sabato 24 gennaio 2015

Ecomafie, Forestale: attenzione a Spv e Valdastico

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Il fascicolo con tutte le relazioni relative al caso della discarica di Pescantina arrivò sul tavolo della Procura di Verona nel lontano 1999, ma solo nel 2012 si è giunti «ad una sentenza di primo grado» mentre la prescrizione che incombe sull’intero procedimento. Alla grossa questo è il senso di un j’accuse indirizzato nei confronti della Procura scaligera per le presunte lentezze della inchiesta penale che ha fatto luce sull’impianto di Ca’ Filissine (in foto) alle porte di Verona. Il cui percolato ha pesantemente inquinato il territorio circostante, collocato all’inizio della Valpolicella, noto comprensorio vitivinicolo d’eccellenza. Un j’accuse che arriva da Daniele Zovi, comandante veneto del Corpo Forestale dello Stato. Trentotto anni passati prima fra i boschi dell’Altipiano e poi negli uffici del comando vicentino per poi approdare al massimo grado regionale.

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Zovi da sempre è conosciuto come persona diretta, schietta, e anche quando a fine ottobre 2014 è stato sentito dalla commissione parlamentare conosciuta come Commissione ecomafie non le ha mandate a dire. Interpellato da deputati e senatori ha spiegato che il fascicolo con i riscontri d’indagine fu consegnato alla magistratura penale «nel 1999» e che «rimase fermo fino al 2006». Zovi entra nel dettaglio, spiega che ci fu un cambio di magistrati e che solo nel «2012 si è giunti a una sentenza diprimo grado con la condanna di pubblici amministratori e figure responsabili della società di gestione», la Daneco. In questo senso Vvox aveva già affrontato il caso Pescantina il 5 novembre nonché il primo dicembre del 2014.

Il comandante è un fiume in piena, tanto che si mormora di imbarazzi trasversali sia ai piani alti della politica regionale che di quella romana dovuti alle sue rivelazioni. Tra queste ci sono quelle sul rischio di un inquinamento su larga scala dovuto ad una eventuale diluizione di materiali nocivi con la ghiaia usata per realizzare il basamento di molti assi viari in costruzione o in via di ultimazione: Pedemontana Veneta, in primis. Ma pure la Valdastico Sud non viene tralasciata dall’ufficiale. I termini del suo ragionamento, pur astratto, sono perentori giacché si profila il pericolo che siano smaltiti «rifiuti pericolosi mescolandoli a terre o a residui di lavorazione dell’attività di cava, nel Veneto molto importante e rilevante.

Nel mescolare questi rifiuti – si legge ancora nei verbali della commissione – anzitutto spariscono ed è molto più difficile riconoscerli perché è diluita la tossicità. Tutto questo materiale è stato molto appetito e utilizzato nei terrapieni, soprattutto per la viabilità. Sto pensando alla Valdastico Sud, ad alcuni svincoli di Padova, dove abbiamo posto sotto sequestro un’area ora risanata. In quel caso – sottolinea il graduato – siamo arrivati anche a una sentenza finale». Poi un ultimo affondo: «C’è una forte preoccupazione rispetto a quello che ci aspetta con la Pedemontana. La Spv infatti prevede una movimentazione di milioni di metri cubi che passano, lambiscono, attraversano un territorio assai industrializzato, quindi per sua stessa natura produttore di rifiuti».

In questa cornice ancora una volta si legge una critica non troppo velata ai magistrati: «Dopo aver indagato e intercettato, essere stati fuori di notte e di giorno a fotografare, i nostri migliori uomini si sono sentiti richiedere per l’ennesima volta, dopo sei, sette, otto anni, dal giudice di ripetere l’attività svolta. C’è una lentezza della giustizia esasperante. Perdonatemi se parlo proprio schiettamente, ma sono un vecchio uomo dello Stato e vivo quotidianamente queste esperienze non positive».

Un passaggio importante il comandante lo dedica ai laboratori privati che operano per conto della committenza. Pur dotati di strumenti all’avanguardia spesso barano sulla presenza di sostanze nocive il che viene giudicato in modo assai grave. Poi un’ultima puntualizzazione su Spv e controlli ambientali: «Il quadro normativo c’è e funziona. I sistemi di controllo no. Laddove ci sono grandi movimenti di terra, molto spesso si nasconde la diluizione del rifiuto. Credo che a fianco di grandi cantieri, come l’autostrada o la Pedemontana, debba essere istituito un organo di verifica speciale che si occupi specificatamente di questo. Vedo gli organi ordinari poco efficaci».

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