di Luciano Lorini Un autorevole incontro pubblico prova a scoperchiare la pentola del Project Financing
Si chiama Project Financing. Di un nome così importante, in inglese, nessuno potrebbe dubitare. Specialmente se poi gli amministratori raccontano che è “gratis”, o “per il nostro bene”. Ricorda un po’ quando la mamma ci sculacciava: la buona intenzione era garantita; al di là del bruciore, un giorno avremmo capito…
Oggi, a distanza di qualche anno dall’avvio dei primi progetti in P.F. cominciamo effettivamente a capire, ma non è esattamente come avremmo immaginato, come ci sarebbe piaciuto e, soprattutto, come ce l’avevano raccontato. I recenti avvenimenti giudiziari sembrano confermare i sospetti.
Di “Appalti pubblici e interessi privati: i mali d’Italia a Verona?” si è parlato il 15 novembre nell’incontro pubblico organizzato dallle associazioni ambientaliste Comitato di Cittadini contro il Traforo delle Torricelle, FIAB Verona - Amici della Bicicletta, Digiuno per il territorio, Italia Nostra e Legambiente Verona. In una sala Marani gremita e concentrata in un silenzio sospeso e surreale, l’ex procuratore generale Guido Papalia ha esordito ricordando Tangentopoli e il sistema di corruzione degli anni 80-90: organizzato e capillare, strutturato in modo da alimentare partiti e mediatori con un meccanismo di tangenti “a pioggia”, secondo percentuali rigidamente stabilite, costituiva un aggravio sul sistema in percentuali (circa 30-40%) che a confronto con oggi appaiono modeste. Ma non è solo una questione di quantità.
oggi la corruzione è più diffusa e capillare, anche per importi modesti
Secondo Alfredo Robledo, procuratore a capo del pool anticorruzione della Procura di Milano, è il sistema stesso ad aver subito una mutazione: «la corruzione, sia pubblica sia privata, è oggi più diffusa, anche per importi modesti. È sempre più difficile perseguire e anche la Legge (secondo Robledo la nuova legge Severino in questo senso presenta molte lacune) non sempre è di aiuto». Inoltre si osserva un drastico calo delle denunce, pericoloso indice della perdita diffusa di senso civico. Anche Renzo Mazzaro, giornalista e autore del libro “I padroni del Veneto” (ed. Laterza), ha parlato di un nuovo sistema di potere, accentrato nelle mani di pochi, ben identificabili intermediari. E dopo aver presentato un po’ di conti su alcune delle grandi opere più famose in Veneto (una tra tutte, il Mose di Venezia, ma anche i nuovi ospedali di Vicenza e Mestre), ha concluso castigando gli organi d’informazione che, per connivenza o paura, scelgono il silenzio, evitando di spostare attenzione su questi temi, importantissimi. Perché così facendo «si narcotizza l’idea della corruzione, sostenendo la convinzione che essa non abbia un costo», mentre il costo è drammaticamente alto. L’esperto di appalti pubblici Ivan Cicconiha confermato, dichiarando senza mezzi termini che «il project financing è una truffa, un’invenzione tutta italiana che non ha riscontri negli altri paesi, salvo qualche esperienza in Gran Bretagna, dalla quale il governo inglese sta convintamente (e a caro prezzo) cercando di uscire». Le tipologie di contratto pubblico previste dal nostro ordinamento giuridico, ha spiegato, sono solo due: appalto e concessione. Il P.F. si configura come “concessione su iniziativa privata”, ma si tratta di un contratto drogato in partenza in quanto annulla il terzo soggetto, che nella convenzione è il Mercato, il cui ruolo è quello di chiudere la partita nei confronti del concessionario. Un appalto mascherato, quindi, che però sfugge alle regole che dovrebbero normarlo. Nel P.F. l’impegno del concessionario è garantito dai proventi della gestione, che spesso superano di molte volte (anche 15-20) l’investimento effettuato e che gravano, in forma di canone annuo, esclusivamente sul soggetto pubblico.
il Project Financing è una truffa, impoverisce il territorio e genera debito pubblico
Il Comitato NO-Traforo, giusto per suffragare il concetto con qualche cifra, ha calcolato in 1,3 miliardi di euro l’ammontare dei P.F. attivati a Verona. Cifre sostanziose, che servono tra l’altro a mascherare (differire, scaricandole temporaneamente sui bilanci dei concessionari) importanti porzioni di debito pubblico sotto le false sembianze di investimenti produttivi. Questo sistema, oltre che essere intrinsecamente corrotto, genera impoverimento diffuso nel territorio a causa della privatizzazione in blocco di tutti i servizi di manutenzione che sarebbero altrimenti distribuiti sulle aziende del territorio.
Ma come uscire da questo pantano? Ecco, se vogliamo fare un appunto alla serata è proprio quello di aver lasciato solo poche briciole di speranza. Affermazioni pesanti di sfiducia da parte dei relatori ci hanno lasciato con l’amaro in bocca. Eppure nonostante l’evidente difficoltà a immaginarsi una via d’uscita, con la società stanca e sfiduciata, con i meccanismi di delega politica sbiaditi e impoveriti di ogni controllo, con i rapporti tra politica e affari giunti a un livello di corruzione devastante, con la classe politica che guarda esclusivamente all’oggi cancellando la memoria del passato e negando il futuro... nonostante questo vale ancora la pena di raccontare, denunciare, comunicare, lavorare per far crescere nei cittadini la consapevolezza. Perché proprio in questo sforzo sta la speranza di un domani migliore. Solo la partecipazione è la vera chiave del cambiamento. Non poteva essere detto in un luogo migliore.
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