giovedì 11 maggio 2017

CORTE DEI CONTI SU SPV CHIEDE CARTE PER IL DANNO ERARIALE

Punto 4 dei rilievi di C.C.del 10/05/2017
Ieri 10 maggio 2017 il magistrato istruttore dottor Antonio Mezzera ha firmato una nuova e clamorosa nota (vedi l'allegato) relativa all'ispezione sulla Pedemontana Veneta che la Corte dei Conti intende proseguire. Infatti emergono ancora deflagranti e gravi inadempienze, sottolineate nelle nuove 13 richieste inviate alle amministrazioni coinvolte.
L'architetto Massimo Follesa portavoce del CoVePA sottolinea: «Il dottor Mezzera non solo promuove una nuova riunione sul tema e nuovi contributi entro il 30 giugno 2017 ma ritengo che segni il reale stato esplosivo della SPV secondo la soluzione Zaia. Emerge profonda e inaccettabile l'insufficienza della Zaiatax e dei magheggi della giunta. Stando alle domande della Corte dei Conti, la scialuppa trovata dai super avvocati di Luca, è lontana dalle acque tranquille di un porto, anzi sarebbe in piena tempesta perfetta. Mezzera imputa l'ipotesi di violazione di precise norme alla Giunta del Veneto e agli altri: nulla è giunto alla Corte dei Conti, nei sei mesi imposti dalla legge. Questo è ancora più grave poiché si starebbe muovendo nelle ipotesi di danno erariale a carico si specifici soggetti nell'ambito del procedimento di SPV».
Matilde Cortese, portavoce bassanese del CoVePA, rincara la dose asserendo che «Mezzera firma 13 punti pesantissimi, capaci di mettere la pietra tombale sull'aggiudicazione dei bond della SIS dei salernitano-piemontesi. Va infatti tenuto presente che solo semestralmente questi vengono aggiudicati. Dopo la mancanza di adesione al bando di Regione Veneto, per il prestito ponte da parte degli istituti di credito privati nazionali, la prossima asta dei bond appare uno scoglio insuperabile anche se si dovessero appoggiare alla CDP».
Il dott. Elvio Gatto portavoce trevigiano entra nel dettaglio: «Valga per tutti il punto 4 dei rilievi di Mezzera (in foto), secondo il quale la soluzione di Zaia sostenuta dalla LegaNord in consiglio regionale, produrrebbe un esborso in conto esercizio di oltre 7 miliardi e trasformerebbe il contratto in modo da violare i principi comunitari vigenti».

Follesa conclude che «non è solo una notizia bomba, ma è un chiaro avviso che gli atti di Zaia devono ancora passare al vaglio della magistratura contabile, la quale riterrebbe una aperta violazione delle norme amministrative quanto preventivato dai comunicati della Regione Veneto, con conseguenze sul piano erariale, amministrativo e penale ovviamente. Ecco dunque la ragione per cui Zaia ha abbandonato gli ingegneri e si è circondato di avvocati».
La tomba alla soluzione Zaia viene poi completata dai restanti rilievi che qui vale la pena di sintetizzare: sono da richiamare le censure sulla precedente gestione commissariale che non ha saputo rescindere il contratto e riscuotere la fidejussione, cosa annunciata e mai attuata in mancanza di closing finanziario con un concessionario inadempiente e non bancabile. Non di minore importanza è la stroncatura al punto 1 dello sbilanciamento del partnernariato pubblico-privato tutto a favore del concessionario che ha portato all'applicazione conseguente dell'addizionale irpef.
Infine vanno sottolineati il 5, dove si emerge la perdurante incompletezza del finanziamento rispetto alla mole delle opere complementari, e il 10 dove la mancanza delle verifiche ambientali da parte del Ministero dell'Ambiente e della Commissione Nazionale porterebbero ad affermare che la Pedemontana Veneta non abbia tutte le autorizzazioni in regola secondo le norme italiane e le direttive comunitarie. Tanto che il coordinamento si spinge ad affermare che gli espropriati, citati ampiamente nella relazione, avrebbero il titolo di trattare i cantieri di SPV come quelli di un abuso edilizio. 

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