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Il
silenzio-assenso a raffica
è prassi nella Pedemontana Veneta per i controlli antimafia. Il
commissario Vernizzi di recente ha emesso un ulteriore numero di
determine
per avallare altrettanti subappalti e non sono le prime. Sebbene
nessuna delle imprese affidatarie dei subappalti per la SPV, per ora,
è indagata, la cosa fa paura.
Il
silenzio assenso sui controlli antimafia,
è una rete a maglie larghe frutto di una normativa voluta dalle
imprese. La norma, introdotta dal governo Renzi con il D.lgsl. n°
153 del 13/10/2014, “contiene
misure di semplificazione delle procedure sin qui adottate per il
rilascio delle certificazioni antimafia, di accelerazione dei tempi
per la stipula dei contratti pubblici ma anche di ampliamento dei
controlli sugli appalti.”
Il
sito altalex.com, ne sottolinea i
punti positivi
poiché “...
è forse possibile delineare la nuova “filosofia” del Governo
nella lotta alla Mafia: meno rigore formale, più incisività nei
controlli preventivi. Innanzitutto viene ridotto da 45 a 30 giorni il
termine entro cui le Pubbliche amministrazioni possono stipulare i
contratti. Entro questo termine i Prefetti dovranno rilasciare le
comunicazioni antimafia, con la possibilità di effettuare dei
controlli anche in seguito. Qualora le Prefetture non siano state in
grado di emanare tempestivamente la certificazione, il contratto
potrà in ogni caso essere stipulato. Nell’eventualità che dai
controlli effettuati ex post emergano situazioni ostative, il
contratto potrà essere risolto.”
I
regali alle mafie non sono campati in aria,
se si ripensa alla recente inchiesta sulla 'ndrangheta a Verona e
alle trame di quella denominata Aemilia, così ben raccontata dal
documentario
di Cortocicuito. In "La 'ndrangheta di casa nostra. Radici
in terra emiliana" si narra nei particolari, non solo delle
infiltrazioni di aziende e mafiosi ma, dell'occupazione dei
territori, proprio tra il Veneto e l'Emilia Romagna. Il caso della
Grika di San Bonifacio(VR) è simbolico. Da alcuni lustri lavora
nei subappalti delle principali infrastrutture venete: il
Passante di Mestre, la tangenziale di Montecchio Maggiore, i cantieri
di A4, la nuova base americana di Vicenza.
La
Grika
interessa
perché è nota alle cronache per i fatti delittuosi
di Crotone nel gennaio 2011, dove due suoi soci sono morti e un terzo
è stato ferito gravemente. Erano i fratelli Grisi residenti tra
vicentino e veronese, dove operavano e vivevano. Di recente la
Grika è stata
oggetto di due interdittive antimafia contro le quali, la ditta
si è opposta al TAR. La
procedura antimafia arriva dopo anni di attività
dell'azienda veronese e la dice lunga sulla capacità operative
antimafia. Se queste capacità non siano un po' da operetta, come
appare da i
ricorsi contro le due interdittive antimafia sulla Grika, dipende
dai tempi e dal numero di investigatori che controllano nel
dettagliato le aziende, visto che siamo di fronte a torte che
superano i 20 mld di € delle opere ferroviarie e autostradali del
nord-est. Le
parole di Angelino Alfano hanno certificato quanto riportiamo
oggi, sono state sollecitate dagli interventi
dei deputati Naccarato e D'Arienzo, e non si dimentichino le
parole dell'ex consigliere Croce di Verona che ha sottolineato la
presenza della 'ndrangheta nel Veneto e a Verona. Tra la SPV e il
nodo della TAV veneta, si gioca una partita di oltre 10 mld di €,
che fa di certo gola alle mafie del nord. Che SPV operi con il
silenzio assenso sui sub appalti dei cantieri farebbe ridere se non
fosse pericoloso e preoccupante.
La
SIS scpa ha il peggiore dei precedenti
in questo campo, per altro privi di rilevanza penale per il
concessionario di SPV: l'aver avuto nel 2011 tra i suoi
subappaltatori nella metropolitana di Palermo a Brancaccio, aziende
riconducibili al
potere mafioso di Bernardo Provenzano. Quel contesto, ben
raccontato da Marco Milioni e dall'Espresso
su Ingroia,
costò la rimozione del direttore dei lavori e del cantiere della SIS
a Palermo. Altra storia di SIS è quella della Direzione
Lavori della Pedemontana Veneta all'ing. Perotti, l'uomo dai
mille incarichi, arrestato con l'ing. Incalza nell'inchiesta sui
lavori pubblici della procura di Firenze nel 2015. E' un brodo
puzzolente, con ingredienti di alto e basso livello, ormai cucinato
anche in Veneto.
Appare
grave e pericoloso l'estensivo utilizzo del subappalto in Pedemontana
Veneta,
come è emerso dalla
relazione della Corte dei Conti. Rispetto ai 470 mln€ sinora
impiegati per la SPV, il 56,4% sono in subappalto, ma al
concessionario è consentito dalla legge e dalla convenzione del
21/10/2009 subappaltare il 30% della categoria prevalente. Nella nota
n. 603 del commissario Vernizzi del 9/03/2015 si rileva che
l'attività
di verifica antimafia è di tipo burocratico.
Essa prevederebbe l’invio, da parte del concessionario al
commissario, della richiesta di informazione antimafia per tutti i
soggetti in subappalto del concessionario già dalla fase esplorativa
sul mercato. Essa prosegue con la verifica della completezza e
regolarità amministrativa della documentazione da parte del
commissario. In un secondo momento quell'ufficio verifica se la ditta
risulta iscritta nella lista bianca della Prefettura competente.
Procede così a comunicare alla SIS e alla Prefettura il riscontro
positivo. Se, invece, la ditta non risulta iscritta, la richiesta
viene inoltrata al Prefetto, che, in base al protocollo
di legalità (23/07/10),
provvede a richiedere l’informazione alla Prefettura competente. Le
richieste esaminate dal 2011 sino ad oggi, ammontano a 1.699 e tutto
il lavoro è stato svolto una persona per circa 24 ore settimanali,
compresa l'attività di segreteria per 6 ore. Sembra
solo un castello di carte,
ma invece la Sezione Centrale di controllo della Corte dei Conti ha
preso in considerazione la questione seriamente e ha posto chiare
domande dirette ai responsabili della SIS durante l'audizione
pubblica del 21/12/2012. Le risposte di SIS hanno smorzato e
“promesso” il rispetto del codice, invece servirebbero
investigatori e indagini serie, oltre che strumenti più operativi.
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