domenica 23 febbraio 2020

DALLA CORONA DEL DOGE ALLA CORONA DEL VIRUS

Che dire del povero Zaia, gli butta male per la campagna elettorale, sperava di fare la Madonna pellegrina per una campagna trionfale invece deve chiudere la baracca e i burattini di feste e sagre. Forse gli resta il monoscopio delle televisioni locali per la rielezione al terzo mandato. Nonostante la Pedemontana Veneta con crolli, voragini e buchi finanziari, dopo i Pfas che secondo l’inchiesta della procura condotta dai Carabinieri del NOE di Treviso sono passati sotto agli occhi degli organi tecnici regionali, dopo i trionfi al prosecco e olimpionici aspirava alla corona da doge con la terza rielezione, quella dell’ermellino, invece si è beccato una corona col virus.

Questo pensiero ormai è chiaro dopo una mattinata buttata quando ci rendiamo conto che quello che volevamo vedere, la Chiamata di Marzo a Recoaro Terme è travolta dai provvedimenti per limitare la diffusione del nuovo virus 2019-nCoV, il corona-virus. In un caffè a Valdagno per la colazione ci va di traverso pure quella, perché il solito bene informato, perché ha il cognato nella protezione civile locale e il nipote quasi “laureà”, spiega a tutti gli avventori che i “farabuti del governo, parchè no i li gà leti nisuni” avrebbero lasciato le porte aperte a tutti. Non puoi fare a meno di ascoltare, visto che il tono è da discoteca, anche se siamo alle 8,30 del mattino, e che vuole spiegare a tutti che quello che sappiamo è solo la punta dell’«aisber», che non hanno ascoltato Salvini, e che Zaia fa quello che può per «bàtere el batère». Quando arriva a dire che Conte e «el bocia de la sanità» sono in ritardo lasciando le porte aperte a tutti, non se ne può più. Ci alziamo per uscire, ma io non riesco a trattenermi, e lo apostrofo ricordandogli che non è un batterio ma un virus; che è vergognoso e ignorante il suo ragionamento dal momento che la sanità in Regione Veneto la gestisce Zaia e il suo super maneger Mantoan; che la porta è stata proprio tenuta aperta da quest’ultimo con la sua lettera all’università di Padova dell’11 febbraio 2020che il governo, che certamente ha le sue colpe visto, che andiamo ancora avanti con annunci e non è ancora stato pubblicato il decreto sull’emergenza, è dovuto intervenire dopo le evidenti sottovalutazioni proprio di Mantoan. Quello che emerge è che l’11 febbraio scorso Mantoan censurava il Prof. Andrea Crisanti Direttore dell’UOC microbiologia e virologia dell’Università di Padova, che voleva controllare i viaggiatori di rientro dalla Cina privi di sintomi, poiché secondo la letteratura scientifica questi possono essere veicoli dell’infezione. A poco è servito specificare che la porta in Veneto l’hanno proprio lasciata aperta chi aveva il dovere di chiuderla per tempo. Sarà bello capire che costi dovrà coprire la regione per la bonifica dell’ospedale in project-financing di Schiavonia, solo per non aver voluto pagare alcune centinaia di tamponi in via preventiva.
Il colloquio al caffè si conclude con gli amici che mi tirano via perché che vuoi dire a chi non crede a una parola che dici a prescindere, e finge di non capire che la sanità è una delle famose competenze regionali affidate ai veneti da anni? Alla fine crediamo che chi si copre occhi e orecchie, ma apre la bocca forse si merita un dirigente come Mantoan, quello che ci ha raccontato che all’inquinamento dei Pfas nel sangue si può rimediare con la plasmaferesi. A noi resta la convinzione che se una cosa come quella inviata alla Università di Padova l’avesse scritta un dirigente di una regione civile dell’Europa, il presidente della stessa lo avrebbe dimesso e chi lo ha innalzato a incarichi nazionali lo avrebbe licenziato in tronco. Cosa aspettano Zaia e il Governo a cacciarlo da tutti gli incarichi che gli restano, cosa che ci auguriamo perché si meriterebbe di sparire dal panorama amministrativo veneto e nazionale. Bisognerebbe passare dal volo dell'angelo a una forma di giudizio divino, il volo dal ponte di Roana per chiudere il Carnevale ma a chi farlo fare?

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