martedì 6 marzo 2012

Un affare da 330 milioni sulle terre dei Pomini. La Tribuna di TV 23 febbraio 2010


A VEDELAGO è partita un'operazione ancora più grande di VenetoCity. Come riporta la Tribuna di Treviso del 23 febbraio scorso: "la procedura è la stessa attivata per la realizzazione della nuova Ikea a Casale sul Sile: l’articolo 32 della legge regionale 35/2001. E giace a Venezia dove la giunta regionale deve dichiarare «l’interesse regionale» dell’operazione, presentata da due ditte private –Colomberotto spa di Moriago della Battaglia e Rotocart spa di Piombino Dese – e con l’avallo del Comune di Vedelago. Per il via libera finale, però, sono previsti i pareri obbligatori del consiglio comunale, del consiglio provinciale e di tutti gli enti competenti. Solo a quel punto il presidente della Giunta regionale dà il via libera." Si tratta del più grande macello d'Europa, con una cartiera, un nuovo casello autostradale dell'AutoSupeStrada Pedemontana Veneta, più alcuni impianti collaterali e qualche speculazione immobiliare tanto per non correre il rischio di rimeteerci, cioe aree direzionali, un megadigestore per scarti di macelleria, e aree per capannoni. Un vero e prorio polo industriale come se non ce ne fossero di altri dismessi disponibili. Siamo al ridicolo nelle campagne delle centuriazioni romane del paesaggio veneto delle Ville di Palladio e del Barco della Regina Cornaro da poco decantate da Grease Zaia a LineaVerde, Si parte con un'altro circo speculativo-politico-mediatico sotto il cappello dello sviluppo e del pil. Adesso capiamo a cosa si riferiscono: al tormentone cinematografico campano-calabro-siciliano  "cchiù pil(u) per tutti". 

Il progetto del polo industriale di Barcon prevede la realizzazione di un impianto di macellazione e di lavorazione/confezionamento della carne (il più grande macello d’Europa), un impianto di produzione di carta, un casello autostradale di collegamento alla Superstrada Pedemontana Veneta e di alcuni impianti accessori:un digestore per gli scarti della macellazione, un centro ricerca, un impianto di miscelazione. La superficie occupata sarebbe di 90 ettari complessivi, i posti di lavoro attesi dichiarati dal progetto sono seicento. Previsto lo scavo di 2 milioni di metri cubi di ghiaia. L’investimento delle due industrie è di 330 milioni di euro. La contropartita pubblica è legata, oltre agli aspetti occupazionali, nella realizzazione del casello di Barcon per un valore di 11 milioni di euro e dalla cessione di aree per un valore pari a un milione di euro. Le aree sono già state acquisite, nel 2001, dalla ditta Colomberotto, che detiene un’importante stalla a poche centinaia di metri di distanza: erano di proprietà della famiglia di Guido Pomini, attuale presidente dell’Ascom proviciale. Contro l’operazione Barcon si sono già dichiarati, oltre al Credito Trevigiano che ha sede nella vicina Villa Emo, Confartigianato, Cna, Italia Nostra, il Fai, il WWF, il Partito Democratico e il Comitato spontaneo Barcon Viva, che con il Comitato civico Vedelagoha promosso per domani sera una nuova riunione: sono previsti i contributi di Umberto Zandigiacomi (Italia Nostra), Andrea Menegotto di PROAP Italia, Enzo Bergamin (Fondazione Villa Emo). L’incontro si svolgerà con inizio alle 20,30 nella barchessa di Villa Pola a Barcon. 


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