Che sulla Superstrada pedemontana veneta o Spv se si vuole incomba il rischio che questa possa essere una sorta di Miteni bis, noi lo denunciammo in passato: anche alle autorità preposte. La cosa vale sia per il Vicentino, dove è deflagrato l'affaire Poscole nella zona di Castelgomberto, sia in altri territori lambiti dall'opera come a Malo. Lo stesso vale anche però per il Trevigiano. Ora che l'Ispra cominci ad interessarsi di questo problema colossale, ovvero dei cascami dell'utilizzo dei temutissimi derivati del fluoro noti come Pfas, nei cantieri della Spv è un fatto positivo. Lo spettro dell'utilizzo dei derivati del fluoro accompagna non solo la Spresiano Montecchio Maggiore ma tutte le grandi opere. La questione di fondo però è che i problemi andrebbero evitati a monte. Cosa che il legislatore nazionale nonché quello regionale non hanno a cuore. Chi realizza le opere infatti non è tenuto a comunicare quanti additivi contenenti Pfas saranno usati come acceleranti di presa o in altro ambito, visto che i fornitori sono in grado di cucire la rispettive commesse sulla base delle esigenze che il cliente manifesta passo dopo passo.
Che a livello regionale il Partito democratico si dica preoccupato per i rischi in capo alla Spv è positivo. Ma sarebbe arrivato il momento che della questione si facciano carico i parlamentari: del Pd come degli altri schieramenti. Va inserita nella normativa e nelle procedure di VIA il vincolo sugli usi degli acceleranti con polimeri derivati dai pfas. Sulle eventuali condotte da codice penale rispetto ad un utilizzo scriteriato dei Pfas nell'ambito della realizzazione della Spv, noi del Covepa abbiamo indirizzato alla magistartura, vicentina in primis, diverse segnalazioni. Lo stesso hanno fatto altri soggetti interessati alla difesa dell'ambiente. I soavi silenzi della Procura di Vicenza però, che solo quando ritiene opportuno far sentire la propria voce, come ci insegna il caso Jannacopulos e il caso Ferretto, non ci fanno dormire sonni tranquilli. E sarebbe giunto il momento che i parlamentari interroghino il guardasigilli Carlo Nordio affinché quest'ultimo dia l'impulso ad una serie di ispezioni ministeriali degne di questo nome. Nordio pensi ad attivarsi per quanto di suo potere per capire quali magistrati lavorano con scienza e coscienza e quali no: lasci perdere altre oscure baggianate come la divisione delle carriere. C'è bisogno di una giustziia più mordace coi colletti bianchi: sono loro i primi responsabili di un collasso ambientale e democratico oggi divenuto lampante. Sia chiaro a memoria futura che tali questioni riguardano i lotti 1 e 2 del TAV veneto .
Nessun commento:
Posta un commento
TU COMMENTI NOI MODERIAMO