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Pubblichiamo la nota dell'arch. Carlo Costantini che chiarisce in queste ore di attesa, cosa sta dietro alle proposte di Luca Zaia sui Project Financing. Dirsi
stupiti dei progetti di legge di Zaia presentati alla fine di giugno
è inutile, in particolare il n. 15 protocollato il 29/06/2015 a
firma Luca Zaia lo smaschera. Infatti un presidente della giunta
rieletto con oltre il 50% dei votanti la dice lunga sul mandato che
potrebbe intraprendere, e invece no: deposita una ridda di proposte
tutte a vantaggio di chi finanzia la politica e non certo di quella
maggioranza che lo ha votato. La firma di Luca Zaia sulla proposta
per la riforma dei “progetfinansing” è la pistola fumante che lo
inchioda alle sue responsabilità con cui apre il suo secondo
mandato. Se è così sarà tutto volto a parare le chiappe al sistema
veneto, una vera e propria “camurria”,
un imbroglio, una mafia veneta insomma che secondo il detto “schei
e amicisia orba la giustisia”, tende a coprire le perdite
adesso che la festa è veramente finita. A chiudere il festino sono le "regole"
dell'economia italiana, ancora in piena crisi, che vuole togliersi di
dosso il sistema delle tangenti e dei falsi progetti di finanza senza
passare dalla galera (NDR).
L'obiettivo
del PDL n.15 di Zaia è il Project Financing, vale a dire che è cercare di mettere la classica pietra sopra ad "errori"
di valutazione ed atti che spesso sono andati oltre la linea d'ombra
del lecito-illecito. Questi atti sono stati compiuti dalle giunte
Galan-Chisso e dalla stessa Giunta Zaia-Chisso. A questi atti non
sono mancate i si ossequiosi dei colonnelli, dei soldati semplici e dei dirigenti
regionali del Nucleo di Valutazione e Verifica, con la regia del
super-dirigente Vernizzi, che avevano recepito tutti i progetti
presentati nella programmazione regionale, contribuendo a dichiararli di pubblico
interesse. Sono tutti stati preceduti dagli accordi tra Galan e
Baita con dietro tutto il gruppo facente capo alle imprese della CVN
( si veda "Veneto anno zero" di R. Mazzaro e ciò che lo stesso Baita dichiara negli interrogatori dell'inchiesta che lo ha
coinvolto e perfino Galan lo dice nel libro-intervista "Il
Nordest sono io"). In altre parole, Zaia ha capito che - con il cambio
della guardia tra Lupi e Del Rio (e Padoan che tiene i conti) - i
finanziamenti pubblici non potranno più lievitare, come nel caso
del Mose e della Pedemontana Veneta. Oramai gli è chiaro che alcuni dei PF presentati e/o
accolti sono finanziariamente insostenibili, con il PDL n.15 Zaia
vuole avere un mandato in bianco dal Consiglio, ovvero una copertura
politica e giuridica per ritrattarli. E' significativo che questo
atto al limite, non venga preceduto da un passaggio in
giunta, anzi che la neo assessore De Berti, da avvocato si guardi bene dal metterci le mani e il nome come pure il
presidente.
Più
che una ritrattazione sembra che si prepari una nuova negoziazione
con buone uscite per tutti, che non avendo alcun riscontro in
sede pubblica e con il vaglio del Consiglio regionale e il controllo
delle opposizioni, potrà avvenire con la più ampia discrezionalità
nel decidere quali confermare e quali revocare, e a quale prezzo per
le casse regionali. Ricordiamo ancora che non a caso i 150 milioni
previsti quali risarcimenti corrispondono all'1% dei 15 miliardi
dell'importo delle opere in PF: una buona uscita per i progetti
preliminari.
E'
da rilevare che praticamente tutti i
PF dell'elenco fornito al consiglio regionale, probabilmente
incompleto, sono riconducibili alle stesse persone e alle stesse
ditte. In primo luogo si tratta della Mantovani SpA e della Adria
Infrastrutture SpA, società controllata dalla stessa Mantovani, ma
di cui, secondo ciò che emerge dalle pubblicazioni degli atti dell'inchiesta MOSE disponibili,
Galan e Chisso avrebbero detenuto quote azionarie attraverso l'ex
segretaria di Galan, la Claudia Minutillo.
