sabato 23 luglio 2016

ZAIA E LE SUE BAIADERE: PARTITA MERDOSA DA SENSALI PER SIS E SPV


C'è una ragione occulta sul perché Zaia debba giocare questa partita merdosa di sensale di SIS e SPV. Non sono solo ragioni di opportunità politica che lo spingono a pietire i soldi pubblici e ad ottenere di garantire un investimento privato con i soldi dei risparmi postali, dei libretti e dei titoli accantonati nel tesoro di CDP da parte degli italiani. Esite infatti un preciso obbligo che vincola proprio lui, come ultimo concedente della concessione di SPV, a muoversi con tutta la sua armata, comprese le odalisce e le baiadere al seguito del sultano. Si proprio Luca ha siglato la delibera di giunta che nel 2013 ha approvato la modifica alla concessione di SPV in cui l'erede di Galan si è imposto l'obbligo e le regole per trovare le soluzioni al riassetto del piano economico e finanziario (cfr. https://drive.google.com/…/0B4hgrkEgY4AXeEVvbzA5WVF1eWM/edit). In quel documento all'art. 3 si apportano importanti modifiche alla convenzione del 21.10.09. Nella revisione dell'accordo vengono introdotto dei pesi pressochè insostenibili a carico della Regione Veneto per i quali non esistono i contrappesi. Luca Zaia e chi lo difende si assumono in responsabilità che alla lunga costituiscono un obbligo indifferibile.
Nel contratto sta chiaramente scritto che i fondi pubblici ammontano ormai a metà dell'intero investimento; il tutto a fronte di anni di marketing politico per cui l'opera sarebbe stata pagata dai privati coi pedaggi: nulla di più falso. Le carte dicono che l'opera costa 2.25 miliardi di opere per adesso. Di questi ben un miliardo e 50 milioni cadono sulle spalle di tutti (pagina 14 della integrazione del 2013, allegato 1). Mentre il privato, diciamo così, se la cava con un miliardo e 200 milioni. questo è il salvagente regionale di cui ha parlato la Tribuna di TV. Di fatto i veneti è come se fossero soci al 50% delle opere, ma senza ottenere i corrispettivi dividendi.
Se si guarda nel portale del commissario Spv, ancor oggi, sta scritto a chiare lettere che il contributo pubblico (che mai si sarebbe dovuto preventivare poiché l'opera è stata propagandata come impresa privata) si ferma a 600 e rotti milioni di euro. La convenzione dice tutt'altro. Abbiamo inoltre scoperto una cosa scandalosa. L'articolo 8 bis introdotto nella revisione del dicembre 2013 di Luca Zaia, stabilisce de facto che se il costo del denaro rincara, la convenzione può essere modificata con la previsione di risorse aggiuntive a favore del privato ovvero di Sis. Si concede proprio alla SIS la possibilità di ottenere ulteriori fondi pubblici. Che è proprio quello che sta succedendo ora e che ha portato Zaia a colloquio di Del Rio.
Di più si capisce che se questi, al mutare delle condizioni, dovessero mancare, sempre il privato potrebbe brandire la spada di Damocle della rescissione della convenzione, la quale gli garantisce un indennizzo pari al 10% di tutti i ricavi possibili nei 39 anni di concessione oltre al resto (articolo 8 bis comma 3, 4 e 5 dell'atto aggiuntivo del dicembre 2013; articolo 20 lettere a, b e c della convenzione del 2009). A spanne possiamo parlare di mezzo miliardo di euro. Il tutto avviene a fronte di garanzie fidejussorie per eventuali inadempienze chieste al privato, dell'ordine di una sola ottantina di milioni circa (pagina 8, punto quattro della convezione del 2009, sezione premesse; pagina 11 della integrazione del 2013, articolo 25 quater).
Purtroppo per Zaia dalle carte si evince un'ultima fattispecie che ci ha fatto letteralmente saltare sulla sedia. Nella storia di Spv, i propugnatori dell'opera hanno sempre sbandierato la compartecipazione agli utili da parte della regione. Il contratto invece racconta una storia completamente diversa. Il motivo? Proprio quell'atto realizza le premesse giuridiche per cui la Sis possa in completa autonomia decidere di non versare alcunché alla regione: «Il comma 3 viene modificato come segue... l'importo del canone di disponibilità pari a 436.007.250,oo milioni di euro viene erogato in trenta rate semestrali costanti anziché sessanta... Il comma 4 viene modificato come segue... nei primi 30 anni di esercizio... il Commissario e il Concessionario calcoleranno, d'intesa tra loro, l'eventuale restituzione del canone di disponibilità erogato» (pagina 9 e 10 della integrazione del 2013). Luca Zaia ci ha di fatto obbligato a mettere la testa nel sacco, con la complicità di un'intera classe dirigente, anche di nuova generazione. Dispiace infatti registrare che personalità come i nuovi vertici di confindustria e i nuovi vertici della regione continuino con il metodo che ha portato al Mose, agli Zonin e al dissesto delle banche popolari e delle casse di risparmio venete.

Massimo Follesa portavoce CoVePA

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