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Quanto sta trapelando sui media in
queste ore in materia di Superstrada pedemontana veneta è
agghiacciante. Le intercettazioni pubblicate sulla stampa parlano di
un sistema truffaldino ammesso bellamente durante le conversazioni
telefoniche di questi signori che avrebbero dovuto garantire la
qualitá dell'opera, nonchè la sicurezza di cittadini e operai.
Invece è successo ben altro.
Fermo restando che sarà la
magistratura a pronunziare un verdetto definito al riguardo,
speriamo che prenda in considerazione anche la fattispecie
dell’attentato alla sicurezza dei pubblici trasporti oltre alla
truffa. Essa però potrà agire solo
per la sfera penale, in questa vicenda di aberrazioni schifose c'è
un passaggio che non può essere sottaciuto. Chi è la figura che per
prima avrebbe dovuto garantire la integrità della commessa? Si
tratta del direttore dei lavori, l'ingegnere Adriano Turso, il quale
ricordiamolo una volta ancora non è solo una figura riferibile alla
parte privata, ma in ragione della natura della commessa in project
financing, è anche un pubblico ufficiale facente funzione.
Il Covepa da tempo ha segnalato nelle
sedi opportune, le incognite che si addensavano su questo
personaggio. E adesso alla luce dei fatti possiamo constatare
effettivamente quanto la Regione Veneto abbia, anzi non abbia, fatto
in termini di controlli preventivi. Ricordiamo a tutti che la
Regione, che è il concedente dell'opera, avrebbe dovuto agire con
occhiuta terzietá, non tifando per l'opera, impegnandosi a
contestare al concessionario, ove necessario anche la singola virgola
anche il punto decimale ove necessario.
A questo punto visto il silenzio
assordante della giunta capitanata dal leghista Luca Zaia c'è una
domanda che sorge spontanea. Il governatore da che parte sta? Dalla
parte di chi è accusato di reati gravissimi che possono anche essere
l'epilogo di eventi mortali o dalla parte della legalità? Zaia sta
dalla parte del mercimonio più becero o dalla parte della
trasparenza? Con quale coraggio Zaia dava dei lazzaroni, queste le
sue parole esatte, a coloro i quali parlavano di possibili illiceità
nell'ambito della realizzazione del progetto? Quante volte Zaia si è
permesso di etichettare in malo modo coloro che dietro ad ogni
carriola vedono del marcio? Come mai, ora che i fatti lo hanno messo
ko, il presidente della giunta e il suo baldanzoso ufficio stampa
hanno perso la abituale e pacchiana sicumera dei gironi della pseudo
inaugurazione di Breganze? In quale studio legale trevigiano Zaia si
sarà rifugiato in queste ore per meditare filosoficamente sulla sua
nullità politica?
Ma non è finita qui. Come vanno
interpretate le ambigue dichiarazioni alla stampa del presidente del
Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti della Lega? Che
c'entra la sua funzione con questa vicenda? A chi è rivolto il suo
messaggio trasversale quando dopo lo scandalo di queste ore sui media
veneti fa facendo bizzarri riferimenti parlando di abbondanza di
ghiaia? Chi sono i destinatari ultimi di questo messaggio cifrato?
C'è fra loro qualche subfornitore del concesionario della Sis che si
è fatto sfuggire quache parola di troppo? A questo punto Zaia in
persona (e non la struttura commissariale della Spv il quale è un
organo tecnico che in realtà è solo il parafulmine del governatore)
deve produrre in tempi brevissimi l'elenco millimetrico dei controlli
amministrativi e sul campo compiuti dalla Regione. Se ciò non
avverrà nel giro di un paio di giorni vuol dire che palazzo Balbi da
tempo, politicamente parlando, si è trasformato in una escrescenza o
in una sussidiaria del concessionario della Spv ovvero della Sis. Se
Zaia e soci non procedono con la rescissione in danno della
convenzione in essere tireremo le logiche conseguenze, che possono
trovare un orizzonte solo nel mondo degli interessi più
inconfessabili.
Matilde
Cortese Massimo M. Follesa Elvio Gatto portavoce CoVePA
Condivido. Inoltre come mai Zaia ha messo sulle spalle dei veneti oneri che dovrebbero essere a carico del concessionario Misteri.B.Berto.
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