Il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa è stato presente ad una riunione di aggiornamento sui pfas. Ritiene necessario ribadire un concetto fondamentale: non è possibile continuare a sostenere che imprenditori e ambiente possano convivere pacificamente all’interno dell’attuale modello economico.
Si tratta di un’illusione che nasconde un conflitto strutturale: quello tra la ricerca del profitto e la tutela della salute collettiva, attraverso la tutela delle matrici che la sostengono l'aria, l'acqua e il suolo. Quando gli imprenditori chiedono meno regole, meno vincoli e meno controlli, non difendono l’innovazione: difendono la libertà di inquinare, di esternalizzare i costi sociali e ambientali, e di scaricarli sulle comunità locali e sui territori. Valgano per questi aspetti il recente comunicato della CGIL del Veneto sulla vicenda PFBA. La riprova sta nella ultra decennale omissione della bonifica del sito Miteni a Trissino, che continua a inquinare la falda. Nella conferenza dei Servizi presieduta dal Sindaco di Trissino della Lega, Davide Faccio, siedono ancora rappresentanti delle più grandi imprese i cui dirigenti sono stati condannati in corte d'assise cumulando decine di anni, e nessuno batte cassa a queste multinazionali perché paghino la bonifica.
Gli imprenditori devono assumersi la responsabilità ambientale e sociale
Il nodo vero non è come conciliare impresa e ambiente, ma come ridefinire la responsabilità sociale e ambientale degli imprenditori.
Troppi imprenditori continuano a operare secondo logiche di corto respiro, inseguendo il profitto immediato e ignorando le conseguenze sulla salute, sul lavoro e sul territorio.
Come ricorda anche la CGIL, non può esistere giustizia ambientale senza giustizia sociale. Ciò significa che la sostenibilità non può essere una strategia di marketing, ma deve tradursi in investimenti reali in sicurezza, innovazione pulita e rispetto dei diritti.
Tunnel di Malo–Castelgomberto: le prove delle condizioni disumane e della contaminazione
Le intercettazioni della Procura di Vicenza sul cantiere del tunnel di Malo–Castelgomberto https://drive.google.com/file/d/1-hd43zCFXnrE9MFntSvRQkfpIgE5SivK/view?usp=drivesdk , lungo la Pedemontana Veneta, mostrano in modo esemplare, dove conduce l’irresponsabilità degli imprenditori e la richiesta di impunità dietro a certe parole apparse sulla stampa, in ordine ai massimi rappresentanti di SIS per la recente vicenda dei PFBA.
Dalle intercettazioni di qualche anno fa, emergono condizioni di lavoro disumane e pratiche aziendali prive di qualsiasi attenzione alla sicurezza e alla salute del personale, oltre al rispetto delle norme di costruzione. Si veda la vicenda dei chiodi dei tunnel Malo-Castelgomberto e Trissino.
Ancora più grave è l’accertamento che l’ambiente di lavoro risultava saturato da concentrazioni di PFBA (acido perfluorobutanoico) pari a 263.000 nanogrammi per litro, sostanze tossiche che venivano spruzzate insieme al cemento proiettato sulla volta delle gallerie. Le nostre ipotesi conducono s ipotizzare un bilancio di massa dei PFBA in quei calcestruzzi pari a milioni di kg.
È la dimostrazione di come, in assenza di controlli e responsabilità, la ricerca di una falsa produttività a ogni costo, possa trasformarsi in un disastro sanitario e ambientale.
Serve un modello d’impresa fondato su trasparenza e responsabilità
Di fronte a fatti di questa gravità, il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa chiede con forza la tutela dei lavoratori esposti nei cantieri e mei siti produttivi chimici e del ciclo dei rifiuti, un controllo pubblico effettivo, la cessazione del depotenziamento di ARPAV, i cambio dei suoi vertici regionali, l’assunzione di responsabilità diretta da parte delle imprese e una trasparenza piena nei processi produttivi.
Non può esserci transizione ecologica se le imprese continuano a operare in assenza di vincoli ambientali e con logiche di profitto a breve termine.
La sostenibilità deve diventare un vincolo economico e civile, non un’opzione facoltativa. Un vincolo democratico e costituzionale per consegnare alle generazioni un luogo five vivere in salute.
Lavoratori come sentinelle prime del rispetto della salute e dei territori.
Avere cura della sostenibilità e della sicurezza ambientale all’interno delle imprese che operano lungo le catene produttive dove sono presenti PFAS significa anche rendere i lavoratori prime sentinelle nel monitoraggio e nella prevenzione dell’inquinamento. A loro va riconosciuto questo ruolo per primi dai comitati di cittadini-e.
Gli imprenditori devono farsi carico del controllo delle emissioni, della tracciabilità delle sostanze e della loro diffusione nelle varie matrici ambientali – aria, acqua, suolo – lungo tutte le fasi produttive, dalla fabbrica alla logistica, fino alla costruzione delle infrastrutture.
Solo un sistema imprenditoriale, costituito da lavoratori, cittadini e imprenditori, che riconosca la propria responsabilità verso il territorio può contribuire a costruire un futuro in cui sia possibile risanare e curare in modi sostenibile l’intera comunità inquinata.
Ignorare questi segnali significa continuare a riprodurre un modello di sviluppo che avvelena, consuma e distrugge ciò che dovrebbe proteggere: la vita delle persone e l’ambiente in cui vivono.

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