domenica 12 ottobre 2025

PFAS: IL DISASTRO CHE IL VENETO NON VUOLE VEDERE. BASTA VELENI NELL’ACQUA: DENUNCIAMO I PFAS IN SPV IN MODO ESTESO, NON SOLO NEI TUNNEL A CARBONI ATTIVI.

La Regione del Veneto ha pubblicato un documento ufficiale che conferma ciò che i cittadini, i comitati e le associazioni denunciano da anni: la contaminazione da PFAS è una minaccia concreta e persistente per la salute pubblica e per l’ambiente.

La una realtà è più che allarmante: le istituzioni sanno, ma agiscono con lentezza. I PFAS sono sostanze chimiche tossiche e persistenti, associate a gravi rischi per la salute: disturbi endocrini, problemi immunitari, e persino tumori. Eppure, le bonifiche tardano, i controlli sono insufficienti, e la trasparenza è carente. Lo diciamo perché dopo due esposti, nel 2021, nel 2023 e un processo appena giunto a sentenza, è stato consentito l’ampliamento di nuove zone inquinate dai PFAS tra Castelgomberto, Malo e tutto il territorio vicentino della SPV, fino al Bacino del Brenta e del Bacchiglione a nord di Vicenza. Siamo difronte a nuove zone rosse che la Regione Veneto non ha il coraggio di adottare.

IL DISASTRO AMBIENTALE È GIÀ IN CORSO Durante lo scavo dei tunnel della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), oltre 3 milioni di metri cubi di rocce contaminate da PFBA, sono altri tipi di PFAS specifici per l’accelerazione della presa dei calcestruzzi, sono stati smaltiti in decine di cave tra Montecchio Maggiore e Bassano del Grappa. Questi materiali inquinati stanno compromettendo il sottosuolo a valle della Pedemontana, provocando:

  • ⚠️ La chiusura di numerosi pozzi a Caldogno, e l’inquinamento rilevato a Costabissara, Malo, Isola Vicentina fino alle porte di Dueville;

  • ⚠️ La minaccia diretta ai bacini degli acquedotti di Vicenza e Padova.

Tutto questo è avvenuto mentre era in corso il processo contro Miteni a Vicenza, l’azienda al centro dello scandalo PFAS. SIS, il concessionario è riuscita a mitenizzare la SPV e tutta l’alta pianura vicentina. Le istituzioni erano consapevoli, ma non hanno compreso i rischi dello smaltimento di materiali pericolosi in piena emergenza ambientale, contava di finire la SPV a ogni costo.

CHIEDIAMO ORA UN NUOVO PROCESSO: PFAS DUE. Un procedimento che accerti le responsabilità politiche, tecniche e industriali di chi ha gestito e autorizzato, l’impiego indiscriminato dei pfas, lo smaltimento delle rocce contaminate, aggravando la crisi ambientale in corso. Il documento di cui siamo venuti in possesso, grazie al lavoro del Consigliere Regionale di Europa Verde Andrea Zanoni, è una dichiarazione di responsabilità, vanno chiamati a rispondere, tutti quelli coinvolti nella riunione del 17 giugno 2025, affinché si diano il coraggio per agire a tutela della saluta e contro l’inopinato inquinamento delle acque che ha portato a mettere due batterie di filtri a carboni attivi nei tunnel di Trissino e Malo-Castelgomberto. Alla luce di questo verbale il documento ArpavVI e ISPRA appare superato perché si dimostrano tutti i fatti punibili con quanto disposto dal titolo VI del TU dell’ambiente e dal CPP.

Secondo il Decreto n. 20 dell’8 agosto 2022, firmato dall’ing. Elisabetta Pelligrini, pubblicato nel BUR n. 102 del 23/08/2022, le rocce contaminate da PFAS potrebbero essere state smaltite nelle seguenti cave: Cava Ca’ Tosate – Montecchio Maggiore, Cava San Pietro – Montecchio Maggiore, Cava Castelli – Brendola, Cava Valle – Trissino, Cava Colombara – Castelgomberto, Cava Molinelle – Cornedo Vicentino, Cava Bertoldo – Brogliano, Cava Campesana – Malo, Cava San Giorgio – Costabissara, Cava Valletta – Caldogno, Cava Valle dei Fiori – Isola Vicentina, Cava San Marco – Thiene, Cava San Lorenzo – Breganze, Cava Valle Santa – Bassano del Grappa, Cava Monte Crocetta – Romano d’Ezzelino, Cava Valle dell’Orco – Rosà, Cava San Martino – Marostica, Cava Valle Verde – Nove.

