http-//www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/blindati-gaza
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L'alluvione
di due anni fa non si è ripetuta per un soffio e solo il
miglioramento delle precipitazioni ha impedito lo stesso disastro a
distanza di due anni, e non è ancora finita, purtroppo. Qualcuno ha
comunque subito i medesimi danni poiché l'alluvione rispetto al 2010
ha salvato Vicenza per pochi centimetri, ma non ha salvato i molti
cittadini che abitano a ridosso del Bacchiglione, dei numerosi
torrenti che lo alimentano o nei pressi dei fossi che scendono dalla
pedemontana vicentina.
Quello
che ci interessa sottolineare sono le assurde dichiarazioni e i
piagnistei di chi chiede conto dei lavori mancati per la messa
insicurezza di un territorio, che per sua natura non può che
convivere con l'acqua sopra, e sotto il terreno. Si arriva alle
sparate sull'applicazione di poteri militari, straordinari o speciali
fuori dalla grazia di Dio, per attuare quei lavori e quelle politiche
ordinarie per la salvaguardia, delle persone e dei territori.
Vogliono in campo le forze armate? Mandiamo i guastatori o i
demolitori, meglio quelli israeliani sono più specializzati con i
loro caterpillar blindati, ma non nelle costruzioni nelle demolizioni
oppure usiamo i droni, meglio ancora se very smart and clever.
Battute
a parte, ma dove vivevano tutti questi parolai da alluvione quando
sul territorio si sprecavano milioni di euro in opere troppo costose
e superflue? I più tra questi, dai democratici ai leghisti, passando
per le varie bande del pdl e degli ex, se la prendono con la
necessità di maggiori fondi per le opere idrauliche. Addirittura chi
governa la regione Zaia-Chisso attacca senza mezzi termini i nuovi
professori ”romani” e lamentano anch'essi i pochi fondi.
In
primo luogo queste considerazioni sarebbero ridicole se non si fosse
di fronte a nuove tragedie, personali e umane, di chi di nuovo è
finito sott'acqua. In secondo luogo tutti gli amministratori e i
politici di questo Veneto alluvionato, chiedono nuove opere
idrauliche, nuovi lavori di cemento, e trascurano le indispensabili
politiche di gestione del territorio e di riconversione urbanistica,
che siano in grado di riparare i disastri commessi negli ultimi
quarant'anni. In terzo luogo non hanno il coraggio di chiedere il
blocco di opere che stanno per estinguere le poche risorse
disponibili per risanare e ripristinare quanto la nuova alluvione del
2012 ha messo sotto gli occhi di tutte le persone di buon senso.
Tutti quei politici, che adesso si stracciano le vesti, dovrebbero
avere il coraggio di fermare subito tre opere che nel vicentino
sottraggono risorse economiche indispensabili alle vere emergenze:
Pedemontana Veneta, Valdastico Nord-Sud e Nuova Valsugana. Quei
politici dovrebbero avere il coraggio di riconoscere che un inutile
Progetto di Finanza costosissimo come il nuovo ospedale di Santorso,
drenerà ogni anno oltre 13 Mln di € all'anno di rate dalle casse
regionali.
Tutto
questo restando solo alla provincia di Vicenza: immaginate se questi
milioni fossero disponibili ogni anno per i prossimi 30 anni nella
pedemontana vicentina per politiche e interventi di risanamento
idraulico e ambientale a difesa della città di Vicenza e di tutta la
pianura intorno ad essa?
Ma
c'è qualcosa di più: tra ospedale di Santorso e somme disponibili
per il cantiere della SPV tra Villaverla e Breganze, se ne sono già
andati quasi 300 Mln di €, investiti proprio in quelle aree che
determinano le piene e le alluvioni del bacino del Bacchiglione tra
Vicenza e Padova. Si tratta di una somma introvabile nelle casse
regionali per le opere di messa in salvagurdia di quella rete
infinita di fossi, canali, torrenti, fiumi e risorgive a nord di
Vicenza.
Va
dunque denunciata l'inadeguatezza di una certa classe di politici
locali, regionali e nazionali rispetto a questi problemi. Tra tutti
spiccano sindaci e rappresentanti locali dei vari consorzi, aziende,
associazioni ed enti territoriali che ammiccano a queste
infrastrutture e poi chiedono ulteriori investimenti per le opere
idrauliche di protezione e adeguamento alle piene che una
sovraurbanizzazione hanno reso devastanti. Nessuno di questi ha il
coraggio di chiedere la sospensione di quelle opere infrastrutturali
in corso di avvio come SPV, Valdastico Nord-Sud e Valsugana che da
sole sono in grado di azzerare ogni possibile ulteriore investimento
nel risamento idrogeologico della nostra regione.
L'inadeguatezza
di chi non vede gli investimenti sbagliati nella pedemontana
vicentina è evidente, soprattutto di tutti quei politici e quegli
amministratori che hanno versato parole di rammarico per i fondi
mancanti, per i lavori bloccati o per le assurde richieste di
interventi manu militari. Questa inadeguatezza è così evidente ai
nostri occhi e sono così sbagliate e fallimentari le risorse
investite, che è giunto il momento che siano messi da parte come
certi comandanti incapaci e troppo inclini agli inchini verso lobbies
e consorterierie economico finaziarie di questo Veneto. In ultimo va
chiesto un atto di resipiscenza al primo cittadino di Vicenza. Se è
vero che i bacini servono (ma sono una parte del problema) allora
perché limitarsi a Caldogno? Perché non pensare ad ulteriori bacini
di laminazione anche più piccoli. E soprattutto vista l'emergenza
perché il comune di Vicenza non prende in considerazione l'opzione
di una moratoria ventennale sul nuovo costruito?
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