Almeno
due dei PF sono sotto indagine della Magistratura, dell'ANAC e/o
della Corte dei Conti: la Via del Mare Jesolo- VE-TS-Treviso, per
la quale è indagato Vernizzi per "turbativa d'asta" ovvero
per avere condizionato l'approvazione del PF e la gara che i giudici
ritengono sostanzialmente finta ; la Nogara-Mare , la più
insostenibile ed una delle maggiori autostrade previste, da oltre 2
miliardi (una gemella della Pedemontana Veneta ma a sud tra il veronese il rodigino, con una
convenzione assurda che non dà alcuna garanzia che l'opera venga
completata).
Cosa
intenda fare, la giunta Zaia, se viene approvato il PDL n.15/2015
in questo momento non è dato sapersi. Possiamo però ipotizzare che
immagini di stipulare le convenzioni di concessione, oppure di
revocare i PF, sapendo che molti sono insostenibili e che quindi le
società non hanno alcun interesse a realizzare le opere. E'
immaginabile che pensi di pagare alle società stesse ingenti
indennizzi, anziché chiamare a risponderne i responsabili politici e
i dirigenti regionali. Proprio a partire dalla forza del voto popolare
esisterebbe una alternativa che è quella di attendere quanto meno
l'esito delle indagini dei vari organi di controllo quali Corte dei
Conti e Anac, e perché no anche quelle della magistratura inquirente
sulle ricadute del caso Via del mare e del caso Incalza e Perotti, il
direttore Lavori della Pedemontana Veneta, arrestati per gli affari
della Orte-Mestre e della Nogare-Mare, oltre agli altri intutta Italia.
Il
Consiglio Regionale del Veneto è degno di essere segnalato alla
Corte dei Conti, all'ANAC e alla Magistratura, nel caso in cui
voti un tale provvedimento, per eventuali illeciti o reati, o
comunque, per danni alle casse pubbliche derivanti dalla presente
legge, tanto più se relativi a progetti sottoposti ad indagini
ancora in corso. Ci aspettiamo una battaglia sugli emendamenti, tra i
quali è fondamentale la richiesta, contenuta in uno di questi, che -
una volta fatte le verifiche, opera per opera, da parte della Giunta
- sia il Consiglio Regionale, anche ai sensi del comma 4 art. 41 bis
della L.R. 27/2003, a verificare le proposte mediante l'ausilio di
una propria commissione tecnica, autonoma da quella della Giunta.
Dovrebbero essere proprio i consiglieri e non la giunta a decidere
quali opere ammettere e quali revocare e con quali condizioni (o
quanto meno ad esprimere un parere vincolante), anche considerando
che tale operazione comporta una modifica della programmazione e
degli strumenti di pianificazione territoriale regionali (PRT - Piano
regionale delle mobilità e dei trasporti, PTRC - Piano territoriale
regionale di coordinamento , ecc.) che sono certamente di competenza
del Consiglio Regionale.
