Quanto apparso sulla stampa giovedì 29 marzo 2012 (Giornale di Vicenza La pedemontana incappa nei guai dell’acquedotto) richiama quello che può essere la tempesta perfetta nella Pedemontana Veneta: la tempesta perfetta nella Pedemontana Veneta: pioggia battente, incidente stradale con conseguente tamponamento e ribaltamento di una cisterna per il trasporto di prodotti chimici o idrocarburi, sotto la pioggia battente i liquidi fuoriescono e vengono smaltiti in falda direttamente grazie ai pozzi disperdenti non compartimentati delle trincee.
Tutto questo risultava da anni secondo le denunce e gli allarmi presentati da parte dei cittadini aderenti ai comitati del vicentino e del trevigiano in sede di accesso agli atti del gennaio-febbraio del 2010, in sede di ricorso al TAR Lazio nel novembre 2010, nelle interrogazioni presentate ai Consigli Comunali di Malo, Trissino, Castelgomberto, Brogliano, Montecchio Maggiore, e in Regione tra il 2010 e il 2011, nelle richieste presentate il 21 ottobre 2011 direttamente al commissario Straordinario, l’onnipotente ing. Vernizzi, quando ha ricevuto i comitati nella sede di VenetoStrade, in conferenza stampa dal Co.Ve.P.A. all’inaugurazione dell’opera del 10 novembre 2011, ma soprattutto risulta agli atti di approvazione del progetto preliminare da parte del CIPE dal 2006.
Il progetto definitivo che è stato consegnato in toto presso il Tar Lazio su richiesta dei 41 ricorrenti non rappresenta alcuno dei provvedimenti richiesti dal CIPE. I ricorrenti chiedono il rispetto delle leggi e delle norme che lo stesso governo si è dato per l’attuazione dell’opera. La situazione potrebbe essere critica dal punto di vista dell’inquinamento anche adesso nel cantiere aperto a Montecchio Precalcino, dove stazionano costantemente nelle trincee mezzi d’opera come trattori, ruspe, scavatori e camion e dove addirittura è stata installata una centrale di betonaggio.
Il sistema dei pozzi in trincea è pericolosissimo per la falda tra il Torrente Igna e il comune di VillaVerla, dove i dati di falda dell’alluvione del 2010 (analisi del Centro Idrico di Novoledo pozzi Caldogno e Dueville) porterebbero il livello in queste aree tra i 59 m e i 62 m sul livello del mare. Le fondazioni ad esempio del sotto passo del torrente Igna, della Ferrovia Schio-Vicenza e della A-31 sarebbero poste, secondo le parti del Progetto Definitivo accessibile, tra i 60 e i 65 metri s.l.m.
Ogni responsabilità va ascritta a chi ha almeno omesso di applicare le prescrizioni CIPE nel progetto definitivo e che sono state superate grazie alla nomina del Commissario Straordinario, il quale ha avuto il potere di non attenersi alla delibera del CIPE e alle sue prescrizioni su richiesta dell’ex Presidente Galan, dall’ex presidente Berlusconi e confermato di recente dal presidente Montile sentenze del TAR hanno sancito che il governo non ha dimostrato alcuna emergenza e che non può dichiarare emergenze fantomatiche per disapplicare la legge.
A poco serve invocare il Consiglio di Stato perché asfalti queste sentenze, emergono chiare ed evidenti condizioni e meccanismi di stravolgimento delle norme, dei bilanci e del patto tra cittadini e amministratori, invocati da chi dovrebbe pretenderne il rispetto. Sono considerazioni che investono la procedura di emergenza per la Pedemontana Veneta, ma anche quella di approvazione del progetto preliminare da parte del CIPE nel marzo 2006. Questo percorso che avrebbe dovuto mantenersi nel lato illuminato dal sole è in evidenti zone d'ombra.
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