sabato 30 maggio 2015

STRATEGIA D'USCITA PER LA SALERNOREGGIO DEL NORD EST.

www.soveratiamo.com
Per Luca Zaia la Valdastico Sud senza A31Nord diventerà la Gioia Tauro del Veneto, noi siamo d’accordo con lui visto la  presenza della ‘Ndrangheta nelle opera veneta. Questo paragone conferma in noi il fatto che la Pedemontana Veneta sarà la Salerno ReggioCalabria del Nordest
Si perché senza il traffico dell'A31 e della Valsugana da nord si certifica il fallimento del PEF di SPV firmato da Zaia, Vernizzi e Dogliani. A 6 anni dal consegna al concessionario, si registra solo qualche spicciolo dai fondi privati, e dopo oltre  un anno e mezzo di ritardi nella progettazione, non si sa nulla sulla consegna dell'opera completa. La SPV doveva finire in 5 anni ma è senza contributi bancari, del resto non è l'unica opera da cui si tengono alla larga le banche italiane. E’ possibile che nessuno pensi una strategia di uscita per la SPV, che contempli tre passi semplici e tre ragionamenti basilari di approccio politico a un’opera che rischia di trasformarsi sul serio in un buco? Per queso il CoVePA propone tre piccoli passi per uscire dalla Salerno Reggio del Nordest: A) Eliminazione dell’Emergenza; B) Annullamento della concessione; C) Rimoludazione di progetto e cantiere con i soldi che ci sono!
Quel piano finanziario si basa su calcoli e previsioni da gioco delle tre carte: sotto alla tazza non c'è traffico e dunque non ci sono ricavi, senza ricavi le banche non ci mettono soldi, senza soldi deve intervinire il governo con fondi pubblici. Il contratto per questo chiama la regione e lo stato a risponderne sia con 436mln in 15 anni, che con interventi per contenere gli interessi delle banche capaci di costare anche oltre il 20%, come sostiene Carlo Ponti(p.188 “Strade senza uscita” R.Cuda). Noi lo sapevano da anni e su questo è partita la censura della Corte dei Conti e dell'ANAC e dovrebbe arrivare anche quella della Magistratura.


Che SPV sia Salerno Reggio del Nordest est è confermato dal fatto che il metodo Anas, fin dai primi cantieri, è entrato in SPV con il direttore lavori dei primi cantieri: quel Vittoriano Picca che nel 2011 firmava la Direzione Lavori della base di Romano e gli altri lotti avviati per primi. SPV è la SalernoReggio del Nordest anche per le decine di cantieri iniziati come un cane che la molla un po qua e un po la, in giro. SPV sembra cercare un padrone, ma quale padrone se non il Luca Zaia che piange per A31 Nord? Adesso gli è rimasta solo la SPV, è sua anche in faccia al 50% di veneti che lo appoggiano e che dovrebbero preoccuparsi del disastro finanziario che si nasconde nel contratto che lui ha avvallato con tanto di delibera
I collegamenti con SPV nell'inchiesta Sistema  sono evidenziati in decine di pagine, è quella che ha visto arrestato il suo direttore dei lavori l'ing. Perotti. Certo Perotti non è stato arrestato per la SPV, ma è strano che continuamente per giustificarne l'arresto, gli inquirenti riportino brani di intercettazioni dove coindagati, si lamentino del fatto che Perotti abbia preso la SPV grazie ai maneggi di Incalza dalla sala dicontrollo dell'unità di missione grandi opere del ministero di Lupi. 
Allora perché costruire una Salerno ReggioCalabria del nordest? E’ possibile immaginarie una strategia di uscita per la costruzione di una autostrada ancora priva dei fondi privati previsti nel Piano Economico Finanziario e di quelli originati dai rivavi di un trffico molto al di sotto delle previsioni? In sovrappiù c'è il fatto che il contratto di concessione viola le basi della normativa di riferimento mantenendo in capo al pubblico tutto il rischio operativo.
E’ possibile che dietro a un commissario e a una emergenze, già cassati da due sentenze del TAR Lazio e da altre tre in arrivo, si nascondano tutti? In testa a chi si nasconde vi è il Presidente uscente Zaia le altre teste politiche che non hanno il coraggio di affrontare la realtà. Possibile che nessuno, delle decine di parlamentari veneti e di consiglieri regionali, si ribelli e abbia il coraggio di spedire a casa emergenza e commissario della Pedemontana Veneta. Perchè non c'è nessuno che strappi e riveda il contratto di concessione e rimoduli il progetto secondo le reali esigenze del territorio? E’ possibile che nessuno abbia chiara una strategia di uscita per la SPV. 
Ecco tre passi semplici e basilari di approccio a un’opera che rischia di trasformarsi sul serio in un buco, non solo per i suoi 70 km di opere sotto terra, nella ghiaia:

