Oggi 30 ottobre 2018 alle ore 12,30 presso località Colombara, 91 di Trissino il CovePA ha tenuto una conferenza stampa in relazione ai PFAS e alla vicenda MITENI. Sono stati presentati due documenti del 2017: il primo stabilisce le magle della caratterizzazione degli inquinanti sotto la Miteni, il secondo del Sindaco di Trissino la smentisce. Tutti e due dimostrano la gravità dei comportamenti della provincia di Vicenza e del Sindaco di Trissino e della Regione Veneto compresa ARPAV.
La gravità che emerge è tale che dovrebbe interessare la magistratura, poiché i comportamento omissivo o leggero non sono ammessi in questa vicenda. Da queste carte spicca che la ricerca di eventuali responsabili dell'inquinamento, nonché delle modalità ottimali per la bonifica, sono state rese, da qualche manina, decisamente più ostiche: con quali finalità occulte lo può scoprire, se lo vuole, solo la magistratura.
La gravità che emerge è tale che dovrebbe interessare la magistratura, poiché i comportamento omissivo o leggero non sono ammessi in questa vicenda. Da queste carte spicca che la ricerca di eventuali responsabili dell'inquinamento, nonché delle modalità ottimali per la bonifica, sono state rese, da qualche manina, decisamente più ostiche: con quali finalità occulte lo può scoprire, se lo vuole, solo la magistratura.
E' evidente che le retromarce o le coperture alla ricerca degli inquinanti, sotto alle fondazioni della fabbrica, hanno favorito le circostanze per rendere inefficace l'individuazione delle responsabilità. Il Sindaco Faccio cerca inutilmente di correre ai ripari, corregge il suo tecnico Gugole e il suo Assessore Ramina, oltre ai rappresentanti di provincia e regione che, quantomeno, hanno tenuto un comportamento insufficiente insieme agli altri presenti.
Perché sia intervenuto dopo 4 giorni dalla conferenza, perché non lo abbia detto alla popolazione, che cosa abbia scoperto di grave ad indurlo a questa inversione per altro non attuata, Faccio no lo ha mai detto. Di fatto però la maglia, sotto agli impianti, in questo momento è larga: sembra quasi a cercare di evitare di trovare qualcosa, piuttosto che il contrario.
Follesa ha dichiarato:« E' come se di fronte a un sospetto di spaccio di droga, con il rinvenimento di un po' droga in auto, le forze dell'ordine si accordassero, con il sospetto, su come eseguire la perquisizione in casa, su quali cassetti aprire, quali mobili smontare, e su quali stanze tralasciare. Si, perché alla conferenza dei servizi erano presenti tre consulenti della Miteni e ci piacerebbe capire che abbiano fatto e detto». Il portavoce del CoVePA prosegue:«Come è possibile consentire che i rappresentanti degli indagati, siano anche partecipi all'atto che ha orientato le modalità di ricerca delle sostanze che generano il plume di inquinamento sotto alla Miteni? Sembrano proprio irragionevoli i comportamenti della Provincia guidata da Achille Variati con i suoi patti trasversali con la Lega della Regione Veneto, che appare direttamente coinvolta con il Sindaco Faccio legato a doppio filo agli autonomisti-indipendentisti dell'assessore Ramina e della ministra Stefani. Poichè c'è già un'inchiesta penale in corso della Procura di Vicenza vorremmo capire come mai la definizione della caratterizzazione e il successivo ordine di bonifica non siano giunti dalla magistratura stessa. Il silenzio su questo ultimo aspetto è terribile».
Quello che è sotto gli occhi di tutti è che la Miteni vorrebbe fallire senza responsabilità evidenti, senza pagare nessuno. I dirigenti, in primis l'ad, vorrebbero essere da un'altra parte e soprattutto vorrebbero mandare a casa tutti, anche i cittadini. Follesa ha concluso con un riferimento preciso:«Vogliamo vedere adesso chi ha il coraggio per primo di parlare di tavoli dimenticandosi l'ambiente e l'inquinamento che la popolazione si porta addosso. Non mettere al centro di questa vicenda l'ambiente inquinato rappresentato dai PFAS nel sangue delle persone e per primi degli operai Miteni, è uno sbaglio di impostazione che renderà inefficace ogni ricerca e ogni attribuzione di responsabilità, compresa ogni soluzione possibile praticabile anche da un punto di vista sindacale, a meno che non si pensi di chiudere la vicende come la Marzotto. Emerge gravemente che le parole di Alberto Peruffo al congresso di Asiago della CGIL, non sono state ascoltate e minimamente prese in considerazione, manca infatti un provvedimento che lo dimostri come l'assunzione di azioni concrete presso la magistratura per la tutela dei lavoratori inquinati e offesi, insieme all'ambiente inquinato».
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