mercoledì 8 ottobre 2014

LA PIETA' Lè MORTA. NON NE AVREMO NEMMENO NE AVRANNO I NOSTRI FIGLI

Galan vuole patteggiare: 2 anni 10 mesi
e confisca di beni per 2,6 milioni di euro 
La richiesta dei difensori dell’ex governatore e ministro. La procura ha dato parere favorevole ai domiciliari. Il Gip: un giorno per decidere

TRATTO DA corrieredelveneto.corriere.it
Un tanto al kilo:  sono 2.6mln€ dai ci metto anche 2 anni e 10 mesi che faccio dotto, lascio? 

Oggi la magistratura italiana scrive una pessima pagina della sua storia. L'ok, pur provvisorio, al patteggiamento soft chiesto da Gala, fa tornare per l'ennesima volta indietro l'orologio del diritto, riportando per l'ennesima volta alla ribalta la solita vecchia giustizia di classe... Tanto per parlare in generale: esiste da qualche parte un criterio per cui occorre rubare tanto per patteggiare bene?

  Provate a rubare un sacchetto di mele al supermecato, rischiate oltre un anno di galera,. Oppure andate a Padova a bere in giro per la strada, magari lasciate la bici davanti al comune e pisciate dietro alla cappella degli Scrovegni, vedete un po se non rischiate qualcosa che si avvicina  alla pena che chiede Giancarlo Galan. Oppure peggio ancora: provatevi a dire che si sono venduti il patteggiamento e vediamo che succede!
  I fatti dicono che siamo di fronte a giudici di nuova generazione: che hanno preferito la certezza del patteggiamento all'incertezza del giudizio e della pena.
Se questa non è una mina per la democrazia cos'altro ci vuole per capire il livello di compromissione del sistema politico democratico che il Presidente Napolitano ha coperto con la sua rielezione, e cosa sta dietro al balletto dei voti attorno ai giudici della Consulta e del CSM. Quei pubblici ministeri, con il loro atto, hanno reso vero e concreto  che abbiamo un sistena giudiziario che con vizi, prescrizioni e incertezze sul percorso, non è in grado di completare i processi e condannare, soprattutto i potenti che spesso sono anche politici arricchiti con i reati contestati.
  Una cosa è chiara, qualcuno scommette con altri sul gioco pesante degli affari veneti che svettano negli interessi nazionali. Le prossime elezioni regionali hanno già chiarito chi potrà sostiurli, basta guardare chi scalpita ai blocchi di parteza contro Zaia. 

Verrebbe quasi da pensare che qualche gruppo abbia molltato la triade Chisso-Sartori-Galan e voglia lasciare intatto e inviolato il sistema, il metodo e tutti i ""grembiuli"" del retrobottega. Ora abbiamo capito di quale botteghe e consorterie si coprivano e coprono. Insomma cambiare i garzoni, magari con qualche sgallettata, ma continuare con lo stesso lavoro di bottega e di confraternita.La prova il silenzio collettivo sulla vicenda SPV-Valsugana: bottino della tangente per il Mose dell'entroterra veneto.

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