Dopo
il crollo del
2017 della
galleria Malo-Castelgomberto della Pedemontana Veneta
al
torrente
Poscola del 2017[1],
stiamo assistendo dal
novembre 2019 al
crollo in
località Cracchi nello stesso tunnel. “Sarà un nuovo Vietnam per
la SPV, una Vallugana bis, ancora più devastante perché
una nuova voragine sta minacciando le case e le famiglie della
contrada!”,
con queste parole oggi Massimo Follesa portavoce del Coordinamento
Veneto Pedemontana Alternativa per l’ovest vicentino, ha commentato
presentazione di un esposto ai Carabinieri Forestali della Valle
dell’Agno. “Nell’esposto
è stato segnalato quanto è emerso durante il sopralluogo nelle
vicinanze del cantiere della Superstrada pedemontana veneta sito nel
Comune di Cornedo in località Cracchi. Ho
verificato la
situazione della frana, di cui nel mese di novembre hanno parlato
i media locali [2]
sta decisamente peggiorando, il
crollo è aumentato e sotto gli occhi dei presenti
continua a precipitare terra e acqua nel tunnel sottostante come
testimonia il video che
abbiamo montato [3]”
ha
dichiarato Follesa.
Ad
oltre un mese dalla segnalazione del 17 novembre 2019, sono stati
ripresi una serie di brevi smottamenti dai quali si intuisce che la
voragine profonda oltre quindici metri, larga all'incirca 40x40 metri
è in costante ampliamento e che insiste sopra il tracciato delle
gallerie interrate lì previste dal progetto. L’ampliarsi della
voragine può costituire un serio rischio o pericolo nei confronti
delle maestranze, della popolazione e dell'ambiente. Ripsetto al
crollo del settembre del 2017, adesso siamo nei pressi di uno stabile
a tre piani e a poche centinaia di metri dalla contrada Cracchi
densamente popolata. Il CoVePA ha chiesto di procedere con le
valutazioni del caso interessando le autorità competenti anche al
fine di un eventuale sequestro del sedime. E’ stato interessato
anche il sindaco del Comune di Cornedo FRANCESCO LANARO con una
comunicazione via PEC, affinché proceda urgentemente con le
valutazioni del caso e con i provvedimenti del caso per dare il via a
una eventuale ordinanza di blocco del cantiere in forza delle potestà
di legge garantite alla amministrazione comunale e al sindaco. In
caso di inerzia da parte dell’amministrazione comunale, qualora si
verificassero sinistri o altri eventi infausti, i destinatari della
comunicazione, che in tal senso costituisce atto formale di diffida,
saranno ritenuti responsabili sul piano civile e penale.
All’arma
dei Carabinieri è stato chiesto di agire per tutti quei reati (sia
perseguibili d'ufficio sia perseguibili a querela di parte) che si
dovessero ravvisare. “La conclusione più grave che ci ha spinti in
questa azione è che sono coinvolti gli stessi indagati del
precedente sequestro di questo anno. Non si comprende come mai si
stia stendendo un velo sopra questa vicenda” ha continuato Follesa,
ricordando che ormai sono 4 anni senza alcun rinvio a giudizio per la
morte dell’operaio La Ganga e che risulta incomprensibile come mai
Zaia continui con una cortina fumogena indecente sulla Pedemontana
Veneta. “Non capiamo perché continui celebrare un cantiere che
produce disastri e minaccia i beni di chi poi dovrebbe pure votarlo,
sembra paradossale che non faccia cacciare una squadra di tecnici
indagati, anzi pare voglia proprio tenerseli per i prossimi 40 anni.
Sono proprio quelli che dovrebbero gestire la manutenzione di
un’opera che non riescono a costruire senza continui crolli e
mancanze”. Tutto questo è una tara insuperabile capace di
compromettere le manutenzioni future e i loro costi per tutta l’opera
ma questo potrebbe essere il vero affare nascosto, una specie di MOSE
di terra ferma capace di fare schizzare i costi di manutenzione a
quei livelli da capogiro, così vicini ai 100 milioni di €
all’anno, il doppio del contratto che Zaia ha firmato poco più di
2 anni fa e che comunque ricadono sulla testa del garante pubblico:
la Regione Veneto.
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