E'
un sistema che desertifica il sistema degli appalti pubblici il cui
calo ammonta a oltre il 40% nel 2012, mentre aumentano quelli
affidati senza gara a società legate ai concessionari.
Oltre alla liquidità dei pedaggi godono degli incassi degli appalti
auto affidati, riescono a incassare una terza volta, per così dire,
visto che i loro Piani Economici Finanaziari sono garantiti da
convenzioni, per lo più segrete, che spesso impegnano gli enti
pubblici concedenti, a ridurne il rischio di mercato dovuto ad
eventuali riduzioni di traffico e pedaggi.
Questo
sistema, vede spesso disponibile l'ente pubblico pronto ad accogliere
le proposte di quel tipo di imprese. Non vi è un attento controllo
sui PEF, che trovano attuazione solo fino all'85% delle risorse che
avevano previsto di investire.
L'ente preposto al controllo è Anas. I suoi controlli si sono
dimostrati inadeguati tanto che a fronte di un panorama traballante
dal punto di vista delle promesse non mantenute, degli investimenti
incompleti e delle carenze dei piani finanziari, hanno comunque
consentito il rinnovo delle concessioni e l'adeguamento in aumento
dei canoni e dei pedaggi.
In
questo scenario è chiaro che comunque ogni tipo di infrastruttura
proposta sia in Project Financing che al di fuori da questo tipo di
contratto trova la strada spianata. Si è consolidato questo regime
basato su un unico tipo di mobilità, quello dell'auto privata.
Esso di fatto garantisce il monopolio naturale delle cosiddette
utility infrastrutturali. Si basa su triple garanzie: quelle date dai
pedaggi e dagli enti pubblici, dai sistemi obligazionari privati o da
nuovi soggetti di mercato finanziario come Cassa Depositi e Prestiti
con le misure a cui ha aperto il suo presidente Franco Bassanini, e
da quelle messe in piedi dal Governo Monti per sostenere gli
investimenti nelle autostrade.
Quello
che preoccupa di più è che mentre si tagliano investimenti per la
sanità, per la previdenza, per la scuola, e per i redditi delle
famiglie, si sostengono gli investimenti nelle autostrade con le
misure che il governo ha emenato.
La contraddizione di questa operazione è grande: primo perchè è
forte il rischio di un ulteriore impoverimento del paese; secondo
perchè in Italia sono in costruzione e in progetto 2.100 km di nuove
autostrade per circa 45,3 mld di €, mentre la nostra dotazione
autostradale è di 2,2 km ogni 100 kmq di superficie, rispetto
all'Europa a 27 che ne possiede 1,5km/100kmq. Dalla fine della guerra
al 1970 avevamo costruito 3900 km di autostrade, da allora ad oggi la
nostra rete è cresciuta del 70%.
Sembra
che i cosiddetti tecnici stiano ancora puntando ancora su un modello
di ripresa post bellico da anni '50.
Per questo avrebbero messo in piedi una serie di provvedimenti per le
sole infrastrutture, che vanno dalle semplificazioni ambientali e
amministrative, fino agli sgravi fiscali come tagli dell'Ires ,
dell'Irap e dell'Iva, giungendo a immaginare i cosiddetti
projectbond. Questo è l'aspetto innovativo, sembra per legare sempre
di più il sistema del debito di infrastrutture-banche-concessionari
non solo con lo stato ma direttamente con i cittadini. Qui si
nasconde un reale rischio di ulteriore impoverimento, Il tentativo è
quello di diffondere l'indebitamento attraverso il metodo delle
obbligazioni e vincolando il paese intero, attraverso i limiti agli
enti locali con il patto di stabilità e con l'obbligo
dell'equilibrio di bilancio nella Costituzione, in un sistema in cui
la sua estensione dovrebbe renderne impossibile il fallimento e nel
quale i debiti verrebbero ad essere polverizzati tra i cittadini.
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