domenica 30 maggio 2021

L'AUTOSTRADA DELLE CAVE e PIETRE D'INCIAMPO

Non siamo il blocco sociale di Luca III°, ma questo fatto non ci spaventa perché, come negli anni 30 in Germania un ampio blocco sociale ha sostenuto i campi di sterminio, adesso, il blocco sociale veneto sostiene lo stermino dei campi.

Mentre il governo regionale ha festeggiato a Bassano del Grappa 'la grande opera', da quella celebrazione sono rimasti fuori proprio gli espropriati citati in modo peloso. Ci vengono in mente le persone espropriate della loro terra e della loro casa, i loro drammi per questa perdita, l'arroganza e il cinismo con cui i loro sacrifici, i loro desideri, gli investimenti, gli accordi familiari, i passaggi di generazione in generazione sono stati calpestati. Pensiamo alla loro sconfitta e ai loro sentimenti spesso nascosti per dignità. Dignità coniugata ad alto impegno civile che ha fatto dire a uno dei nostri amici uccisi dalla SPV: 'darei gratis la mia terra se sapessi che serve per fare una strada utile e giusta, ma mai per questo mostro stradale'. Ci vengono in mente anche i morti per crepacuore e certi suicidi o pensieri di morte che abbiamo conosciuto. Un potere insensibile e indegno di una società civile ed evoluta ha dimenticato le sue vittime, credendo di risolvere tutto con un appannaggio economico e senza mai confrontarsi con lealtà coi cittadini in assemblee o riunioni pubbliche. Per questi ci vorrebbero delle pietre d’inciampo a ricordare cosa è stata questa operazione. Ha vincolato i sindaci, con commissari e leggi ad hoc come quelle di Berlusconi. Un pensiero particolare va a quei sindaci servi di partito e traditori dei loro elettori.

La 'grande impareggiabile opera' delle api è in realtà l’Autostrada delle Cave, con un percorso in trincea al 70%, con grande consumo di suolo, pari a 843,21 ha. Sembra fatta apposta per i cavatori e i costruttori, sempre insaziabili e sempre ammanicati con la politica regionale (esemplare la vicenda della cava Morganella a Ponzano TV). Nel tratto vicentino viene penalizzata la parallela Gasparona libera e gratuita indirizzandola alla Superstrada! Il pedaggio è pesante per veicoli, imprese, territori e per la regione stessa. Nel tratto trevigiano 'la grande opera' è in trincea nella ghiaia senza soluzione per le strade e il traffico locali. In regione si immagina che Draghi distolga fondi europei oppure un disegno legato alle olimpiadi per fare le opere complementari! Le quali nel complesso costituiscono oltre la metà del chilometraggio della SPV. Una seconda pedemontana di 68 km, gran parte dei quali servono ai caselli. Risulta incomprensibile come nessuno comprenda che questi km avrebbero potuto costituire, da soli, e se ben progettati, la vera risposta alle necessità del traffico locale. Chi si lamenta del ritardo della messa in funzione della SPV, pensi al ritardo ulteriore di queste opere complementari, dunque SPV sarà finita solo quando saranno costruiti tutti i 162 km della concessione, ben oltre il 2023.

I caselli consumano oltre 140 ettari, sono nodi strategici in cui la Giunta regionale può costruire sulla testa dei cittadini e dei sindaci, con una sensibilità solo a parole per ridurre il consumo di suolo, la sicurezza dei territori e la salvaguardia del denaro pubblico. Un piccolo esempio sono le trincee inondate d'acqua nel 2019 e nel 2020. Tutta la sicurezza è affidata alle pompe idrauliche e all’energia impiegate. A chi sarà in capo manutenzione ordinaria e straordinaria? Chi è in grado di escludere speculazioni costose per la sicurezza delle persone come quelle che sono costate la vita di due operai? In passato, Galan e poi Zaia hanno sbandierato la bugia di una SPV finanziata da sola. Dal 2017 è definitivo che ogni rischio – d’impresa e bancario – e della regione, ossia a tutti noi. Quindi pagheremo noi tutti con pedaggio e tasse. La ditta costruttrice sarà sicuramente grata a Zaia e alla sua giunta regionale, mentre i cittadini veneti, si stima, pagheranno circa 13 miliardi in 39 anni per gestire la SPV e garantire l’utile milardario a SIS-SPVspa. La Regione ben poco incasserà dai pedaggi per un traffico sovrastimato, dunque da che partita del bilancio regionale saranno distolti i fondi per pagare gli oltre 6 miliardi di € mancanti in 39 anni per i costi di gestione previsti nel bilancio della SPV

Abbiamo contestato 'la grande opera' insieme ai proprietari e a semplici cittadini. Evidentemente non siamo il blocco sociale di Luca III°, questo fatto non ci spaventa perché, come negli anni 30 in Germania un ampio blocco sociale ha sostenuto i campi di sterminio, adesso, sbagliando come allora, il blocco sociale veneto sostiene lo stermino dei campi del Presidente della Giunta del Veneto. Siamo coscienti che abbiamo raccolto solo timidi o interessati appoggi da parte dei partiti(con poche eccezioni) che hanno mancato al loro dovere di rappresentanza. Per questo molte persone si sono raccolte in comitati e gruppi, senza avere accesso alla 'stanza dei bottoni', dove da solo governa un potere politico ceco, sordo e arretrato. La SPV arriva direttamente da una visione da anni 50, scritta per la prima volta nel 1963 dal prof. Gasparini e articolata concettualmente nel “Piano di Sviluppo Socio-Economico Regionale del Veneto del 1966”. Per questo aveva senso proporre i ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato e alla Magistratura inquirente che non hanno dato i risultati sperati, anche per una debolezza intrinseca del sistema giudiziario rispetto ad evidenti profili di violazione della legge e del diritto piegati all’interesse. È mancato un vero dibattito pubblico mai affrontato e sempre aggirato. Di questo uno dei campioni rimasti è stato Zaia, che dal palco di Bassano siè scagliato contro di noi il che ne fa un re nudo. Le sconfitte giuridiche, ma anche le vittorie come nel 2011 e nel 2012, le abbiamo sempre pagate di tasca nostra; mentre tutte azioni legali dei vari politici contro di noi, inseriti nelle varie amministrazioni, sono state sempre pagate con i fondi pubblici. La Corte dei Conti e l’ANAC, hanno dato conforto alle nostre ragioni, facendo emergere criticità e inadempienze pesanti della regione e dei commissari che la coprivano, le cui dimensioni sono state silenziate, disattese e coperte da un’informazione parziale e da un’operazione trasformistica con la quale Luca III° è diventato una delle gambe su cui si sono rette le alleanze degli ulrimi tre governi di questo paese.

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