![]() |
Il 4 novembre 2017 Marco Bonet
torna sulla questione che per primo il CoVePA aveva sollevato alle
commissioni 1^ e 2^ del Consiglio Regionale ancora a marzo, 7 mesi
fa. Leggiamo
sul CorVeneto
a
pagina 3 che tra 15 giorni la Spv è all'ultima chiamata. Il
vicepresidente della giunta regionale ammette che il privato non ce
la può fare. È clamoroso... Secondo lui la SPV dovrebbe entrare
nel mercato delle vacche delle elezioni del 2018. In questo modo il
buco pedemontano veneto potrebbe essere regionalizzato, anzi
nazionalizzato con fondi pubblici. I buchi della Pedemontana Veneta
devono pagarli chi li ha fatti.
Anche
la richiesta del CoVePA, insieme a LegAmbiente, spinge per
l'intervento pubblico, ma non per coprire i buchi con soldi pubblici
ma per razionalizzare un'opera fuori controllo, tagliandone gli
sprechi e le opere inutili. A Marzo 2017 in 1^ e 2^ commissione
chiedevamo il taglio del tunnel di Castelgomberto-Malo(-600mln€),
la cancellazione dei caselli (-100 mln€) e dei pedaggi,
l'annullamento delle strade complanari (-250mln€).
Adesso
Forcolin ci rincorre, dopo l'alzata di bandiera blu da autonomista al
viagra, corre a chiedere i soldi a Roma. Forse vede concretizzarsi il
più bieco fallimento della politica veneta: il crollo di un intero
assetto politico istituzionale dietro alla crollo del progetto
economico-istituzionale della SPV. I fatti emergono nelle ipotesi
degli “esperti” il
Mattino di Padova online chiama in causa per spiegare la 4^
revisione del PedeVenetaBond. Questi “esperti” chiariscono che le
condizioni per la SIS sarebbero negative e mettono in evidenza il più
che probabile defilarsi della JP Morgan come ha già fatto nel
salvataggio del Monte dei Paschi di Siena.
Riusciamo
a vederli tutti Zaia, Forcolin, insieme alla Rizzotto, Finco e alla
De Berti con Corsini e Bramezza, con tutte le loro cameriere da
referendum, non capacitarsi della situazione, e immaginare di poter
fare qualunque cosa per salvare la SPV. Ormai gli
scenari possono essere i
più diversi, ma l'unica cosa evidente a cui puntano è salvare i
subappaltatori e gli espropriati possono stare freschi al di là
delle dichiarazioni elettorali. Siamo convinti che gli scenari siano
due e entrambi contemplino un buco miliardario: nel primo caso con il
bond di SPV coperto il buco è solo spostato nel tempo, si tratterà
di contare le centinaia di mln di € delle opere complementari e i
mld di € dei pedaggi mancanti; nel secondo caso, senza la copertura
del bond, il debito è immediato e vedrà il crollo del cantiere e il
blocco dell'opera.
Noi
confidiamo nell'Epifania, la celebreremo ricordando l'efficacia di
tutte le precedenti fatte in nome della Terra. Alla fine, non solo si
è inghiottita la Pedemontana Veneta, ma si sta inghiottendo una
classe politica intera che ha costruito un fallimento, nonostante le
vittorie da pillola blu.
Nessun commento:
Posta un commento
TU COMMENTI NOI MODERIAMO