Torniamo sulle reali ragioni alla base dell'annullamento dell'emergenza e della nomina di un commissario di protezione civile per la Pedemontana Veneta, pubblicando un intervento di Ilario Simonaggio responbile dell'Area Ambiente Territorio e Reti della CGIL Veneto, tratto da Tera e Acqua di dicembre-gennaio 2016/2017.
"Unica
via d'uscita è la “rinazionalizzazione” delle autostrade: è
facile fare l’imprenditore con il rischio d’impresa scaricato
sulle Istituzioni pubbliche. Se deve essere lo Stato a pagare, tanto
vale che sia lui stesso a gestirle e incassare i guadagni dei
pedaggi."
Viene
quasi dato per certo che la prossima
comunicazione della Corte dei Conti porti insieme
alle tante censure la richiesta di
“danno erariale” a carico di
vari soggetti distratti, negligenti, o….peggio.
La
Procura Generale della Corte dei Conti
ha assunto un parere il 15 settembre 2016 sulla Superstrada
Pedemontana Veneta. La relazione, di 240 pagine, è stata inviata ai
soggetti convocati per l’adunanza plenaria (tenuta a Roma il 6.10)
che potevano depositare memorie scritte. Infine, il 15 novembre,
l’Alta Corte ha pronunciato con una sintesi di una decina di pagine
un giudizio di criticità e di “insoddisfazione” relativa a varie
questioni di metodo e di merito.
Questa
è la sintesi ANSA
sulla gravità della situazione, mentre la relazione (di 46 pagine
con 170 di allegati, trasmessa l’11.11 ai 78 enti, tra cui tutti i
Comuni dell’asta vicentina e trevigiana interessata) è
recuperabile sul sito della Corte dei Conti: PEDEMONTANA
VENETA: CORTE CONTI CONFERMA LE CRITICITÀ, SEGNALA LENTEZZA
DELL’OPERA E CARENZE PROGETTUALI. La
Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni
dello Stato della Corte dei Conti è intervenuta sullo stato di
realizzazione della Superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta. "La
relazione conferma le criticità
riscontrate lo scorso anno, quali,
fra le altre:
-
l'estrema lentezza dell'iter dell'opera;
-
i costi della struttura commissariale che si sovrappongono a quelli
degli organi ordinariamente deputati alle stesse funzioni;
-
le carenze progettuali;
-
la portata di alcune clausole della convenzione;
-
le difficoltà inerenti all'esecuzione dell'opera;
-
l'esistenza di clausole contrattuali
particolarmente favorevoli al concessionario;
-
gli oneri e le penali e la loro
rilevanza per i bilanci pubblici;
-
le problematiche di ordine ambientale
rilevate dal Ministero competente;
-
il lievitare dei costi".
“Il
ricorso al partenariato pubblico-privato, prosegue la Corte dei
Conti, non ha portato i vantaggi ritenuti suoi propri, rendendo
precaria ed incerta la fattibilità
dell'opera stessa. Appare evidente,
infatti, la difficoltà a far fronte al closing
finanziario, ricorrendosi,
in contrasto con i principi ispiratori della finanza di progetto,
all'intervento di organismi pubblici,
al fine di superare le criticità dell'operazione, dovendosi valutare
anche la traslazione del rischio di
mercato sul concedente, in contrasto con la ratio
del ricorso alla finanza di
progetto.
A
poche settimane dalla (Dopo
la - ndr)
fine del mandato del commissario
delegato (istituto sul quale il
Dipartimento della Protezione civile ha avanzato perplessità,
circa la futura titolarità della
competenza alla continuazione dell'opera) si profila una situazione
di incertezza. Non è ancora chiara
la realizzabilità di molte strutture viarie funzionalmente connesse
alla realizzazione dell'opera
principale".
"Solo
a seguito dell'intervento della Corte, conclude la nota, è stata
intrapresa, da parte degli organi competenti, una più approfondita
attività di controllo sulla gestione dell'opera. È necessario
provvedere ad una rapida definizione delle procedure espropriative".
La
Corte usa la documentazione esistente per certificare questo STATO
AVANZAMENTO LAVORI AL 30 GIUGNO 2016:
Lavori 19,89% - Espropri 12,46% - Interferenze 14,82% - Progettazione
ed altro 64,62%.
Gli
oneri finanziari sinora utilizzati sono, nella quasi totalità, di
fonte pubblica! Da qui la sofferenza
degli espropriati e delle tante imprese, anche venete, che lamentano
sei mesi di fatture non pagate con il rischio di fallimento. Inoltre
l’Alta Corte solleva un problema dei collaudi
pagati dal concessionario, prassi
contraria al principio di buon andamento amministrativo. Il
commissario Vernizzi replica che così fanno tutti per opere
autostradali. La questione è stata girata ad ANAC. Temo che sia
un’altra vicenda come le assunzioni dei dirigenti ANAS senza
concorso e in violazione del decreto Madia, per le quali Raffaele
Cantone sconsolato ha dichiarato “ ANAS non cambia mai”. Staremo
a vedere.
Viene
quasi dato per certo che la prossima
comunicazione della Corte dei Conti porti insieme
alle tante censure la richiesta di
“danno erariale” a carico di
vari soggetti distratti, negligenti, o….peggio. Inoltre sono in
corso convulse trattative tra Roma, Venezia e Trieste per dar
sollievo e soluzione, con cambi societari alla temuta “fermata dei
cantieri”. Ecco il commento di Laura Puppato, riportato dall’Ansa:
“Cassa Depositi e Prestiti si sfila dal progetto, così la Bei:
entrambe ritengono sovrastimati i
flussi di percorrenza; abbiamo un
concessionario che finora non ha messo 1 euro e ha utilizzato solo
fondi pubblici, i lavori sono sotto il 20%, gli espropri al 12%, per
un'opera di cui si parla dal 1990. Con
i soldi già spesi si sarebbe potuta realizzare un'arteria leggera,
senza pedaggio e al servizio dei comuni,
ma si è voluto perseguire un interesse diverso dal bene comune; un
fallimento perché, se verrà realizzata, quest'opera produrrà un
indebitamento della Regione che pagheranno i nostri figli per
decenni. Zaia faccia autocritica,
guardi in faccia la realtà e ne tragga le conclusioni".
Due-tre
anni fa, ho scritto una nota, ripresa da alcuni giornali nazionali,
con cui invocavo la “rinazionalizzazione” delle autostrade: è
facile fare l’imprenditore con il
rischio d’impresa scaricato sulle Istituzioni pubbliche. Se
deve essere lo Stato a pagare, tanto vale che sia lui stesso a
gestirle e incassare i guadagni dei pedaggi.
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