Lettera aperta al
direttore FINEGIL Possamai
Caro Possamai,
ho letto il suo
editoriale sulla Tribuna di TV l'ho letto da Vicenza confesso con una
certa difficoltà poiché i suoi giornali non coprono tutto il Veneto
e le manca una parte quella ad ovest cioè anche i giornali che
dirige hanno un limite. Ma questo forse andrebbe girato all'editore e
non a lei.
Il suo editoriale ci
spiega che chef, maitre e camerieri si muovono e pensano a noi e per
questo si riuniscono all'Arsenale a pensare e a discutere vedremo a
fare cosa, e poi ci parla di SPV.
Dalla sua Tribuna
Possamai fa il fondo alla Pedemontana Veneta. Non solo in senso
figurato , mette giù un altro puntello bello grosso, un dogma: la
SPV va fatta punto e basta, serve tanto quanto è inutile la
Valdastico Sud.
Ma davanti ad un
dogma si fa fatica a rispondere e a porsi domande e allora le pongo
su di lei: ma chi è Possamai? E' quello delle economie locali della
fondazione Nord-Est, quello del libro per Galan, quello che si
aggiorna la biografia su Wikipedia in tempo reale? Insomma siamo di
fronte a un bel tipo dogmatico, non si discute più punto …..
un'altro passo avanti e un'altro giro di valzer. Invece il Veneto ha
solo bisogno di rimuovere i dogmi. Basta passi avanti per andare
dove? Basta valzer sempre attorno alla stessa mattonella quella dei
schei. Le cose non si risolvono certo stando fermi ma muovendosi e
non certo a giri di valzer. Basterebbe uscire dalla sacrestia quella
della ricchezza nelle mani di pochi, e la cultura del lavoro non
c'entra nulla, è più cultura de schei.
Ebbene si! stiamo
ancora in sacrestia e non ce ne rendiamo conto, solo perché, invece
di accendere le candele, accendiamo i cellulari. Avremmo bisogno di
uscire dalla sacrestia in cui continuiamo a stare, soprattutto perché
non abbiamo più una qualsiasi dimensione spirituale, che punti ad
una prospettiva che liberi, che ci renda veramente uguali e meno
individui. In estrema sintesi stiamo ancora in chiesa inginocchiati,
ma è quella sbagliata, quella dei schei. E lei Possamai è un bel
sacrista, ho trovato peloso quantomeno il riferimento alla coppia
Fongaro/Fabris e all'emendamento del 98 che abbiamo ben presente,
adesso a quasi 30 anni dalla legge sulla SPV, vorrebbe che lo stato
la salvasse o peggio la costruisse con i soldi magari dei risparmi
postali? Su quale ponte e di quale Titanic pensa di stare seduto?
Moltissimi cittadini
allora hanno tentato di difendere quella SPV e di contrastare come
noi, anche con un ricorso, l'operazione di Baita e Mantovani , con i
soci Galan e Chisso, sul progetfinansing alla veneziana, fatta
proprio con fegato, cipolle e polenta molla. Lei “nel 1998, sotto
la direzione di Franco Barbieri, riceve l'incarico di inviato
speciale dei quotidiani locali del Nordest del gruppo. Dallo stesso
anno diventa stabilmente collaboratore delle pagine economiche de La
Repubblica, scrivendo in particolare sul dorso economico Affari e
Finanza” e non aveva certo tempo di accorgersi come noi di quello
che facevano con la Pedemontana Veneta: un MOSE di soldi nelle tasche
di pochi. E' proprio un bel sacrista: sta mettendo calce e mattoni
alla porta della sacrestia, quella sbagliata, ma noi, ne stia pur
certo, usciremo dalla finestra.
Massimo Follesa
portavoce Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa
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