Questi aspetti vanno doverosamente messi in correlazione con i cantieri del TAV in tutto il territorio nazionale e in particolare con i lotti 1 e 2 del TAV Veneto. Una particolare questione riguarda l’attraversamento di Vicenza e le attività messe in atto dal consorzio IRICAV 2 con la quiescenza del comune berico, per attivare un sistema di filtraggio delle acque di aggottamento dai PFAS, in area di cantiere, di cui non abbiamo notizia nella VIA nazionale.
Dunque tutto a posto. Luca Zaia con l’Arpav è attivissimo, vede e provvede a tutto. Il nostro, che gode di una ottima stampa, dentro e fuori dal Veneto, vede e provvede anche dopo i buchi ambientali e tecnici, anche a quelli finanziari. Luca Zaia va citando una tabella a firma della Prof. Veronica Vecchi dove anche l’attuale buco dei pedaggi, certificato dalla Corte dei Conti, sarebbe stato previsto. In quella tabella protocollata in Regione Veneto l’8 maggio 2017, la bocconiana Prof.ssa Vecchi descriveva il «delta tra Ricavi e Canone di disponibilità» con un segno meno che in 10 anni, tra il 2020 e il 2030, sarebbe ammontato a oltre 92 milioni di €. Poi la SPV avrebbe cominciato ad avere il segno positivo. Se confrontiamo questa tabella di otto anni fa, con i dati pubblicati dalla Corte dei Conti e dalla previsione del bilancio regionale del Veneto, la SPV sta causando gravi squilibri nei conti pubblici della Regione Veneto.
Inizialmente si prevedeva un disavanzo contenuto e temporaneo, ma le perdite reali si sono rivelate molto più elevate, con possibili ripercussioni sui servizi destinati ai cittadini. Secondo quanto riportato da Il Nord Est, nei primi dieci mesi la SPV ha registrato 44 milioni di euro di perdite, rispetto ai 3 milioni previsti. Per il triennio 2024-2026 si stima un buco da 157 milioni, ovvero 112 milioni in più delle attese iniziali, mentre la prof Vecchi stimava per i primi tre anni di apertura completa la sola perdita di .
In Consiglio regionale del Veneto Europa Verde evidenzia come, tra ricavi e pagamenti alla SIS (il concessionario), la Regione abbia subito una perdita netta di 47,3 milioni. La perdita complessiva per tutta la durata della concessione (39 anni) si aggirerebbe attorno ai 6,2 miliardi di euro. Questo dato è diametralmente opposto alla colonna dei ricavi che la professoressa Vecchi identifica con la lettera M nella quale i ricavi attesi sarebbero di oltre 12,7 miliardi di € esclusa l’IVA. Questo squilibrio economico potrebbe tradursi in minori risorse per i servizi pubblici, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria regionale.
Le perdite finanziarie e l’inquinamento da PFAS dovrebbero spingerci a valutare la completa e piena revisione del contratto di concessione con la SIS, con l’annullamento del contratto, dato le gravi pendenze dovute allo stato delle acque con i PFAS impiegati nei tunnel. Luca Zaia dovrà spiegare perché non applichi lo stesso metro che ha visto la Regione Veneto parte civile nel processo appena concluso in Cassazione a Vicenza, mentre in SPV continui a essere ancora partner di un tale concessionario.
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