I metalli pesanti sono documentati nel sito della Safond Martini di Montecchio Precalcino come altresì abbiamo documentato nel sito del cantieri per la costruzione del tunnel della SPV, insieme ai Pfas di ultima generazione. Come mai?
Si è conclusa poco fa la conferenza stampa al presidio davanti alla Safond-Martini srl a Montecchio Precalcino. Ci siamo confrontati su uno dei casi che in provincia di Vicenza spiegano come mai il suo capoluogo sia la 4^ città più inquinate nelle classifiche europee: quello della Safond-Martini srl che ricicla le sabbie delle fonderie vicentine perché poi ne vengano fatti sottofondi stradali. Erano presenti i comitati di Palazzina di Cornedo Vic., Andrea Viero del comitato di Vallugana di Malo, a Claudio Cisotto del gruppo di Castelgomberto che segue gli inquinamenti da Pfas alle Poscole, Tiziano Rizzato e Sergio Carrara del comitato difesa e tutela del paesaggio di Breganze, il gruppo di lavoro sulla tutela del Torrente Astico delegazioni del CoVePA di Bassano e Treviso. È intervenuto l'avvocato Destro che è intervenuto e il portavoce di Europa Verde Valledell'Agno, Fabio Cappelletto. Ha trstimoniato una importante solidarietà con la sua presenza.
In numerose trasmissioni recenti e documentari vengono descritti gravi fatti riferibili a possibili omessi controlli riferibili a personale riferibile all'amministrazione regionale veneta. Più volte sui media si è parlato di una possibile indagine amministrativa da parte della Regione Veneto per appurare eventuali responsabilità di persone o enti riferibili all'amministrazione stessa, senza che la cosa, almeno da quanto pubblicamente emerso ad oggi sfociasse in alcuna iniziativa concreta.
Più volte si sono ripetute e documentate escandescenze e attacchi verbali di cui si rende protagonista un addetto ai cantieri della superstrada pedemontana veneta, in modo particolare quando cittadini e addirittura giornalisti cercano di documentare comportamenti anomali o di fotografare uno scarico di cantiere.
Nonostante gli echi della polemica arrivino sino in consiglio regionale, nulla emerge dagli atti dell’amministrazione. A nulla è valso l’allarme viene destato da un approfondimento giornalistico, che documenti alla mano parla di concentrazioni nelle acque di drenaggio di un canale di scolo afferente ad un cantiere della Superstrada pedemontana veneta in zona Castelgomberto per oltre 13mila nanogrammi per litro di Pfas-Pfba. Si tratta di una situazione così grave rispetto alla quale sarebbe intervenuta con una specifica diffida la Provincia di Vicenza. Anche il comune di Castelgomberto, sarebbe intervenuto con un provvedimento ad hoc. Il riserbo sul resto del cantiere che per 70 km di trincee ha impiegato gli stessi materiali è massimo e preoccupante.
Il 26 agosto scorso peraltro viene pubblicata la notizia di un esposto alla Commissione europea da parte di Isde Medici per l'ambiente incentrato sul problema dei Pfas rilevati attorno al cantiere Spv di Castelgomberto relativamente ad un possibile danno arrecato alla vicina zona umida Tutelata dalla direttiva Natura2000 e sito di interesse comunitario.
Sempre in relazione alle vicenda della Superstrada pedemontana veneta in costruzione in zona Malo-Vallugana nel Vicentino, all'inizio dell'estate l'emittente Tv7 dà ampio spazio alla testimonianza del consulente ambientale Marina Lecis, che parla di sostanze fuoriuscite dallo scavo del tunnel in quella zona con presenze preoccupanti di metalli pesanti tra cui vanadio.
In questo contesto va rilevato che questi metalli pesanti e al loro presenza è documentata nel sito della Safond Martini di Montecchio Precalcino in provincia di Vicenza come emerge in uno speciale della agenzia di stampa Lineanews.it. Fermo restando questo sito è stato sottoposto a sequestro giudiziario per presunti illeciti di natura ambientale, e che dista pochi metri dai cantieri Spv, nella video-inchiesta a corredo del medesimo speciale si possono altresì notare quelli che sembrano essere scarti della lavorazione di fonderia in particolare sabbie di fonderia notoriamente pregne di metalli pesanti. In questo momento vale la pena di chiedersi come mai sia bastata una promessa di acquisto non mantenuta del sito, visto l’annunciato fallimento della società, per togliere il sequestro. In secondo luogo c’è da rispondere a una seconda questione come mai il sequestro dell’area non sia stato esteso nuovamente all’area visto il mancato acquisto dell’area, soprattutto perché l’acquirente si sia ritirato dopo la promessa bonifica. Non vogliamo pensare che sia bastato questo dribbling amministrativo e ambientale per consentire a quest’area di operare ancora sulla linea d’ombra del lecito e dell’illecito .
Chiediamo di valutare, affinché siano presi i provvedimenti del caso, la sussistenza di eventuali profili rilevanti sia sul piano amministrativo che penale. Ove fossero riscontrati questi ultimi si chiede alle competenti autoritàdi peseguire gli eventuali illeciti penali.
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