Eravamo tornati in SPV in seguito alle segnalazioni sulla presenza dei Pfas/Pfbas nelle acqua di alcuni corsi d’acqua attorno al cantiere del tunnel di Pedeveneta tra Cornedo Vic. e Castelgomberto. Un lungo approfondimento in rete aveva aperto il caso che aveva interessato anche la stampa nazionale alla fine di luglio. La documentazione di Arpav evidenziava una situazione che si protraeva da mesi, noi abbiamo potuto verificare che dopo gli ulteriori sversamenti ripresi da VicenzaToday il primo di agosto, questi sono continuati anche il 7 agosto e forse perdurano tuttora.
È così che sabato 7 agosto 2021 siamo tornati alle Poscole di Castelgomberto al cantiere della Pedemontana Veneta e abbiamo trovato uno scarico ancora attivo nel sito del crollo della galleria di SPV del 2017. Durante il sopralluogo abbiamo notato la presenza di alcuni operai con un grosso gippone che lavoravano sullo squarcio lasciato dal crollo del tunnel nel 2019. Misuravano i livelli dei terreni e controllavano alcuni livelli, nello stesso momento era in funzione un gruppo elettrogeno. La posizione del tubo di scarico attivo era proprio sopra al doppio tunnel autostradale e da quella posizione erano visibili le località Cracchi e Palazzina dove si stanno svolgendo i lavori con le mine. Lo scopo di questa sopralluogo era quello di verificare lo stato di conservazione dei luoghi a tutela ambientale secondo i provvedimenti Natura 2000 per i Siti di Importanza Comunitaria come sono le Poscole in quanto zona umida e su cui insiste un percorso naturalistico e didattico organizzato dal WWF e promosso dall’amministrazione comunale di Cornedo Vicentino ormai 20 anni fa.
Le condizioni che abbiamo riscontrato sono disastrose e dimostrano che l’area è praticamente distrutta. Dopo 5 anni dall’inizio dei lavori non si è mai provveduto alla rimessa in pristino dei luoghi ne tanto meno alla loro rinaturalizzazione. È un danno gravissimo per l’ecosistema della Valle dell’Agno e di tutto l’ovest vicentino. Le immagini dimostrano che l’area è un deposito di materiali provenienti da altri cantieri, con materiali sparsi e una serie di pozzi sparsi lungo una strada di cantiere che attraversa l’area naturalistica.
Nel sito del crollo del 2019 si osserva che un piezometro è infisso nella calotta di cemento che chiude il foro e che una manichetta blu, attraversando l’erba alta, raggiunge il tubo che sversa liquidi nella poscola. Le riprese dimostrano che questo avviene con una pompa che preleva dalla profondità del terrena dove sotto transitano le due canne della galleria di SPV malo Castelgomberto. Non è dato sapere se anche queste siano inquinate, ma è possibile che i riscontri fatti da ARPAV possano valere anche in questo caso.
È un fatto però che la galleria cementifica totalmente l’area e il sottosuolo delle risorgive delle Poscole. Come è pure un’evidenza i problemi di allagamento all’interno del cantiere sotterrano e la cattiva gestione del ciclo delle acque di lavorazione proprio all’interno dell’area umida delle Poscole. Vale la pena di segnalare i gravi problemi di una eventuale contaminazione delle acque di risorgiva con i materiali impiegati per la realizzazione delle gettate delle gallerie, nei quali è diffuso l’impiego di prodotti a base di Pfas e soprattutto di Pfbas. Valgono poco le trombe suonate dalla Regione Veneto e dall’ing. Elisabetta Pellegrini sull’avanzamento dei lavori in quest’area, perché le immagini parlano chiaro dei ritardi . Forse proprio per questo aumentano i carichi dei disagi per le persone delle aree di Vallugana e di Palazzina. Per tutte queste ragioni è stato giusto richiamare l’attenzione dell’Unione Europea sulla situazione come ha fatto l’avvocato Destro e auspichiamo il giusto esito che riconosca le mancanze e i danni ad un ambiente patrimonio comune. Le condizioni esterne non lasciano ben sperare neanche per le condizioni dell’opera all’interno dei tunnel.
Le Poscole sono una cartina al tornasole di una situazione le cui condizioni le avevamo annunciate, segnalate e denunciate in numerosi esposti alle autorità competenti tra queste vale la pena di ricordare quello per la mancata verifica di ottemperanza della Valutazione di Impatto Ambientale a termine della progettazione definitiva da parte della commissione nazionale del Ministero dell’Ambiente. Si tratta di esposti che avevamo presentato ai Carabinieri Forestali, alle Procure di Vicenza e Venezia e al Ministero dell’Ambiente, nonché al Ministro Costa.
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