mercoledì 16 giugno 2021

CARTOLINA DALLA PEDEMONTANA BASSANASE: È VENUTA GIÙ UNA CAPRIATA

Crolla il tetto del teatro Astra a ridosso centro storico di Bassano del Grappa. Testimone muto di una città, davanti a lui sullo stradone furono impiccati a decine i partigiani del Grappa.  Tutto ciò è accaduto durante l’opera estate festival appena apertasi, e con la concomitante apertura sulla grande mostra sui ponti di Palladio. Invece di guardare a questo farsi materia della sapienza che diventa struttura, nave per tenere testa all'acqua, si sono immagati a guardare altro. Magari dando addosso a chi gli rovinava la cartolina del ponte, bestemmiando dietro a due graffittari che da subito hanno preso possesso del legno del ponte.

Erano tutti presi a guardare la cartolina degli alpini sul ponte, col bicere in man, e invece bisognava guardare il resto che è messo peggio. 


Dall'Astra al centro direzionale della Pedemontana Veneto ci vogliono 10 minuti, ma erano tutti presi a fare il giro in bus con Zaia fino a Montebelluna. Erano tutti a brindare 6km a sud del teatro,  dai Doglianos della SIS, per la nuova strada aperta. Intanto l'acqua ha lavorato e si è mangiata con funghi e muffe la capriate della sala venuta giù a rovinare la festa. Ci ha messo 10 anni a crollare da quando è stata chiusa, lo stesso tempo della SPV per aprire la via verso il futuro. E invece è una via verso la decadenza,  potente segnale del disfacimento e della perdita di senso e identità di una città che vorrebbe essere la capitale, il centro della Pedemontana Veneta.

Come se fosse una qualunque città degradata del nostro paese è crollato un edificio della cultura come se fosse un ponte Morandi, una teleferica o un caseggiato qualunque, e qualcuno ci fa l'abitudine ormai. Invece Bassano e i dintorni hanno una tale concentrazione di imprenditori sfondati di soldi, che la città dovrebbe avere tutti gli edifici storici, pubblici e privati restaurati, sicuri e fruibili. Il ponte e Palazzo Sturm sono a posto, ma tutto il resto invece? Palazzo Bonaguro e' messo nello stesso modo e rischia la stessa fine, ad esempio. Con la pedeveneta tutti si sono messi a correre dietro all'identità data da una strada in trincea, senza capire che è una identità sotterrata. Ci  perdiamo quella vera, quella delle città e di chi vi abita. Ma a chi crede alle parole di Luca III° che frega, prende la SPV e in 20 minuti va a teatro a Vicenza, senza  nemmeno sapere come è fatto un teatro.

È un evento traumatico che mette pienamente in luce l’effettivo disinteresse che la società contemporanea in generale, e veneta in particolare, nutre riguardo a tutti i valori che alla fine non siano puramente economici . Anche i valori culturali, ambientali, sociali,spirituali ( il cui rapporto con i singoli e le comunità dovrebbe essere inverso, poiché non essi ci appartengono, ma noi vi apparteniamo!) hanno rilievo solo nella misura in cui portano acqua al mulino dell’economia ( lecita o illecita che sia, purché le pale girino, è sempre per lo stesso verso). Si sta concretizzando il marchiano disfacimento antropologico... un caro saluto

CoVePA

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