I toni ultimativi contro i "mori" si sono
trasformati nel silenzio sui fatti di BPdiVI dei primi cittadini,
ridotti a sindaci da capanna dello zio Tom pronti a dire "zi
badrone" a certi poteri sulle infrastrutture, prima la SPV, e
che tacciono sulle storie di Popolare di Vicenza e Veneto Banca!
Oggi 12
settembre 2015 il CoVePA con i suoi portavoce vicentini Matilde
Cortese e Massimo Follesa ha partecipato alla iniziativa del M5S a
Vicenza in piazza Castello per ricordare la vicenda della Banca
Popolare di Vicenza. Siamo vicini a chi chiede tutela per i
risparmiatori e che cosa si nasconde dietro ai provvedimenti che
hanno negato il diritto di recesso e sospeso il diritto civile per
gli azionisti di BPdiVI. Ci siamo affiancati all''iniziativa per
cittadini più consapevoli che promuove azioni legali contro le
evidenti storture e violazioni del codice civile e penale nella nota
vicenda che vede al centro il presidente Zonin, insieme ai volti più
noti del mondo bancario e imprenditoriale vicentino.
Il
Coordinamento oggi in piazza Castello a Vicenza sottolinea l'assenza
dei molti rappresentanti delle categorie economiche, delle forze
politiche che compongono le compagini di maggioranza in regione e nel
parlamento. Soprattutto vanno chiamati a rispondere del loro
indecente silenzio tutti quei sindaci che nel vicentino, a partire da
quelli della Valle dell'Agno e di tutta la Pedemontana Veneta, si
sono scalmanati contro i profughi o che hanno ingoiato la truffa
infrastrutturale della SPV. In proporzione alcune decine di stranieri
hanno provocato l'ira di sindaci urlanti, cosa dovrebbero provocare
allora i raggiri e i ricatti alle decine di migliaia di azionisti
della principale banca vicentina? Perchè questi sindaci tacciono i
fatti denunciati negli esposti di Elio Lannutti di Adusbef nel 2008 e
Giordano Lain del M5S nel 2015? Perché non sono al fianco dei loro
cittadini e con tanto di fascia tricolore non salgono gli scalini
della procura vicentina a sollecitare le inchieste bloccate da sette
anni?. I toni ultimativi contro i "mori" si sono
trasformati nel silenzio sui fatti di BPdiVI dei primi cittadini,
ridotti a sindaci da capanna dello zio Tom pronti a dire "zi
badrone" a certi poteri sulle infrastrutture, prima la SPV, e
che tacciono sulle storie di Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Il CoVePA è
convinto che esista un parallelo tra il metodo di Banca Popolare di
Vicenza e quello della Pedemontana Veneta, dimostrato dalle modalità
dei suoi espropri e del suo sistema di finanziamento bancario. Sono
di queste ultime settimane infatti le notizie delle ulteriori
garanzie pubbliche all'insostenibile rischio bancario privato, da
parte dei fondi pubblici questa volta europei, come chiariscono le
note del
Sole24Ore e del
Gazzettino.it.
Si tratta di 1,3mld di € del FEI - Fondo Europeo degli
Investimenti a copertura delle attività finanziarie veicolate
tramite la BEI. A nostro avviso non sono moneta sonante, ma si
tratterebbe di un progetto da chiudere per ottobre, se ne sono
capaci(e di ritardi finora SPV ne ha accumulati parecchi), per dare
garanzie a copertura dell'operazione
JP Morgan .
Gli advisor americani sarebbero in caccia di 1.5mld di € in project
bond per capitalizzare l'operazione con investimenti obbligazionari adesso
garantiti dal Piano Junkerr pare, ma ci potrebbe essere anche un
mutuo anche pubblico, visto il contenuto della nuova legge sui
progetfinansing di Zaia – L.R.
n.15 del 6 agosto 2015 art. 4 c. 4 pubblicata nel Bur n. 77 del 7
agosto 2015.
E qui scatta il parallelo con le operazioni bancarie oltre il limite
di BPVI e VenetoBanca: le obbligazioni di SPV rischiano di finire
nelle pance dei più compromessi istituti bancari, per poi venire
smerciati agli ignari correntisti, magari dello stesso territorio
pedemontano trevigiano e vicentino. Qualcosa come cornuti e mazziati
o peggio roba da “schei e amicissia orba la giustisia”.
Matilde
Cortese, Elvio Gatto, Massimo Follesa
portavoce
CoVePA
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