Molte di queste cave sono a diretto contatto con falde acquifere e aree agricole, trasformandosi in depositi di veleni con conseguenze irreversibili per l’ambiente e la salute pubblica. Nel verbale del 17 giugno 2025 si legge che «Il monitoraggio di ARPAV ha considerato i siti di deposito nei quali i cumuli sono ancora presenti e visibili sul territorio, costituiti sostanzialmente da depositi di marne; in particolare sono stati considerati i depositi presso la cava attiva “Vianelle” di Marano Vicentino, la quale è affiancata all'omonima discarica; presso la discarica “Terraglioni- Egi Zanotto” di Montecchio Precalcino e presso la discarica “Cavedagnona-Segnafreddo” nel medesimo Comune. I campionamenti hanno riguardato l'acqua di ruscellamento proveniente dai cumuli, per la quale gli esiti delle analisi confermano la presenza di PFBA, che a seconda dei punti di campionamento va da qualche decina ng/l anche a 2000 ng/l; si evidenzia pertanto una potenziale provenienza di PFBA da queste terre sulle quali comunque anche le ditte proprietario dei siti di deposito, notiziate in merito da ARPAV, stanno conducendo ulteriori approfondimenti in merito, in modo autonomo».

UN COPIONE GIÀ VISTO, UNA VERGOGNA CHE SI RIPETE

Sono inaccettabili le parole di Tumiato che minimizza la ricerca nei siti di deposito, evidentemente non ha alcuna coscienza, se non quella di occuparsi dei suoi dante causa. Sono sbalorditivi i silenzi di Restaino, per uno che si è visto passare sotto il naso l’inquinamento di Miteni, speriamo abbia preso appunti e non ripeta vicende già viste. Erano presenti anche i due responsabili Cesaretto e Favarato per la prevenzione delle UssL 7 e 8, a cui avevamo inviato l’esposto del 2023, perciò dopo quasi due anni, ci devono dare delle risposte circa l’inopinato avvelenamento delle acque e il conseguente attentato alla salute che questa nuova diffusione di Pfas sta creando. Tra tutti coloro a cui l’esposto è stato diretto, le uniche azioni che abbiamo visto finora, come nel 2013, sono quelle del MASE. Nella prima calotta di calcestruzzo per le opere provvisionali, i PFBA impiegati nei cemento dei tunnel di SPV ammontano ad alcune migliaia di tonnellate, secondo i nostri calcoli (senza contare la calotta definitiva) e sulla base dei dati della scheda tecnica dei prodotti che il concessionario SIS ha denunciato. Si tenga presente per fare un confronto che un dato attendibile sulla produzione annuale di Miteni, con tutti i reattori attivi era di circa 30 tonnellate di pfas all’anno. Le conclusioni contenute nell’allegato tecnico diffuso anche su VicenzaToday.it, non sono altro che una replica dei ritardi, delle omissioni e delle ambiguità già viste nella vicenda Miteni. Si parla di monitoraggi, di tavoli tecnici, di “valutazioni di fattibilità” e di “condivisione dei dati”, ma non si affronta con decisione la gravità del disastro ambientale in corso, serve una procedura da zona rossa.

Questa strategia dilatoria e burocratica è una copertura istituzionale del più grande disastro ambientale mai gestito dalle forze di governo della Regione Veneto, che da anni si trincerano dietro atti formali e silenzi operativi.

Sotto questa luce appare un correre ai ripari lo sbandieramento della nuova campagna di monitoraggio della salute, chiesta da anni, e arrivata in campagna elettorale per avere due voti, per mungere ancora i buoi nella stalla, speriamo che i buoi capiscano questi mandriani vanno cacciati.

👉 In primis, la responsabilità politica ricade sulla Lega, con il presidente Luca Zaia, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, l’assessora alle infrastrutture Elisa De Berti, l’assessora alla sanità Manuela Lanzarin. 👉 A ruota sono coinvolte, Forza Italia e Fratelli d’Italia, con la presenza ingombrante e ideologica dell’eurodeputata auto-candidata Elena Donazzan, simbolo di una gestione arrogante e distante dai territori. Qualcuno altro nel PD si dovrebbe fare un esame di coscienza se ce l’ha, per chiedere scusa della campagna “FINIAMOLA”, partita da certi ambienti neo-dorotei, troppo abituati a “ciavare santi”. Questa classe dirigente ha permesso lo smaltimento di milioni di metri cubi di rocce contaminate da PFAS in cave a diretto contatto con le falde acquifere, mentre era in corso un processo per disastro ambientale. Ha ignorato le richieste dei cittadini, ha minimizzato i rischi, e ora propone l’ennesimo documento tecnico come se fosse una risposta. 📢 Non lo è. È una foglia di fico. È una vergogna. Vole la SPV a tutti i costo e ora il costo non lo vogliono pagare. Serve una nuova inchiesta, serve un nuovo processo: PFAS DUE. Chiediamo:

  • 💥 L’immediata attivazione delle procedure da zona rossa nei territori contaminati;

  • 💥 La completa caratterizzazione dei siti coinvolti a partire dai depositi delle rocce da scavo dei tunnel SPV, per primi Malo, Marano e Montecchio Precalcino SILVA T50 e T44, e tutti gli altri;

  • 💥 L’immediata bonifica delle aree contaminate;

  • 🔍 Controlli indipendenti e frequenti sulla qualità dell’acqua;

  • 📣 Informazione chiara e accessibile per tutti i cittadini con controlli estesi e gratuiti dello stato di salute;

  • ⚖️ Responsabilità politica e penale per chi ha permesso questo disastro;

  • 🧑‍⚖️ L’apertura di serie inchieste per un nuovo processo giudiziario: MITENI-PFAS DUE

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