domenica 22 marzo 2015

SPV: L'ARCHITRAVE DELLA PARTITA E' IL BUNGA BUNGA DELLE NORME.

Prima di ogni ulteriore ragionamento vanno letti con attenzione tre spunti di riflessione ulteriori su Pedemontana Veneta. Questo per non farsi trascinare dal ragionamento che SPV non si può fermare dato lo stato di avanzamento dei cantieri, invece i cantieri avanzano per trovare i soldi che dovevano esserci già dal 2009.
Il primo di questi tre pensieri è stato scritto in tempi non sospetti o almeno un po' meno sospetti grazie al lavoro che Marco Milioni ha finalizzato nei suoi scritti a cui si sono aggiunti solo di recente giornalisti della stampa regionale più blasonati, ma un po' in ritardo. A loro va comunque un sentito grazie e un invito a non mollare l'osso, mi riferisco agli ultimi pezzi del Corriere del Veneto, della Tribuna di TV e del Mattino di PD. Non possiamo sorvolare sul comportamento del GdiVI che sminuisce le notizie più che darle, come l'arresto di Sperotti, passato per una sostituzione: prendono volontariamente un buco tale, anche a costo di rimetterci sul numero di copie vendute, ma forse si finanziano in un altro modo. 

I brani che allego sono tratti da LaSberla e da TAEPILE, e si allacciano alle riflessioni di questi giorni apparse anche sulla stampa nazionale. Io credo che si debba puntare sul contratto di SPV del 2009 e sull'aggiunta alla concessione del 2013, poiché li vi può essere il passaggio che lega le mani in pasta della politica veneta e nazionale con gli incalza lagunari e ministeriali romani. In particolare il salvataggio con i fondi pubblici di SPV tra il 2012 e il 2013 è il punto di svolta che oggi lega SPV con l'inchiesta Sistema. 

Siamo convinti che gli inquirenti che collaborano con la Corte dei Conti non si capacitino dell'immobilismo attorno alla Spv degli ultimi anni, e si chiedano se l'azione dei comitati e della stampa sia stata timida in passato. Sono increduli, ma queste perplessità non le devono rivolgere a noi ma a altri. Per questo vi invitiamo a leggere i due link qui sotto e di porre particolare attenzione al terzo che potete leggere di seguito. E' la più importante delle nostre riflessioni perchè citando Marco "Forse l'opinione pubblica veneta non ha ben compreso quanto lontano possa arrivare l'indagine sulla Spv aperta dalla Corte dei conti del Lazio."

Massimo Follesa

Forse l'opinione pubblica veneta non ha ben compreso quanto lontano possa arrivare l'indagine sulla Spv aperta dalla Corte dei conti del Lazio. I magistrati romani hanno de facto messo in discussione l'intera architrave della partita, ovvero la convenzione che regola i rapporti tra gli enti pubblici e i privati. Da oltre un anno chi scrive aveva messonero su bianco le abnormità del contratto poi confermate quando l'ex eurodeputato del Pd Andrea Zanoni ottenne gli atti ufficiali. Ma il caso si sopì nel volgere di ventiquattr'ore. Le finanze pubbliche potrebbero rischiare un salasso colossale se la enorme discrezionalità lasciata in capo al soggetto privato che ha proposto l'opera, la Spv, verranno lasciate al loro posto, sia per quanto è stato stabilito nel 2009 sia per la revisione del 2013. Ci sono poi un altro paio di cosucce da dire. Se è vero che la Pedemontana veneta è stata partorita nel ventre del centrodestra, è altrettanto vero che il centrosinistra quando ha avuto in mano la leva per bloccarla si è ben guardato dal farlo. Gli episodi più eclatanti sono la proroga della struttura commissariale alla Spv decisa trasversalmente dalle camere nel 2012 ed un atto analogo approvato dal governo Renzi nel dicembre 2014. Stava fresca Alessandra Moretti, candidato governatore del Pd, quando pochi giorni fa a Castelgomberto ha detto durante un comizio che la Pedemontana «ormai non si può fermare». Di più, quando nel 2013 la delibera regionale dello scandalo, quella che prendeva atto della revisione della convenzione del 2009, fu approvata in fretta e furia, nessun consigliere della opposizione di centrosinistra si prese la briga di andarsela a leggere. Lì avrebbe scoperto che le carte la cui segretezza era stata stigmatizzata (a parole?) proprio dai democratici e dall'Idv veneti, stavano negli uffici del nucleo di valutazione tecnico regionale, il Nuvv. Sarebbe bastato chiederli e sbertucciare l'acerrimo avversario di centrodestra. Che nella sua componente leghista è pericoloso solo quando si parla astrattamente di razzismo: ma mai concretamente quando si affronta la rogna del massacro delle finanze pubbliche. Invece i massimi vertici del Pd tacquero. Forse perché tra i soggetti legati alla progettazione della Pedemontana veneta c'è la Proteco, da anni considerata vicina proprio al Pd? Ci voleva una inchiesta penale della magistratura fiorentina e una della Corte dei conti romana per accendere i fari sulla Spv? Le toghe venete che dicono al riguardo? L'ultima questione, forse la più importante, riguarda i superdirigenti del Nuvv. È possibile che non si siano accorti di ciò che i magistrati erariali romani hanno notato in pochi giorni? Chi chiederà conto a lorsignori? I superdirigenti italiani sono lì per le loro competenze, la loro efficienza e la loro onestà (obblighi teorici per i quali ricevono profumatissimi e più che concreti emolumenti) o perché la loro funzione è, quando va bene, quella di chiedere e far girare carte?

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