foto CoVePA |
Abbiamo
appreso del decesso di un operaio coinvolto in un incidente nel
tunnel della SPV, si tratterebbe di un messinese impegnato nella
costruzione di un'opera collaterale alla galleria principale tra la
Valle dell'Agno e quella del Leogra. Pensiamo con dolore al suo
sacrificio e alla sua famiglia e ai suoi compagni di lavoro, in
questi momenti rivolgiamo il cordoglio di chi si oppone ad un'opera
che comincia a chiedere il suo tributo di sangue. Dietro a questi
fatti vi è la sottovalutazione dei rischi idraulici di questo
sottosuolo e la presunta accelerazione dei lavori, che in meno di tre
mesi avrebbero portato le
opere iniziate dal 16% al 30%. Arrivare ad un
terzo dell'opera in pochissimi mesi (ammesso e non concesso che
sia vero) può avere costi anche in vite umane.
Sono
certamente stati attimi di apprensione quelli per l'incidente del
cantiere di SPV a San Tomio di Malo VI, secondo i residenti e gli
aderenti al CoVePA presenti nelle ultime ore del pomeriggio di oggi
19/04. L'intervento drammatico nel lotto 1C, avrebbe riguardato la
caduta di una frana nella discenderia: la galleria di assaggio per il
tunnel da 7,5 km tra Castelgomberto e Malo della Pedemontana Veneta.
L'episodio
ha richiesto l'intervento dei vigili del fuoco, di un'ambulanza e
dell'elicottero del 118. È stato coinvolto un operaio. Sarebbe
Sebastiano La Ganga, 53 anni, originario di Messina alla cui famiglia
esprimiamo le nostre condoglianze. Si sarebbe trattato di un distacco
delle pareti, con il crollo di diverso materiale che ha travolto
l'operatore di una macchina scavatrice con conseguenze estreme.
É
il primo decesso degli uomini che lavorano in Pedemontana Veneta
costretti a lavorare in un ambiente pericoloso, e sottoposti a tour
de force per aumentare la produttività, dato che l'opera sarebbe
salita in pochi mesi al 30% delle opere realizzate. Questo abbiamo
appreso da Il
Mattino di Padova nell'articolo di Daniele Ferrazza del 14/03/16.
Quanto il quotidiano attribuisce al commissario e alla Sis sullo
scatto in avanti nei tempi di esecuzione, in occasione della recente
apertura del diaframma dell'altro tunnel, quello più corto di
Sant'Urbano a Trissino, potrebbe avere relazioni con l'accaduto nello
scavo di Malo. Che fosse uno scavo pericolosissimo quello sotto
Priabona, é notissimo ai geologi e agli speleologi del territorio,
date le immense quantità d'acqua che pervadono la zona compresa tra
Faedo e il M.te Palazzo. Queste possono portare a improvvisi e
disastrosi smottamenti delle cavità sotterranee, molto diffuse in
zona, figuriamoci in un'opera dell'uomo. Che i rischi di smottamenti
fossero altissimi in quella che sarà la galleria per rimuovere le
acque sotterranee di Priabona, é un fatto descritto anche nelle
relazione geologiche della SIS. Qualche sottovalutazione dovuta
all'accelerazione dei lavori per convincere i finanziatori
anglosassoni può aver fatto il resto.
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