giovedì 12 settembre 2013

Grandi opere, da oggi nuovo digiuno Regione e industriali: «Adesso basta» Le infrastrutture ?

Conte della Lega e Miller di Confindustria, hanno la testa troppo infilata nei progetti di finanza dell'appaltopoli veneta, non capiscono cosa gli capita intorno: noi rifiutiamo la violenza delle vostre bugie e falsità, per questo meritereste ben altro, non cadiamo nelle vostre provocazioni e protestiamo per la nostra terra sfregiata e insultata dalle opere del vostro sistema di potere per voi irreversibile privandoci del cibo. Il CoVePA che ha affiancato don Albino nel digiuno e lo ha proseguito nei giorni del 31 agosto e 1 settembre appoggia e sostiene gli amici che adesso stanno proseguendo, in particolare il comitato vicino "No Valdastico Nord".

Corriere Del Veneto - Attualità - 12.09.2013                                 DI MICHELA NICOLUSSI MORO
Don Albino Bizzotto, fondatore dell'associazione padovana «Beati i costruttori di pace» che il 16 agosto lanciò uno sciopero della fame contro lo scempio dell'ambiente cui aderirono cittadini e politici di tutto il Veneto, ha fatto scuola. Ci sono già degli emuli. Sulla barricata il comitato «No Valdastico Nord», che da oggi e per cinque giorni affronta un digiuno a staffetta: nove componenti si asterranno a turno per 24 ore dal mangiare, per contestare il prolungamento dell'A31 e le altre «35 grandi opere inutili». Tra cui la Pedemontana, la Romea commerciale, la nuova Valsugana, la terza corsia dell'A4, il completamento del Passante, la Nogara mare, le tangenziali di Vicenza e Treviso, la camionabile Padova-Chioggia, ma anche il mega complesso commerciale «Venetocity» progettato a Dolo, gli ospedali all'Angelo di Mestre e di Santorso, i nuovi in realizzazione a Monselice e in previsione a Padova, il restauro di quelli di Treviso e Verona.
Nei primi tre giorni il digiuno verrà osservato dalle 8 alle 20 anche nella sede della Pro Loco di Casotto di Pedemonte e negli ultimi due al Circolo ricreativo di Casale, a Cogollo del Cengio, entrambi nel Vicentino. Tutti possono partecipare, presentandosi in questi due luoghi, oppure lasciando un pensiero in un quaderno dedicato.
«Don Bizzotto ha acceso i riflettori sulle grandi opere in Veneto — dice Renzo Priante, promotore della contestazione — sono 35 quelle dichiarate urgenti e prioritarie dalla Regione, da avviare in project financing, meccanismo che tutela gli interessi privati e aggrava il debito pubblico, comportando l'aumento delle tasse. Molte sono inutili o doppioni, altre possono essere evitate con una razionalizzazione delle infrastrutture esistenti». Nel comitato anche Irma Lovato, che ad agosto aveva digiunato al fianco di don Albino: «Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica ma anche i politici, che da una parte approvano leggi a salvaguardia del territorio e dall'altra progetti faraonici, dimenticando che la terra non è una risorsa infinita. I cittadini non sono ciechi: si accorgono delle contraddizioni tra il dire e il fare dei politici, perciò si mobilitano in difesa del bene comune». E infatti sono numerose le adesioni al digiuno collettivo contro «le grandi opere inutili» programmato in tutto il Veneto per i prossimi 28 e 29 settembre dai «Beati i costruttori di pace», in attesa della manifestazione del 9 ottobre a Palazzo Balbi, a Venezia. Luogo quanto mai simbolico, perché sede della Regione ed ex roccaforte della «Sade», la società che costruì la diga del Vajont, la cui tragedia proprio il 9 ottobre vivrà il 50esimo anniversario.
Ma la nuova protesta non violenta non convince l'assessore all'Ambiente, Maurizio Conte: «Non possiamo fermarci alle ideologie e ignorare una realtà in evoluzione e bisognosa di opere che hanno già ottenuto l'approvazione di cittadini e istituzioni. Se il comitato contesta un'arteria stradale ci sono però residenti che la reclamano per veder diminuire il traffico, per non parlare degli ospedali, invocati da più parti. Operazioni che cerchiamo di realizzare col minor impatto possibile sul territorio, ma che non possiamo fermare. Proprio l'opposizione di comitati, per esempio, tiene bloccate dal 1966 fondamentali opere idrauliche. Va trovata una mediazione per risolvere i problemi, non per congelarli, altrimenti qualcuno comincerà a digiunare perché queste grandi opere non vedono la luce». «Noi guardiamo con molto interesse ai progetti contestati, che favoriscono lo sviluppo industriale e consentono al sistema di essere competitivo con i Paesi confinanti — aggiunge Franco Miller, consigliere di Confindustria Veneto delegato alle infrastrutture —. Oggi, proprio per carenze infrastrutturali, passare dalla materia prima al prodotto finito costa alle aziende italiane un +6%-8% di spesa. Anche noi siamo contrari allo scempio del territorio e propensi a interventi compatibili con l'ambiente, ma non condividiamo posizioni di retroguardia espresse dalle stesse persone che poi sono le prime a denunciare eventuali inefficienze dei servizi di cui hanno bisogno».

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