Oggi Maurizio Dal
Lago su Vvox.it firma
un approfondimento interessante sul tema della resistenza. Il
commento va letto con attenzione perché spiega alcuni passaggi
salienti dai quali si evince che molto sul piano storico rimane
ancora da approfondire circa le responsabilità di quello che accadde
tra le forze della resistenza che operava contro i nazifascisti ed il
fronte avverso.
A Dal Lago però
vanno mossi un paio di appunti non sul piano storico bensì politico.
Non spiega con sufficiente chiarezza se quei coni d’ombra siano il
semplice effetto di una ricerca storica ancora pigra oppure ancora
impossibilitata ad accedere alle carte più importanti. Oppure se
dietro tali coni d’ombra si celi addirittura la volontà di non
riaprire certe ferite.
Da questo punto di vista nel Veneto un esempio lampante di questo limbo relativo alla cronaca degli eventi lo troviamo nella Valle dell’Agno. Se c’è un luogo dove ancora i nomi e i cognomi di buona parte dei collusi con le azioni dei nazifascisti (sul cui giudizio etico e storico si può tranquillamente discutere), a partire dalle violenze sulle staffette-donna operanti attorno alle linee italo-germaniche, non si conoscono, quel luogo è proprio la valle dell’Agno. Il motivo? Una parte significativa di quegli individui, che se pizzicati al momento, sarebbero stati giustiziati in mantinente, hanno poi alimentato le fila di un potere locale ben determinato. Un potere locale nato a ridosso della fine della guerra da un patto sempre più o meno taciuto, tra ambienti Dc, grossa imprenditoria locale ed ex cascami del regime fascista.
Da questo punto di vista nel Veneto un esempio lampante di questo limbo relativo alla cronaca degli eventi lo troviamo nella Valle dell’Agno. Se c’è un luogo dove ancora i nomi e i cognomi di buona parte dei collusi con le azioni dei nazifascisti (sul cui giudizio etico e storico si può tranquillamente discutere), a partire dalle violenze sulle staffette-donna operanti attorno alle linee italo-germaniche, non si conoscono, quel luogo è proprio la valle dell’Agno. Il motivo? Una parte significativa di quegli individui, che se pizzicati al momento, sarebbero stati giustiziati in mantinente, hanno poi alimentato le fila di un potere locale ben determinato. Un potere locale nato a ridosso della fine della guerra da un patto sempre più o meno taciuto, tra ambienti Dc, grossa imprenditoria locale ed ex cascami del regime fascista.
In quell’alambicco
messo su in nome dell’ipocrisia e dell’opportunismo è stata poi
distillata gran parte di quella classe dirigente, politica e non, che
ha determinato le sorti della valle dell’Agno: compresa una
gestione del territorio dissennata quand’anche non delinquenziale.
E che in questo momento è ben rappresentata su molti, forse troppi,
fronti politici. Tanto che i peana che da questi ambienti si levano a
favore della Pedemontana Veneta sono lì a dimostrare questa
equazione.
Massimo Follesa
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