  1. Eliminazione dell’emergenza traffico inesistente tra Treviso e Vicenza, con contemporanea rimozione del Commissario Vernizzi;
  2. Denuncia del contratto di concessione di SPV perché fuori legge;
  3. Rimodulazione del progetto da realizzarsi con le reali somme a disposizione che in questo momento possono ammontare a circa 1.200 mln di € (metà pubblici e metà da fondi privati); contemporanea ridefinizione della costruzione che a titolo di esempio potrebbe contenere:
    1. riduzione delle carreggiate da 4+2 a solo 2 complessive con piazzole di emergenza separate da spartitraffico e eventuali tratti per sorpassi delimitati alle uscite,
    2. blocco dei lavori nel vicentino e apertura dei cantieri nel trevigiano, dove manca una strada a percorrenza interprovinciale e intercomunale,
    3. trasformazione del tratto in Valle dell’Agno in bretella a due corsie con eliminazione dei caselli e pedaggi ameno a partire dal Tunnel Castelgomberto-Malo,
    4. trasformazione del tratto Breganze-Bassano del Grappa in strada intercomunale a due sole corsie con piazzole di emergenza senza caselli;
    5. pedaggiamento automatico nel percorso(trasponder o vignetta) e con barriere alle estremità.

Se tutti non si fossero girati dall'altra parte e avessero ascoltato gli allarmi lanciati dal CoVePA, ripresi dalla Corte dei Conti e dalla Autorità Nazionale Anti Corruzione, questi pochi punti sarebbero all'ordine del giorno della politica veneta. Siamo rimasti inascoltati prima e dopo l’arresto di Incalza, soprattutto da chi prima ha accondisceso alle richieste dell'Ercole di Lupi per il controllo dell'unità di missione. Quello era il luogo di comamdo da cui tirare i fili sulle grandi opere. C'è da chiedersi come lo abbia fatto anche con la Pedemontana Veneta visto che, come sostiene Giulio Burchi, amministratore delegato della Brescia-Padova e della capogruppo A4 Holding, Perotti sarebbe stato alla Direzione Lavori di SPV per questo e su interessamento di Incalza. 
Emerge dall'Ordinanza di Custodia Cautelare della procura di Firenze che Incalza abbia maneggiato fino a poco prima dell'arresto. Infatti nel dicembre del 2014 incontra i due veneti del PD, il sottosegretario dell'Economia e delle Finanze Gianpaolo Baretta da Venezia, e il Sen. Giorgio Santini da Marostica, membro della 5ª Commissione permanente del Senato (Programmazione economica, bilancio), insieme al presidente Sen.Antonio Azzolini e alla Sen.Federica Chiavaroli di AP(Alfano-Lupi). Con loro le ha tentate tutte per restare in sella, almeno con i suoi uomini piazzati nel ministero e nel diretto controllo delle opere, tra cui pare SPV. Pare ci fosse riuscito fino al suo arresto, sia chiaro però, che nessun giudice ha finora contestato nulla ai 4. Quel colloquio comunque la dice lunga su come possa Del Rio pelare la gatta del ministero che gli è stato affidato, staremo a vedere.
Ci sarebbe da indagare per i fatti descritti nell'ordinanza in relazione a Pedemontana Veneta, come pure sulle decine di varianti, che hanno spostato di mesi l'efficacia esecutiva del progetto di SPV. Di sicuro si sono fregati le mani in Regione e in SPV, quando l'unità di missione grandi opere non ha sollevato il minimo dubbio sul progetto esecutivo del 2013, pieno di prescrizioni e raccomandazioni del commissario dimezzato, nel migliore dei casi evase mesi dopo, nel peggiore ancora da evadere. 
Questo silenzio romano ha fatto giungere nelle casse della SPV 614mln di € del governo. Di queste centinaia di milioni SPV NON NE HA ALCUN DIRITTO se applicassimo quanto disposto dall’art 18 comma 2 del decreto legge 69/2013 convertito in legge 98/2013 e dal decreto interministeriale MIT/MEF n. 268 del 17.07.2013. La cosa è ancora più evidente se controllassimo i dettagli dell’approvazione dell’esecutivo. Il Commissario Vernizzi sta nascosto nella sua isola, al comando di una compagnia di reduci di cui auspichiamo la smobilitazione al più presto. Si nasconde bene dietro a norme applicate in modo così estensivo da essere al limite della eversione del sistema democratico. Infatti con le centinaia di prescrizioni ha potuto riapprovare per protezione civile, il progetto esecutivo anche 10 mesi dopo l'approvazione del 2013, come nei tre casi, a titolo di esempio, certificati dalle delibere n. 98, n. 99 e n. 100 del 2014. Se questa non è la SalernoReggio del Nordest che cosa è?



Massimo Follesa Portavoce CoVePA ovestVI

Nessun commento:

Posta un commento

TU COMMENTI NOI MODERIAMO