E’ notizia ufficiale di oggi 22 marzo, il ministro portoghese dopo una attenta analisi della corteo dei conti ha depennato il progetto alta velocità Lisbona Madrid di comune accordo con il governo spagnolo. La notizia è stata data con una certa risonanza per placare gli animi del popolo portoghese che sta pagando una crisi economica senza precedenti che nulla ha a che invidiare a quella greca. Sono ormai anni che questo paese assume la “cura europa”, ricetta farmacologica anti crisi fatta di tagli allo stato sociale, tagli ai diritti del lavoro e così via e i risultati si vedono eccome, mercato nero dei farmaci, corruzione per accedere alle cure ospedaliere, scuole che cadono in pezzi. Un paese in ginocchio che guardando anche al vicino spagnolo ha finalmente deciso di iniziare a tagliare le spese inutili, non tanto per scelta ma per necessità. L’esperienza spagnola infatti parla chiaro anche se in Italia dell’ex governo Zapatero si parla di tutto meno che del reale motivo per il quale è crollato, la tav. Il tanto inneggiato leader progressista è riuscito durante il suo mandato a forare le casse dello stato per oltre 45 mld di euro nei soli progetti di alta velocità ferroviaria, equivalente a ben due manovre lacrime e sangue che l’Italia sta affrontando. Costi questi non previsti che superano i progetti e di solo e reale debito.
http://www.notav.info/top/il-portogallo-cancella-un-pezzo-di-corridio-v-la-lisbona-madrid/
Con questo tagli il famoso corridoio V Lisbona Kiev perde un altro pezzo anche se molti li ha già persi senza troppo clamore. La Lisbona Kiev diventerebbe quindi Madrid Kiev ma il tratto Trieste Kiev come sta? Di questo in Europa nessuno osa parlarne, oltre il confine italiano sembra esserci la nebbia più fitta e anzi in Europa nulla giunge dello stato di salute di queste repubbliche. Quello che era il nuovo fronte di investimento per la vecchia europa oggi sembra diventato un problema, le velleità di allargamento dell’euro zona definitivamente chiuse e l’est rimane ormai un bacino di risorse coloniale a cui attingere, finche sarà consentito. Kallas, commissario europeo per le infrastrutture parla ormai solo più di Torino Lione e tutto ritorna alla matrice originale del problema, Italia e Francia, con la seconda in campagna elettorale e con ben altri problemi rispetto all’alta velocità. Chi parla ancora di corridoio è il buon Monti, terrorizzato dallo scivolamento verso il mediterraneo e dal rimanere tagliato fuori dall’europa ma se le sue ricette di salvataggio sono queste non sarà la Torino Lione a portarci in Europa in tre ore ma verso Atene in cinque minuti. 360 professori e ricercatori universitari hanno scritto al governo, l’opinione pubblica boccia nei sondaggi ogni giorno di più questo progetto, cantanti, artisti ed esponenti del mondo culturale ogni giorno si esprimono a favore del movimento, la val di Susa resiste e sembra inarrestabile, chissà… Sarà giunto anche per il nuovo progetto Torino Lione il momento dello stop?
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