Da il blog Cado in Piedi un articolo di F.Colarieti già apparso su Il Punto LUCA CELI PER IL PUNTO AFFRONTA IL NODO DELLA PROGETTAZIONE DI FINANZA IN SPV ESPRIMENDO UNA VISIONE PER IL SUO FUTURO PREOCCUPANTE, NON VI SAREBBE ALTERNATIVA AGLI INTERVENTI PUBBLICI.
IL PRIMO CI SAREBBE GIA' STATO CON GLI SGRAVI FISCALI E I PROJECT BOND. Il CIPE ha di recente emanato le linee guida per procedere in tal senso.
IL SECONDO ATTESO DOPO LE ELEZIONI E' QUELLO SULLA MODIFICA DELLE NORME PER CONSENTIRE IL RIFINANZIAMENTO DEI PROGETTI STRATEGICI IN LEGGE OBIETTIVO CON FONDI PBBLICI. NdR
"Secondo me le banche, una cosa del genere (il Project Financing di SPV a 2,5 mld di €-ndr), parliamo di banche italiane, oggi non sarebbero in grado di sostenerla. Intesa, quando c'era ancora Passera che faceva operazioni solo di sistema, forse l'avrebbe potuta sostenere, ma già l'Intesa di oggi credo abbia difficoltà a farlo. E' un'operazione più da fondi infrastrutturali, tipo quello di Gamberale (Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, ndr). Riusciranno a ultimare l'opera? Credo che in tal senso ci siano pressioni locali molto importanti, quindi potrebbero farcela, ma sicuramente con tempi e valutazioni che spingeranno sempre di più verso la componente pubblica del finanziamento, più che su quella privata. Indubbiamente - conclude Celi - il rischio d'impresa è molto alto".
Il project financing prevede il coinvolgimento di soggetti privati nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche. Nel caso della Pedemontana, con questa formula, si è prevista la realizzazione di un'opera che ha un costo di circa 2,5 miliardi di euro e futuri ricavi non definibili (derivanti dai pedaggi). La parte pubblica ha messo solo 173 milioni di euro (versati in conto capitale dalla Regione Veneto), il resto, va da sé, è tutto a carico del privato che in concessione sta realizzando l'opera. Il costo dell'intervento, nel tempo, è lievitato superando gli iniziali 1,9 miliardi di euro previsti nella delibera approvata dal Cipe il 29 marzo 2006, che ha comunque inserito l'opera tra gli interventi strategici di preminente interesse nazionale. Il volume d'investimento sviluppabile, recita la stessa delibera, è stato quantificato in 225,8 milioni di euro con un costo residuo di 1,7 miliardi di euro «coperto dal concessionario con risorse proprie». Ulteriori finanziamenti pubblici sono previsti, in conto esercizio, pari a 7,3 milioni di euro ogni sei mesi per 30 anni, ma solo qualora i volumi di traffico siano inferiori alle previsioni (poco chiare). Alla scadenza dei 39 anni la gestione dell'infrastruttura tornerà nelle mani della Regione Veneto.
Il Punto ha chiesto all'economista Luca Celi di valutare il rischio d'impresa e di dare un giudizio sulla fattibilità del progetto Pedemontana. «Le stime reali d'investimento e quelle reali di ricavo - spiega Celi - effettivamente non sono molto chiare nella delibera del Cipe che mi avete sottoposto. Posso dire che al momento è molto difficile che qualcuno in Italia faccia un investimento così massiccio, come nel caso della Pedemontana veneta. Nel nostro Paese c'è difficoltà d'interventi sulle infrastrutture, perché hanno tempi di realizzazione medio-lunghi e quindi è difficile calcolare realmente i rientri. Quest'opera, proprio per via del suo tracciato, ha anche una serie di problemi e di pressioni territoriali. Se fossi un investitore istituzionale - prosegue l'economista interpellato dal Punto - avrei qualche difficoltà a prendere per buono un progetto come questo. Secondo me le banche, una cosa del genere, parliamo di banche italiane, oggi non sarebbero in grado di sostenerla. Intesa, quando c'era ancora Passera che faceva operazioni solo di sistema, forse l'avrebbe potuta sostenere, ma già l'Intesa di oggi credo abbia difficoltà a farlo. E' un'operazione più da fondi infrastrutturali, tipo quello di Gamberale (Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, ndr). Riusciranno a ultimare l'opera? Credo che in tal senso ci siano pressioni locali molto importanti, quindi potrebbero farcela, ma sicuramente con tempi e valutazioni che spingeranno sempre di più verso la componente pubblica del finanziamento, più che su quella privata. Indubbiamente - conclude Celi - il rischio d'impresa è molto alto». Non la pensa così Matterino Dogliani. Ecco, infatti, quanto dichiarò ai giornali locali il numero uno del Consorzio Sis in occasione della cessione delle quote di Sacyr. «Gli spagnoli ci hanno concesso la maggioranza del Consorzio perché di fatto stiamo facendo tutto noi. Ho letto che questo passaggio di azioni è stato interpretato come un segnale di crisi dei nostri soci spagnoli e di possibile rischio per la realizzazione dell'opera. Non è vero. Si tratta di una normale operazione di ribilanciamento azionario, la costruzione delle Pedemontana non è assolutamente in discussione. La solidità dell'operazione è data soprattutto dalla credibilità del progetto, dalla sua serietà, non è certo il passaggio dell'11% delle azioni all'interno del Consorzio a rendere più semplice o più complicato il finanziamento. Noi abbiamo un progetto che è molto serio, sia da un punto di vista tecnico che finanziario e su questo si basa il ragionamento con le banche».
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