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L’ex vicesindaco Giacino e un attico in centro da 1,7 milioni comprato dalla impresa di costruzioni vicina ai calabresi
di Daniele Ferrazza tratto da mattinopadova.gelocal.it
VERONA. Veleni e rancori. Polemiche e dimissioni. Ed ora sulle inchieste veronesi che assediano l’amministrazione guidata da Flavio Tosi si allunga l’ombra della ’ndrangheta. Il Pd regionale chiede che il governatore Luca Zaia esca dal silenzio e risponda a due vecchie interrogazioni in consiglio regionale sul «sistema Tosi». La replica del municipio è laconica: «Procedure rispettate in tutte le gare, certificati anti mafia delle imprese sempre acquisiti, se qualcosa non fosse a posto il Comune è pronto a rescindere contratti e a chiedere i danni».
Ma è proprio il sindaco, giusto nel momento del lancio della sua candidatura al palcoscenico della politica nazionale, che sembra circondato. Tre diverse inchieste (parentopoli, municipalizzata Agec e urbanistica) la cui più delicata, al momento, appare quella che ha costretto alle dimissioni il vicesindaco, Vito Giacino.