mercoledì 8 luglio 2015

Corte dei Conti, faro sugli espropri

https://drive.google.com/file/d/0B79_g8yAOzcBWnVpNldOZnRHeEk/view

TRATTO DA VVOX DI M.MILIONI
A Palazzo Balbi si parla di Jp Morgan e Goldman Sachs per dare ossigeno al privato

Fin dai tempi dei suoi esordi, quando sembrava che la commessa per la Pedemontana Veneta (o Spv che dir si voglia), sarebbe finita in mano al dinamico duo Impregilo-Mantovani, il progetto dovette patire sofferenze e ritardi a più non posso. Poi, ai primi degli anni Duemila, dopo un tormentato contenzioso davanti ai giudici amministrativi, la concessione passò in mano al consorzio italo-spagnolo Sis-Spv. Ma le rogne, sebbene i lavori siano ormai cominciati in diversi tratti della Montecchio-Spresiano, non sono finite.
DOSSIER ESPROPRI

L’ultima in ordine cronologico è quella degli espropri. Per il commissario governativo delegato alla Pedemontana, l’ingegnere Silvano Vernizzi, le pratiche sono a buon punto. La maggior parte dei soggetti sottoposti ad esproprio ha accettato una transazione bonaria. Poi ci sono gli irriducibili, che non si sono accontentati e che in modo diverso si sono rivolti ai tribunali. La grana si è materializzata quando gli espropriati, pure quelli che avevano seguito la linea dell’accordo, hanno cominciato a lamentare che non erano nemmeno sttratto da VVox di Marco Milioni

ati versati i minimi anticipi previsti dalla legge, nonché dalle stipule private.

Vernizzi da settimane va ripetendo che il concessionario dell’opera (90 kilometri d’asfalto che connetteranno Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza e Spresiano nel Trevigiano), la conglomerata italo-spagnola Sis-Spv, si stia comportando in modo sostanzialmente corretto, e che sia sul punto di perfezionare ristori per 80-100 milioni di euro: il tutto a fronte di un monte espropri che ne vale almeno 300, ed il cui iter si dovrebbe completare, come da programma,in un paio d’anni.

Sul versante opposto c’è chi restringe di molto il novero delle persone «cui sono stati versati gli indennizzi di minima previsti dalla legge», spiega Massimo Follesa, portavoce del Covepa, il coordinamento che danni si batte contro l’attuale tracciato della Spv. Follesa se la prende col presidente della provincia trevigiana Leonardo Muraro (ex Lega, oggi accasatosi nel movimento di Flavio Tosi) «che da giorni va cianciando sui media veneti di ristori minimi che sarebbero stati già versati. Non è vero, sfido ad esibire le copie dei bonifici. Per anni si è venduta la Spv come un’opera fatta coi quattrini dei privati. Invece quanto realizzato sino ad oggi, di fatto lo hanno realizzato con i fondi pubblici e con quelli degli esprori,» rilancia sul blog del coordinamento.

LA NOVITÀ

Della questione si stanno interessando anche le autorità di controllo a Roma, Corte dei conti in primis. Una precisa richiesta di delucidazioni porta la firma del magistrato della Corte dei ContiAntonio Mezzera. La missiva è datata 2 luglio ed è giunta ieri in copia multipla negli uffici dell’assessorato alle infrastrutture della Regione Veneto. Nello specifico la Corte, che da mesi sta passando ai raggi X il dossier Spv, chiede lumi in relazione a diverse lamentele giunte al suo ufficio. Lamentele «dovute allo svolgimento di procedure espropriative intraprese senza la corresponsione dei dovuti indennizzi». Alla problematica la missiva (che Vvox.it può mostrare integralmente) dedica il primo paragrafo di un documento di 38 pagine che ripercorre la cronistoria delle richieste già formulate in passato dallo stesso magistrato.

QUESTIONE DI “SCHEI”

Resta che il privato è a corto di quattrini. Detto con un tecnicismo: non è in grado di ultimare il closing bancario. vale a dire non ha ancora trovato istituti di credito che garantiscano prestiti che coprano l’intero valore dell’opera, a spanne 2,2 miliardi.

Oggi su la Nuova Venezia Vernizzi ha dovuto ammettere ancora una volta che lo stesso proponente al momento non dispone di tutti i finanziamenti e che i lavori eseguiti sino ad oggi, che valgono un monte di 300 milioni di euro, per ben 200 hanno beneficiato della quota parte pubblica: il tetto di quest’ultima dovrebbe fermarsi a 600 milioni. Una cifra salita negli anni, ma che secondo gli oppositori potrebbe salire sino a 1000 milioni di euro. E se Vernizzi parla di una banca d’affari statunitense pronta ad intervenire trasformando eventuali linee di credito verso Sis-Spv in obbligazioni di scopo (project bond, in gergo finanziario), tra i più alti dirigenti regionali già circolano due nomi di peso. Il primo, meno accreditato, è quello diGoldman Sachs. Il secondo, dato in pole position, è quello di Jp Morgan. Il tutto mentre sul futuro di Spv (la questione sarà presto al centro di un altro approfondimento di Vvox) si stagliano alcune nubi relative alle grane giudiziarie che hanno interessato un progetto che continua ancora a far discutere. E a dividere.

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