SU VICENZAPIU' ONLINE è APPARSO IL COMUNICATO DEL SENATORE CAPPELLETTI CHE LANCIA UN GRAVE ALLARME SULLO STATO ATTUALE DELLA SVP, AL DI LA' DEI TRIONFALISMI. DELINEA IL CONCRETO RISCHIO CHE SIANO DEPOSITATI IN TRIBUNALI I LIBRI DI SPV SE I TRE BUSSOLOTTI DEI FINAZIAMENTI PUBBLICI, PRIVATI E FINANZIARI RESTERANNO VUOTI.
Alcuni mesi addietro, il Commissario per la
Pedemontana Veneta, in una intervista al TG3 regionale del Veneto, era
addirittura arrivato a sostenere che avrebbe riscosso la garanzia nel
caso in cui la SIS Società Consortile per Azioni non avesse saputo
trovare i soldi per costruire la SPV entro marzo 2016. Aveva addirittura
affermato in pratica la possibilità di rescindere il contratto di
concessione con SIS SCpA, fatto che nasconderebbe il rischio di
fallimento della società per l'attuazione del project-financing
dell'infrastruttura così fortemente sostenuta da Galan, Chisso e Zaia.
In questi giorni dalla Pedemontana Vicentina e Trevigiana si
sentono gli echi delle esplosioni dalle gallerie e i rombi delle ruspe
dalle trincee, pare che abbiano raddoppiato i turni di lavoro. Siamo al
“facite a muina” napoletana. Sia ai livelli intermedi che a quelli
massimi, i noti advisor anglosassoni starebbero facendo le pulci
all'opera prima di confezionare la scatola per le obbligazioni da porre
sul mercato internazionale e, avendo mandato anche loro rappresentanti
in Veneto, i cantieri si sono scatenati. Ovviamente al raddoppio dei
lavori corrisponde un raddoppio delle fatture da pagare. Sembra quasi
una partita a poker: invece di lasciare raddoppiano la scommessa. Ai più
informati del settore è chiaro che gli anglosassoni non sono le
banchette italiane indulgenti e senzienti, ma sembrerebbe che stiano
letteralmente contando i peli ai piani alti di SIS, chiedendo
l'aggiornamento di tutta la questione progettuale, tecnica e
finanziaria, e facendo emergere i reali stati e rischi dell'opera. Il
soggetto che deve costruire la scatola non vorrà certo perdere la faccia
con un'opera che, sebbene sia finanziata largamente dal pubblico,
rimane fortemente a rischio per l'incapacità del sistema bancario e
finanziario veneto di coprire i fondi a carico del privato. Pur
trattandosi di una scatola che dovrebbe essere poi riempita, la
confezione del pacchetto per le obbligazioni andrebbe poi valutata da un
certificatore terzo e indipendente del settore finanziario
internazionale, come nel caso di CAV.
Questo rappresenta un
vero e proprio scoglio: ci si chiede quale potrà essere il rating di una
società concessionaria che a dicembre 2014 aveva costruito il 7% (cfr.
SILOS Cam.Deputati – Corr.Plur.Padano sch.n.29) ed in un anno ha
raggiunto soltanto il 16,41% dell'opera (cfr. CorteConti
Del.n.18/2015/G). Inoltre, la stessa società sarebbe priva di risorse
proprie e con pessimi precedenti visto che ha prodotto ben due piani
finanziari, quello del 2009 e del 2013, del tutto inaffidabili.
Infine,
il concessionario sarebbe in evidente difficoltà qualora dovesse essere
confermata la notizia relativa al capitale societario, in quanto
sembrerebbe che non sia stata raggiuta la somma prevista dal contratto
di concessione pari 500 mln di euro.
Gli interrogativi pesano
ancor di più se si tiene conto che secondo talune indiscrezioni, pur se
ancora da accertare, il documento di programmazione economica e
finanziaria della Regione Veneto avrebbe assegnato poco meno di 100mln
di € per tutto il 2016 e che la ricognizione della Corte dei Conti
avrebbe sospeso i flussi governativi attraverso l'unità di missione
grandi opere presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In
entrambi i casi è lecito domandarsi quando potrà usufruire di questi
ulteriori fondi pubblici la SPV? Di certo non ora e per questo è lecito
supporre la grave carenza di liquidi poiché, nonostante la “muina”,
sempre di più si innnalzano le voci di aziende e operai che non vengono
pagati da mesi.
Quindi, aprire la prima galleria, dichiarare
che il 30% dell'opera è ormai pronto, che il resto arriverà nel 2017,
spremere i sub appaltatori, mettere sotto torchio gli operai con turni
anche doppi, può solo nascondere il grande rischio della SPV.
Per
il 2016 sono in ritardo i fondi pubblici e si annunciano gravi problemi
di liquidità e, dunque, forse neanche il lancio della scatola con i bond
internazionali potrebbe eliminare il rischio che SPV porti i libri in
tribunale trascinando con se le numerose imprese in subappalto e tutto
un territorio che ha creduto prima a Galan e Chisso e che ora crede a
Zaia e De Berti.
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