📄 Il documento completo è disponibile qui: https://drive.google.com/file/d/1OPmTJ-91tlpd-awIsDidEbTxNI2jXM40/view?usp=drivesdk
La nuova relazione ARPAV sui PFBA (acido perfluorobutanoico) nelle gallerie della Superstrada Pedemontana Veneta e nei siti di deposito delle terre e rocce da scavo (TRS) getta nuova luce su un problema rimasto finora in ombra: l’assenza di monitoraggi completi nei siti in cui sono state conferite grandi quantità di materiali potenzialmente contaminati.
1. Gallerie di Malo e Sant’Urbano: PFBA nei drenaggi
Le indagini ricostruiscono una cronologia che parte dal 2021, quando ARPAV intercetta il PFBA sia nel fiume Poscola sia nelle acque di drenaggio della Galleria di Malo. Le autorizzazioni vengono aggiornate con l’obbligo di usare filtri a carboni attivi, ma nel 2023 emergono pesanti criticità legate a impianti non funzionanti e scarichi modificati senza comunicazioni preventive. Dal 2023–2025 entrano in funzione nuovi impianti di trattamento, e oggi la mediana dei valori risulta sotto il limite imposto (500 ng/l), anche se resta in corso la valutazione del secondo anno.
2. Possibili effetti sulla falda
Alcuni pozzi della zona nord (Dueville–Villaverla) hanno mostrato valori anomali di PFBA. Uno studio idrogeologico ipotizza un contributo da nord, ma la rete piezometrica attuale non permette di identificare una sorgente univoca.
3. Discariche e cave sotto osservazione
ARPAV ha analizzato diverse discariche e cave. In alcuni casi i valori di PFBA risultano bassi o decrescenti, in altri – come nella discarica Terraglioni o nella cava Cavedagnona – si registrano picchi significativi. Tuttavia, in più siti mancano ancora dati fondamentali per valutare la reale diffusione nella falda.
4. Terre e rocce da scavo: 29 siti coinvolti, monitoraggi incompleti
I volumi di materiale movimentato sono enormi: oltre 7 milioni di m³, di cui più di 3,3 milioni destinati a siti esterni. La relazione elenca 29 siti di conferimento, la maggior parte privi di rete piezometrica, rendendo impossibile valutare l’eventuale dispersione degli inquinanti. Le analisi mostrano: valori variabili e in alcuni casi molto elevati nelle acque di ruscellamento, presenza di PFBA in alcune terre depositate, con concentrazioni anche molto disomogenee.
5. Il nodo irrisolto: i siti TRS senza monitoraggi
Le conclusioni del documento, coerenti con quanto già emerso nelle commissioni tecniche regionali, sono nette:
🔍 i monitoraggi dei siti di deposito delle terre e rocce da scavo sono insufficienti o del tutto assenti, e rappresentano l’area più critica da approfondire.
6. Le principali richieste di approfondimento
ARPAV indica tre ambiti prioritari:
1. Siti di deposito TRS, dove mancano ancora reti di controllo adeguate;
2. Discariche e cave ad alto rischio, tra cui Vianelle e Terraglioni;
3. Pozzi a nord dell’area, in particolare tra Dueville e Villaverla.
Conclusione
Nonostante l’attivazione dei nuovi impianti di trattamento e alcuni miglioramenti negli scarichi, la relazione ARPAV conferma che la gestione delle terre e rocce da scavo della SPV rappresenta un fronte ancora aperto. La mancanza di monitoraggi sistematici nei siti di deposito impedisce una valutazione completa dei rischi per la falda e per il territorio. La trasparenza dei dati e l’attivazione di nuove reti di controllo saranno quindi determinanti per chiarire l’estensione e l’evoluzione della contaminazione da PFBA.




