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Il
6 marzo 2019 Mauro Favaro su Il Gazzettino riportavauna notizia che richiamava
gli
eventi di Altivole del 21 ottobre 2014 contro
la Pedemontana Veneta.
In quella manifestazione che il CoVePA organizzò, almeno 300 persone
contestarono Zaia
e
l'avvio dei lavori della SPV.
Noi
ricordiamo un
arresto che sapeva di provocazione all’interno di una
manifestazione pacifica, con
alcuni trattori giungemmo a pochi passi da Luca Zaia contestandogli
le
responsabilità che aveva nell'aver favorito la SPV degli amici di
Galan e del Mose, la
"ritirata strategica" a
Castelfranco del marzo 2001, l’avvio
dei lavori con
la ruspa a Romanio d'Ezzelino nel 2011
e la peggiore distruzione dell'ambiente e delle casse regionali
venete.
Quell’articolo
richiama le vicende che hanno coinvolto tre cittadini aderenti al
CoVePA. In Particolare uno dei fondatori, Giovanni Scotton, uno che
non si è mai tirato indietro e ha sempre ribadito con forza le
proprie idee. Noi sosterremmo ogni azione di fronte alla magistratura
e siamo sicuri che Giovanni non vede l’ora di affrontare Luca Zaia
difronte a qualsiasi giudice, senza alcuna paura, perché finora
l’unico che è scappato senza affrontare il confronto, è stato
proprio lui Luca Zaia.
Il
Gazzettino riprende una posizione che muove
accuse pesanti e che i giudici hanno trovato infondate, limitandole alle ingiurie. Ma nonostante
questo la
Regione e Zaia chiedono
il
giudizio
per diffamazione e non per ingiurie. Ora
ci pare che i due reati differiscano
per il fatto che le opinioni su Zaia, sarebbero state pronunciate in sua
presenza o
in sua assenza:
sarebbe diffamazione se Zaia non fosse stato presente, ma a
noi sembra
di ricordare che Zaia
fosse
presente
tanto da interloquire con chi era giunto anche ad intervistarlo! Se
si tratta di
semplice ingiuria, allora
le
accuse di diffamazione lanciate sarebbero false e calunniose, e qui
crediamo ci siano gli estremi perché si proceda d’ufficio contro
gli autori della calunnia, ignoti
per ora. Se non lo faranno i magistrati lo faremo noi.
Se
la competenza giuridica in Regione Veneto è questa, tanto da
scambiare una diffamazione per una ingiuria, che pastrocchio
giuridico hanno azzeccato nel contratto per salvare la Pedemontana?
Se per davvero ci mettessero il naso i procuratori della repubblica
competenti ne vedremmo delle belle?
Il
recente comunicato del 20 gennaio 2019 di Regione Veneto
dell’Ufficio Stampa Regionale guidato dal Dott. Parmeggiani mette
in luce un certo nervosismo tanto da prendersela con noi in modo così
maldestro e sbagliato che dopo avergli inutilmente chiesto una
rettifica abbiamo
chiesto l’intervento dell’Ordine dei giornalisti del Veneto.
Quel comportamento poco professionale vogliamo sia censurato, è’
incredibile che un così lautamente remunerato giornalista abbia
potuto permettere che l’organo che lui dirige diffondesse notizie
false sul CoVePA, qualificandoci quali tifosi al ricorso di
Salini-Impregilo e attribuendoci dichiarazioni che non avevamo mai
reso. E’ evidente che non si meritino tutti i soldi che si
intascano quei collaboratori e dirigenti che espongono a querele e
risarcimenti Luca Zaia. I nostri soldi sono letterlamente buttati
nelle tasche di chi ci querela, ma soprattutto di chi impiega il
metodo delle querele intimidatorie e delle dichiarazioni false per
minare la credibilità altrui. Questo mina la democrazia e la
legalità in questa regione. Siamo profondamente convinti delle
parole di Monica Andolfato, a cui va tutta la nostra solidarietà, segretaria del sindacato dei giornalisti
del Veneto, nella sua dichiarazione di ieri al TGR
Veneto delle 14 (guarda dal minuto 11) durante la presentazione
alla stampa della 24^ edizione della giornata in memoria delle
vittime di Mafia che si svolgerà a Padova il 21 marzo, che parla di
querele
bavaglio per mantenere una regione come la nostra in scacco alla
illegalità e alla mafia, anche quella dei colletti bianchi.
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