venerdì 3 febbraio 2023

BAGATELLE E 5 PUNTI DI RIFLESSIONE SUI PFAS.


Si è riaccesa di recente l’attenzione sulla situazione della Miteni e  dell’inquinamento da Pfas, ci hanno raccontato di vasche e sopralluoghi, ma nulla cambia. La cosa più esilarante, se non fosse tragica, è stato il peritarsi della provincia berica di denunciare, ora, la presenza di vasche interrate sotto all’impianto in fase di dismissione alla Colombara di Trissino: si vede che non hanno mai partecipato agli open day della Miteni negli anni novanta. Allora ti dicevamo orgogliosi che raccoglievano in vasche le perdite dell’impianto, ed erano anche orgogliosi del sistema che filtrava i residui, mostrandoti alla fine le trote nuotare in una vasca di acqua limpida. Memoria di queste vasche si trovava pure nelle perizie del processo per l’inquinamento da benzotrifluoruri(BTF) degli anni settanta, da cui gli allora dirigenti Rimar, si salvarono nel 1979 per una amnistia. 
A parte queste bagatelle altre recenti rivelazioni dei media sul caso Miteni ci dicono alcune cose importanti. 
Uno, lo smantellamento della Miteni, il decommissioning, è tutt'altro che completato perché l'inquinamento legato alla fase di dismissione è ancora li: per non parlare dell'inquinamento madre della fabbrica del quale ancora poco si sa. 
Due, non c'è certezza sui costi per lo smaltimento dei materiali inquinanti connessi al decommissioning. 
Tre non ci sono certezze sui costi della bonifica perché poco chiari sarebbero gli obblighi in capo alla ditta fallita e ai subentranti.
Quattro, ci sono incognite a non finire sui costi della batteria di pozzi che mitiga la contaminazione che la Miteni continua ad infliggere alla falda e ai territori che fra Veronese, Vicentino, Padovano, Rodigino e Veneziano, poco o tanto sono interessati al l'inquinamento. 
Cinque, una bonifica completa e reale del sottosuolo e delle prossimità dei suoli della Miteni sembra una missione impossibile: anche perchè anni fa il Comune di Trissino ha ben pensato di permettere alla Koris, società del gruppo Marzotto, di realizzare una maxi speculazione edilizia a fianco della fabbrica: guarda caso su quei terreni che oggi andrebbero carotati per saggiarne lo stato di contaminazione. 
Se a fronte di tutto ciò in valle dell'Agno qualche mente malata ambisse a trasformare il comparto attorno alla Miteni e alla Koris in un centro commerciale, magari perché lí vicino ci passa la Pedemontana, saremmo alla farsa. La magistratura ha l'obbligo di vigilare in tal senso. Già molto da dire ci sarebbe sul tribunale di Vicenza in merito a certe scelte discutibili in capo alla procedura fallimentare, a partire, come detto, dalla identificazione degli oneri di bonifica. Ora è bene che anche la procura faccia la sua parte per evitare alcuni scivoloni del passato.

Massimo M. Follesa portavoce OvestVI CoVePA

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