di ammortizzatori e per noi i lavoratori dovrebbero essere pagati, al 100%, dal datore di lavoro, viste le motivazioni per cui è venuta meno la loro occupazione.
Infine vi è un fatto gravissimo nel loro indugiare nelle dichiarazioni alla stampa sul fatto che mai nessuno degli operai si sia rivolto loro lamentandosi e tanto meno dichiarando di avere timori o paure per la loro incolumità. Cosa pretendono questi, una conferma in pubblico ora che c'è stato il sequestro di quanto riferito in privato o coperti dall'anonimato? Questo tipo di atteggiamento secondo noi è intimidatorio e tendenzioso, poiché stringerebbe in un angolo chi è stato intercettato intimidendolo e mette in evidenza che chi si è rivolto ai capi del cantiere sarebbero pochi, e sarebbero impressioni personali, smontandone gli effetti alla luce delle accuse agli indagati, tutti i vertici tecnici della SIS nel cantiere della Galleria di Malo.
A noi appare evidente il giochetto che vorrebbero mettere in piedi e che tentano di replicare invertendo i ruoli: lasciano gli operai, gli ultimi della catena, a dover denunciare le irregolarità e quanto ne consegue, per carità tutto giusto e sacrosanto in prima battuta e superficialmente. Ma è evidente che i lavoratori, per vari motivi (culturali, bisogno di lavoro, timori di ritorsioni, a volte pure per compiacenza e altre "miserie" ...) sono la parte più debole a cui viene chiesto di essere forte. E allora a che servono gli organismi di rappresentanza dei lavoratori (tra i cui compiti vi è anche quello di sopralluogo per la verifica delle condizioni di lavoro) che hanno, almeno sulla carta, le guarantigie di protezione della legge, e stranamente con la loro costante presenza in cantiere nulla hanno visto e saputo. Non solo questi rappresentato i peggiori interessi corporativi messi contro l’ambiente, ma sono disposti a barattarli con la sicurezza dei loro rappresentati e dei cittadini che vivono attorno ai cantieri della Pedemontana Veneta, questo non è dignitoso in un sindacato moderno e come Marietto de I piccoli Maestri non esitiamo a cancellarli con la penna e a chiamarli nemici del popolo, perché questo dimostrano le loro dichiarazioni.

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