TRATTO DA VENEZIEPOST di ANDREA PICCOLO
La fumata bianca alla fine è arrivata. L'assemblea di Serenissima, ex concessionaria dell'autostrada Venezia – Padova, ha deliberato oggi, dopo che la settimana scorsa la prima convocazione era andata deserta per la mancanza del quorum necessario, l'aumento di capitale di 10 milioni di euro (passando da 21 a 31 milioni). Anche se la seduta odierna ha ulteriormente evidenziato la spaccatura in seno agli azionisti. A favore della ricapitalizzazione, infatti, ha votato circa il 49%, ovvero Mantovani che detiene il 25% delle quote e A4 Holding che possiede il 19,05%, e anche Apv Investimenti (che si era sempre astenuta), la società del Porto di Venezia, che possiede il 5,1 per cento delle azioni. Così com'era scontata la non adesione delle Camere di Commercio di Venezia e Padova, oggi non presenti, che per la spending review non potevano assumere impegni economici al riguardo, oltremodo scontato, seppur per motivi diversi, è stato il parere contrario di Autovie Venete che era con il 22,3% il secondo azionista. Dopo l'operazione odierna la concessionaria si diluisce nel capitale andando ben al di sotto del 20%.
Una posizione che Autovie ha dovuto forzatamente mantenere, non potendo far fronte ad impegni economici diversi rispetto a quelli che sono previsti all'interno del suo piano finanziario, soprattutto in relazione agli investimenti per la realizzazione della terza corsia, per cui i circa 2 milioni necessari per aderire all'aumento di capitale in Serenissima, pur essendo disponibili, non è stato possibile impegnarli. L'auspicio del presidente Emilio Terpin che fosse possibile una soluzione diversa, tale da tutelare il patrimonio della società di via Locchi, non ha dato alcun esito. E anche il “tavolo” che s'era aperto dopo la prima convocazione dell'assemblea del 23 dicembre non ha sortito alcun risultato utile a far sì che Autovie Venete potesse assumere decisioni diverse rispetto a quella che oggi ha dovuto prendere. D'altro canto, lo stesso presso presidente della Serenissima Rino Gambari era stato chiaro alla vigilia dell'assemblea, tenutasi nel pomeriggio di oggi a Mestre, sostenendo che «gli azionisti si assumeranno sicuramente le proprie responsabilità necessarie al fine di garantire il prosieguo dell'attività della società che, a fronte di soluzioni eventualmente diverse, dovrebbe necessariamente essere messa in liquidazione». A questo punto resta da capire come si comporterà Autovie Venete, che aveva a suo tempo minacciato anche possibili impugnazioni della delibera riguardante l'aumento di capitale, ma, è difficile pensare ad azioni che la concessionaria di via Locchi possa intraprendere a fronte della acclarata svalutazione, che dovrebbe aggirarsi attorno a qualche milione di euro, della propria partecipazione. Per contro, Serenissima ora può invece guardare con relativa tranquillità agli impegni futuri, sia per l'attività di ordinaria amministrazione, e soprattutto per le opere infrastrutturali su cui è impegnata. A partire dal project financing riguardante l'intervento alle Torricelle di Verona che è il più urgente, per il quale ci sarà la firma della società di progetto probabilmente già nella prima decade di gennaio.I versanti aperti sui quali Serenissima conta sono poi quelli riguardanti la Nogara Mare, la Orte – Mestre e l'Autostrada del Mare, ovvero la bretella che dal casello di Meolo porta fino a Jesolo, che la Regione dovrebbe assegnare quanto prima, essendo stato chiuso da tempo il relativo bando di aggiudicazione. Una mole di lavoro notevole dunque per una società che pure detiene, anche se non è più concessionaria autostradale, la proprietà delle quote in Veneto Strade precedentemente detenute dalla Venezia – Padova, e che, dopo la modifica dello statuto decisa lo scorso anno quando nel Cda c’era il presidente della Mantovani Piergiorgio Baita, ha assunto un ruolo rilevante nell'ambito infrastrutturale allargando il suo potenziale raggio d'azione sia alla costruzione e alle realizzazione di strade e autostrade, nonché alla loro possibile gestione in regime di concessione attraverso operazione di project. Una “scatola” di particolare interesse, dunque, nei cui confronti la stessa Autovie Venete ha mostrato un particolare gradimento. Non a caso la società presieduta da Terpin non ha mai inteso valutare possibili cessioni delle proprie quote, anche in relazione alla scadenza della propria concessione autostradale. Al punto che la partecipazione in Serenissima, era e rimane pur sempre utile per possibile scenari diversi dopo il 31 marzo 2017.Lunedì 30 Dicembre 2013
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