mercoledì 13 agosto 2014

AISI E LA SEZIONE INFRASTRUTTURE CRITICHE. Chi è Splendore e che c'entra la Mantovani con gli 007?

 stemma SIS 
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Dal Mose a quelle strane assunzioni, i segreti della base padovana degli 007 
La sede all’aeroporto Allegri di Padova. 

La figlia dell’ex capo lavorava in un’azienda di Mantovani. 
Il giallo dell’ex dipendente «beccato» in sede dopo gli arresti veneziani.
di Roberta Polese per il Corriere del Veneto

C’è qualcosa che resta sullo sfondo dell’inchiesta su Mose. Ed è un risvolto sul
stemma AISI
quale anche la procura di Venezia sta cercando di vederci chiaro. Si tratta del ruolo dei servizi segreti, apparsi più volte nell’inchiesta che ha portato in carcere l’ex presidente della Regione Giancarlo Galan. La procura di Venezia non ha aperto una vera e propria indagine, al momento, ma più di qualcuno che conosce il sistema è stato convocato per raccontare come si muovevano gli agenti segreti nell’ambito dei grandi appalti. Dai verbali degli interrogatori di Piergiorgio Baita (ex presidente della Mantovani) & co., però un nome è uscito: è quello di Paolo Splendore, ex capocentro dei servizi segreti interni (Aisi), al comando di una trentina di persone e con quartier generale che ha sede nell’aeroporto «Allegri» di Padova. 

Splendore, che ora è stato trasferito a Roma, è arrivato a conoscere Baita attraverso un manager Mantovani (ora divenuto amministratore delegato), e l’ingegnere, dopo numerosi consigli e «pressioni», ha fatto assumere la figlia di Splendore in un’azienda del gruppo. Nulla di illecito, è chiaro, ma qualche sospetto gli investigatori dovevano pur averlo se il giorno della «grande retata», ovvero il 4 giugno scorso, la Finanza ha messo i sigilli ai computer in uso a Splendore. Cosa significava quell’assunzione? Un semplice rapporto di lavoro o un do un des, magari in cambio di qualche copertura? Gli investigatori ora vogliono capire, ovviamente, che ruolo abbiano giocato (e giochino tuttora) i Servizi in partite come quelle dei grandi appalti. La questione è complessa: gli uomini dei Servizi si muovono in un’area grigia, difficile da afferrare. E hanno rapporti con la politica e l’imprenditoria. Si sa che l’Aisi, inoltre, ha al suo interno, una sezione che si occupa di «Infrastrutture critiche», un pool di uomini che lavora su informazioni e relazioni che possono in qualche modo influire sulla stabilità dello Stato. 

La domanda che si fanno gli inquirenti è: possibile che nessuno tra questi esperti di informazioni avesse captato notizie su tangenti e mazzette per il Mose e ne avesse riferito alla Presidenza del Consiglio? La risposta, ovviamente, è coperta da «segreto di Stato». Noi, intanto, qui, per la prima volta, siamo riusciti però a svelare qualche «segreto» proprio sugli «007» che lavorano nel quartier generale di Padova, proprio quello che dirigeva Splendore, nella sede dell’aeroporto «Allegri». Ciò che ne emerge è un fitto intreccio di relazioni, rapporti, amicizie, collegamenti con il mondo esterno che nonostante non portino ad alcun illecito, danno la cifra di come funzioni la rete degli 007. Intanto, partiamo con un caso che evoca di nuovo l’inchiesta sul Mose: il caso di una donna, moglie di un agente segreto con ruolo di vertice a Padova e che, guarda caso, lavora per l’ingegner Luigi Dal Borgo, imprenditore bellunese finito in carcere con l’accusa di millantato credito per aver spillato soldi a Baita, assicurandogli coperture nelle indagini giudiziarie in cambio di soldi. Non c’è nulla di illecito nell’avere una moglie, e nemmeno nell’avere una moglie che lavora per una persona che viene arrestata. Ma è un fatto particolare. 

Ci sono poi altri dettagli interessanti dell’«ufficio» padovano degli 007, che non riguardano espressamente l’inchiesta Mose. Una curiosità: ci lavorano per esempio un marito e una moglie, insieme. Cosa assai inusuale negli uffici pubblici del tenore dei Servizi. Nello stesso posto inoltre lavora anche la moglie di un ex prefetto di Pordenone, che è stato questore di Venezia e Padova. Un altro agente dei servizi a Padova è un ex guardia del corpo di tutto rispetto, ovvero un ex ufficiale dell’esercito, che per anni ha fatto da scorta a Silvio Berlusconi. E poi ci sono i dipendenti in incognito: per anni un gelataio di Abano, ex finanziere, è stato il riferimento degli 007 del Nordest, ed è ancora in servizio. Si sa inoltre che un’altro agente, che è stato per anni tra i più stretti collaboratori di Splendore, una volta raggiunta l’età della pensione ha avuto un aiuto dal capo per trovare un’altra occupazione, ed è andato a lavorare in una clinica privata ad Abano Terme come tecnico informatico. 

Quest’ultimo si è reso protagonista di un fatto quantomeno strano: a poche ore dai sigilli ai pc posti dalla Finanza a Splendore, lo scorso 4 giugno, è entrato negli uffici Aisi privo il «Nos», il «nullaosta segretezza», indispensabile per entrare uscire da uffici coperti dal «segreto di stato». Ebbene, questo esperto informatico è entrato senza credenziali, e si è trattenuto in sede per quattro ore. La Finanza ha accertato che non ha manomesso i pc. Resta però il fatto che quella persona non poteva entrare. Abbiamo scoperto, inoltre,che l’Aisi, come tutti gli uffici, tiene molto anche alle public relation con prefetti, questori e forze dell’ordine. E che cosa è meglio di un regalo per saldare i rapporti? Ecco che quindi nasce la necessità dei gadget. A Natale per anni l’agenzia si è affidata a una fabbrica di cravatte di Padova (poi fallita) per fare dei cadeau a prefetti e questori con logo «Aisi» sulla cravatta, o sul foulard, per le signore. E non si tratta di una procedura semplice, visto che la matrice del logo deve andare distrutta dopo le stampe. 

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