giovedì 7 marzo 2019

SPV: 21/10/14 AD ALTIVOLE FURONO INGIURIE E NON DIFFAMAZIONE. SFIDIAMO LUCA ZAIA A PROCESSARCI CON GIOVANNI SCOTTON

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Il 6 marzo 2019 Mauro Favaro su Il Gazzettino riportavauna notizia che richiamava gli eventi di Altivole del 21 ottobre 2014 contro la Pedemontana Veneta. In quella manifestazione che il CoVePA organizzò, almeno 300 persone contestarono Zaia e l'avvio dei lavori della SPV. Noi ricordiamo un arresto che sapeva di provocazione all’interno di una manifestazione pacifica, con alcuni trattori giungemmo a pochi passi da Luca Zaia contestandogli le responsabilità che aveva nell'aver favorito la SPV degli amici di Galan e del Mose, la "ritirata strategica" a Castelfranco del marzo 2001, l’avvio dei lavori con la ruspa a Romanio d'Ezzelino nel 2011 e la peggiore distruzione dell'ambiente e delle casse regionali venete.
Quell’articolo richiama le vicende che hanno coinvolto tre cittadini aderenti al CoVePA. In Particolare uno dei fondatori, Giovanni Scotton, uno che non si è mai tirato indietro e ha sempre ribadito con forza le proprie idee. Noi sosterremmo ogni azione di fronte alla magistratura e siamo sicuri che Giovanni non vede l’ora di affrontare Luca Zaia difronte a qualsiasi giudice, senza alcuna paura, perché finora l’unico che è scappato senza affrontare il confronto, è stato proprio lui Luca Zaia.
Il Gazzettino riprende una posizione che muove accuse pesanti e che i giudici hanno trovato infondate, limitandole alle ingiurie. Ma nonostante questo la Regione e Zaia chiedono il giudizio per diffamazione e non per ingiurie. Ora ci pare che i due reati differiscano per il fatto che le opinioni su Zaia, sarebbero state pronunciate in sua presenza o in sua assenza: sarebbe diffamazione se Zaia non fosse stato presente, ma a noi sembra di ricordare che Zaia fosse presente tanto da interloquire con chi era giunto anche ad intervistarlo! Se si tratta di semplice ingiuria, allora le accuse di diffamazione lanciate sarebbero false e calunniose, e qui crediamo ci siano gli estremi perché si proceda d’ufficio contro gli autori della calunnia, ignoti per ora. Se non lo faranno i magistrati lo faremo noi.
Se la competenza giuridica in Regione Veneto è questa, tanto da scambiare una diffamazione per una ingiuria, che pastrocchio giuridico hanno azzeccato nel contratto per salvare la Pedemontana? Se per davvero ci mettessero il naso i procuratori della repubblica competenti ne vedremmo delle belle?
Il recente comunicato del 20 gennaio 2019 di Regione Veneto dell’Ufficio Stampa Regionale guidato dal Dott. Parmeggiani mette in luce un certo nervosismo tanto da prendersela con noi in modo così maldestro e sbagliato che dopo avergli inutilmente chiesto una rettifica abbiamo chiesto l’intervento dell’Ordine dei giornalisti del Veneto. Quel comportamento poco professionale vogliamo sia censurato, è’ incredibile che un così lautamente remunerato giornalista abbia potuto permettere che l’organo che lui dirige diffondesse notizie false sul CoVePA, qualificandoci quali tifosi al ricorso di Salini-Impregilo e attribuendoci dichiarazioni che non avevamo mai reso. E’ evidente che non si meritino tutti i soldi che si intascano quei collaboratori e dirigenti che espongono a querele e risarcimenti Luca Zaia. I nostri soldi sono letterlamente buttati nelle tasche di chi ci querela, ma soprattutto di chi impiega il metodo delle querele intimidatorie e delle dichiarazioni false per minare la credibilità altrui. Questo mina la democrazia e la legalità in questa regione. Siamo profondamente convinti delle parole di Monica Andolfato, a cui va tutta la nostra solidarietà, segretaria del sindacato dei giornalisti del Veneto, nella sua dichiarazione di ieri al TGR Veneto delle 14 (guarda dal minuto 11) durante la presentazione alla stampa della 24^ edizione della giornata in memoria delle vittime di Mafia che si svolgerà a Padova il 21 marzo, che parla di querele bavaglio per mantenere una regione come la nostra in scacco alla illegalità e alla mafia, anche quella dei colletti bianchi.

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