Un
esempio di questa operazione salvataggio è costituito dalla
proposta di nuova autostrada in concessione e progetto di finanza
della Nogara-Mare. E' significativo che nel quadro delle
infrastrutture fornito dalla macchina amministrativa regionale,
compaia come promotore la società Confederazione Autostrade SPA,
con sede non a caso a Verona. E' la superlobby delle società
autostradali dl Nord Italia, essa comprende tutte le società
pubbliche, private e miste pubblico-private, con la sola eccezione di
Autostrade per l'Italia del Gruppo Benetton. La società inizialmente
promotrice era la Nogara Mare Adriatico, con sede nella stessa sede
di VR di Confederazione Autostrade, per la quale Tosi in particolare
spinge molto affinché sia avviata o salvata sarebbe meglio dire. Il suo AD era Lino Brentan (PD, ex PCI-PDS-DS veneziano), fino
all'arresto e alla condanna per le tangenti relative agli appalti
della autostrada Venezia-Padova di cui era AD. Negli atti
dell'indagine su Brentan (atti depositati e pubblicati su vari
giornali) alcuni imprenditori dichiarano ai magistrati che Brentan
aveva assicurato loro che l'appalto per la Nogara-Mare lo avrebbe
gestito lui, che gran parte dei lavori sarebbero finiti all'Impresa
Mantovani, e che si sarebbe adoperato per far avere loro dei
subappalti. Ciò che non risulta dalla tabella fornita, è che Confederazione Autostrade è
una "scatola vuota" servita per presentare e far approvare
il PF, ma poi alla gara - cui ha partecipato il solo
promotore - la stessa Confederazione Autostrade ha associato le
imprese che in realtà realizzerebbero l'opera, ovvero la Mantovani ed altre che
compaiono sistematicamente in tutti i PF (in questo caso, in
particolare la Mazzi di Verona, che si dice "vicina " a Tosi e
la Grandi Lavori Finconsit, sempre del Gruppo Mazzi, ed altre),
compreso ovviamente Adria Infrastrutture (che è una società di
capitali, non una impresa). Quindi se il promotore è Confederazione
Autostrade , come riportato, il vincitore, che viene omesso nella
tabella, è un'ATI costituita dalle varie società e imprese suddette, da cui trova conferma il "sistema"
che vede sempre presenti le stesse ditte, in particolare Mantovani e
Adria Infrastrutture, legate al clan Galan.
Fino
agli arresti e/o rinvii a giudizio in varie inchieste, è da
rilevare che nel CDA di Confederazione Autostrade sono transitati,
oltre al Presidente leghista Attilio Shneck, presidente anche della
A4 Holding/Serenissima, rinviato a giudizio per i "veleni"
della Valdastico sud, il già citato Lino Brentan, Piergiorgio Baita
(Mantovani/CVN/MOSE ), Bruno Binasco (Gruppo Gavio, accusato delle
tangenti a Penati per la Milano-Serravalle). Praticamente siamo di fronte al "gotha"
dei manager delle maggiori imprese finite nelle inchieste.
Isi
Coppola, erede dell'assessorato di Chisso nella precedente giunta
Zaia, aveva annunciato la stipula della convenzione di concessione in
data 19 aprile. A tale data il Ministro Del Rio aveva chiaramente
escluso dai finanziamenti statali la Nogara-Mare, nonostante le
manifeste pressioni della Coppola, di Tosi ed una parte del PD
rodigino. Inoltre la ditta affidataria non aveva presentato tutta la
documentazione richiesta, per cui non è stata firmata la
convenzione. In questo caso il contributo pubblico di soli 50
milioni, su un preventivo di 2 miliardi di €, tenendo conto che
siamo appena al progetto preliminare, è palesemente sproporzionato.
Nonostante la convenzione tutta a garanzia del concessionario, la parte pubblica risulta
insufficiente e senza "garanzie" politiche bypartisan che
in corso d'opera possano lievitare considerevolmente il contributo
pubblico (vedi Pedemontana Veneta), probabilmente per questo la società
affidataria non si arrischia a firmare la convenzione.
Siamo
di fronte ad una exit-strategy per i progetti di finanza truffa,
ma non con il rigore della dottrina liberista o dell'Europa, con
la soluzione alla Zaia: paga il Veneto. Il PDL Zaia, tramutato cosi
com'è in legge, potrebbe costituire quindi una vera strategia di
salvataggio a favore delle società promotrici delle nuove autostrade
quelle del piano Galan-Chisso e a spese dei contribuenti, salvo che
le pressioni politiche non facciano considerevolmente lievitare il
contributo pubblico. Questo alla faccia delle decine di imprenditori
suicidatisi e delle migliaia di piccole e medie imprese che sbarcano
il lunario strozzate dalle banche che giocano alla roulette della
finanza come nel caso di Veneto Banca e della Banca Popolare di
Vicenza.
Carlo
Costantini
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