Renato Chisso, l'asfaltatore di Quarto d'Altino, da giovanissimo era un fan di Riccardo Lombardi, il leader della sinistra socialista che negli anni '60 nazionalizzò l'energia elettrica. Chisso non assomiglia a Lombardi e non possiede neppure la capacità affabulatoria di Gianni De Michelis, suo mentore e vate, che snocciolava scenari geopolitici mentre distribuiva volantini agli operai di Marghera con un eskimo sdrucito e i capelli unti. Chisso è un travet della politica: figlio di operai, un diploma sudato e un impiego alla Cassa di Risparmio di Venezia. Comincia da consigliere di quartiere. È ostinato, lavora come un mulo e nel 1990 risulta quarto degli eletti del Psi a Venezia. La nomina di assessore a Ca' Farsetti è nell'ordine naturale delle cose. Renato è un compagno che non sbaglia: si dà da fare per trovare casa a 2mila sfrattati. Il cemento è il suo destino. In orizzontale o in verticale. Qualche anno dopo sbarca in Regione, uno scranno che non lascerà mai più forte delle 21mila preferenze. Si alternano le maggioranze ma Renato è sempre assessore alle infrastrutture. Mentre gli altri ostentano, lui rimane legato agli ideali lombardiani; niente case di proprietà o vacanze a Cortina. Qualche giorno di villeggiatura proletaria se la concede a Thiene, nell'alto vicentino, dove risiedono i familiari e la sua amica e sodale socialista, Lia Sartori. Piergiorgio Baita sostiene di averlo pagato con 250mila euro l'anno dalla fine degli anni '90 al 2013. Un gruzzolo di quasi 4 milioni che non si capisce dove sia finito.
Chisso fa la trafila di molti socialisti: prima Forza Italia, poi il Pdl. Le strade sono più di una passione. La sua videogallery è tempestata di tagli dei nastri di decine e decine di bretelle, rondò, sottopassaggi, sopraelevate, tangenziali, circonvallazioni, raccordi anulari, strade comunali, provinciali e interpoderali. L'elenco lo fa lui stesso nel 2012. Scandisce: «In Veneto sono stati impegnati oltre 11 miliardi di opere pubbliche: la Pedemontana veneta (oltre 2 miliardi, già avviata), il sistema di tangenziali (2 miliardi), la Nogara-mare (1,5 miliardi in corso di gara), il raccordo anulare di Padova (0,6 miliardi in fase di Valutazione d'impatto ambientale), la Valsugana (1 miliardo), la Romea Commerciale ( 2 miliardi al Cipe), la terza corsia sulla Venezia-Trieste (1 miliardo, già avviata), la Valdastico Sud (1 miliardo, in completamento). Senza contare le opere già concluse come il Passante di Mestre». Tutte in finanza di progetto. Che cosa si può replicare a una simile macchina da guerra? I veneti chiedono di eliminare ingorghi e code, e Chisso le taglia. Un gesto pavloviano. Qualcuno avrebbe potuto ricordargli che la mobilità non si misura soltanto a milioni di tonnellate di asfalto. Non è un caso che alla voce ferrovie il quadro sia desolante. Vicenza, una delle province più industrializzate d'Italia, campa con i binari unici del 1877. La Lombardia è avanti anni luce. Il guru del trasporto pubblico lombardo, Giorgio Stagni, sintetizza così il suo metodo: «Servizio, ferro, cemento: in quest'ordine, non in quello opposto!». Chisso e Stagni si evitano come la peste. Quando c'è da nominare un commissario all'Alta velocità, Chisso sorprende tutti e insedia un compagno socialista di vecchia data, Bartolo Mainardi. Alla Brescia-Padova? Macché, alla Venezia-Trieste, forse perché vagheggia quel "tracciato a mare" che dovrebbe collegare l'aeroporto di Tessera con le località balneari. La madre di tutte le fermate diventa Passerella di Jesolo. Obbrobri trasportistici. Mauro Moretti, ex ad di Trenitalia, ringhia: «L'alta velocità unisce grandi città, non villaggi!». Il tracciato balneare salta. Chisso si riprotegge sulla terza corsia della Venezia-Trieste: primo lotto alla Mantovani per un controvalore di 440 milioni. Ecco la differenza con le ferrovie. La finanza di progetto funziona solo per le strade. Un dettaglio che l'asfaltatore di Quarto d'Altino non dimentica. E che lo ha spinto fin quasi a emulare Riccardo Lombardi: uno ha nazionalizzato l'energia elettrica, l'altro ha regionalizzato il project financing.
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