Di seguito inoltre riprendiamo l'articolo di Marco Milioni sul tema che ha pubblicato su VVox dove sono evidenziate le pagine del documento dei rischi nel dettaglio delle 100 pagine tratte dalle oltre 764 pagine del documento originale.
Pedemontana veneta, rischi sulla Regione. Lo dice la stessa Sis
A confermare lo scenario già delineato dalla Corte dei Conti è il prospetto informativo della recente emissione di bond da 1,5 miliardi. Ecco cosa dice
«L’investimento in obbligazioni di progetto comporta un alto (…) rischio. Riteniamo che i seguenti fattori possano influire sulla nostra capacità di adempiere ai nostri obblighi». Comincia così il capitolo dedicato ai rischi nel prospetto informativo del bond per finanziare il completamento della Pedemontana Veneta (Spv).
Il documento, depositato presso la Borsa Valori irlandese, presenta
una serie di criticità che la Regione Veneto, concedente della
superstrada Spresiano-Montecchio Maggiore, non aveva mai evidenziato a
pieno sino ad oggi. Nell’ultimo periodo da Palazzo Balbi c’erano stati sospiri di sollievo quando alcuni investitori avevano «finalmente» dato l’ok al prestito da 1,5 miliardi di euro necessario per proseguire un’opera ideata tramite project financing, in cui la gran parte della infrastruttura dovrebbe essere pagata grazie all’intervento dei privati. Allo stesso modo anche il concessionario dell’opera, l’italo-spagnola Sis,
aveva espresso fiducia dopo lo sblocco dei fondi. Ora però bisognerà
vedere se la Sis sarà in grado di superare agevolmente quegli scogli che esso stesso ha evidenziato nel prospetto che Vvox.it ha potuto visionare e che pubblica oggi per la prima volta.
Globalmente il documento consta di 764 pagine mentre la parte dedicata ai fattori di rischio ne contiene settanta, da pagina 27 a 97.
In questa sezione c’è un passaggio importante: «La maggior parte di
questi fattori sono contingenze che possono o meno verificarsi… e non siamo nella posizione di esprimere un’opinione sulla probabilità che si verifichi una simile eventualità».
Quanto alla stima di traffico futuro, l’alta stima dei flussi si
giustificava in base ad un asserito intasamento della circolazione
ordinaria. Non è un caso che la procedura sprint adottata anni fa dal
governo Berlusconi per dare il via all’iter amministrativo sia stata la dichiarazione dello stato di emergenza dovuto al traffico:
una circostanza che ancora oggi fa gridare allo scandalo gli oppositori
della Spv, in quanto «è prevedibilissimo e non si presenta
all’improvviso come un terremoto o un’alluvione». Una bassa stima, di
converso, non avrebbe giustificato disagi ambientali ed esborsi
economici da parte degli enti pubblici. Ad ogni modo negli anni le stime
hanno oscillato tra i 30-50mila passaggi giornalieri identificati inizialmente dal proponente per passare poi ad uno striminzito dato di 15mila transiti
previsti in uno studio molto accurato della Cassa Depositi e Prestiti,
poi rivisto al rialzo sino a 20 mila sempre dalla Sis e dalla Regione
motivandolo con una diminuzione del costo del pedaggio che avrebbe
incentivato l’uso della superstrada.
Ed è proprio di questo saliscendi che alla fine lo stesso proponente è stato costretto a considerare la pericolosità.
Tanto da scrivere che «… un peggioramento dello scenario economico, un
eventuale aumento dei prezzi dei carburanti in Italia, un aumento delle
tariffe, un rafforzamento della legislazione ambientale… comprese misure
tese a limitare l’uso delle automobili nelle aree urbane al fine di
ridurre l’inquinamento atmosferico …» nonché «… persistenti condizioni
meteorologiche avverse possono portare ad una diminuzione del traffico stradale».
Uno dei passaggi più delicati è quello di pagina 29. Detta in estrema
sintesi il proponente spiega come in capo alla Regione Veneto corra
l’obbligo, quando l’opera sarà a regime, di corrispondere a Sis un canone di disponibilità per la Pedemontana
(in foto uno scorcio di un cantiere in valle dell’Agno). La Regione
dovrebbe invece rifarsi sugli incassi che per contratto le spettano.
Tuttavia, si legge ancora nel prospetto, ci potrebbero essere comunque
dei problemi nel rendere a coloro che hanno emesso il prestito (un pool
di banche nazionali e internazionali) quanto pattuito in termini di
capitale ed altri oneri finanziari. Questo quantomeno potrebbe accadere
ove la Regione non fosse in grado di pagare il dovuto alla Sis se gli
incassi da pedaggio fossero inferiori al previsto.
Questo elemento non solo conferma le incognite per la Sis, ma che il rischio d’impresa è stato scaricato per buona parte sulla Regione,
la quale con la strada in funzione, come da contratto di convenzione,
dovrà pagare comunque a Sis, e con cadenza regolare, un vero e proprio
affitto. Con la conseguenza che i veneti, soprattutto se il traffico
sarà sotto la soglia ipotizzata, pagheranno l’opera due volte, prima col pedaggio e poi con le tasse. Questa circostanza aveva già suscitato polemiche a non finire anche se la giunta Zaia aveva sempre negato che il rischio d’impresa sarebbe stato scaricato sulla collettività.
Rimane da capire come questo scenario potrà essere valutato alla luce del recente pronunciamento dell’Anac in merito al progetto Spv. I fautori dell’opera ritengono che il documento prodotto dell’autorità presieduta da Raffaele Cantone,
pur con qualche prescrizione, costituisca un buon viatico. I detrattori
sostengono il contrario. Tra qualche mese si pronuncerà infine la Corte dei Conti, che fino ad oggi sulla qualità del progetto è stata tranchant, appunto perché, tra le tante, la vede troppo sbilanciata a favore del privato.
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