venerdì 11 novembre 2016

PEDEMONTANA VENETA CENSURATA ANCORA DALLA CORTE DEI CONTI: NUOVE MANCANZE E LE VECCHIE NON VENGONO CORRETTE!

La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato presso la Corte dei Conti, oggi 11 novembre 2016, ha reso pubblica la relazione sullo stato di avanzamento della Pedemontana Veneta. Il nuovo documento segue l'adunanza del II Collegio del 6 ottobre 2016 e quello del 30 dicembre 2015. La delibera che accompagna la relazione consente di respingere i rilievi della Corte entro 30 giorni, in caso contrario entro sei mesi si dovranno adottare i provvedimenti per adeguarsi alle richieste. Emergono 2 fatti di una certa rilevanza: la mancanza di ogni relazione alla Ragioneria centrale dello Stato, sulle somme autorizzate per pagare gli stati di avanzamento lavori e della verifica di ottemperanza ambientale tra il progetto preliminare e quello esecutivo, cosa che renderebbe l'opera abusiva.
Il relatore Antonio Mezzera in otto punti rincara dose. Innanzi tutto entra nelle mancanze di Commissario e Regione Veneto. Dal dicembre 2015, questi non vi hanno posto rimedio, applicando la deliberazione della Sezione di controllo n. 18/2015/G. La relazione poi prende in esame l’incertezza sulla prosecuzione del commissariamento, l’incerta sostenibilità finanziaria dell’opera, il rispetto dell’adempimento contrattuale, le problematiche sulle opere sospese e sulla viabilità di raccordo, la modesta attività di controllo e di monitoraggio dell’opera, il ritardo nei pagamenti degli indennizzi per gli espropri.
Alla fine conclude con precise valutazioni e raccomandazioni per la Regione e i ministeri competenti delle infrastrutture e dei trasporti, della economia e finanze, oltre a quello dell'ambiente e la Presidenza stessa del Consiglio dei Ministri, non da ultimi la corte richiama ai loro compiti i sindaci. Infatti l'auspicio della Corte è per un ritorno alla gestione ordinaria, poiché appare chiaramente esaurita la capacità del commissario di gestire l'emergenza che dopo sette anni deve essere considerata conclusa.

La Sezione ritiene che permangano «le criticità riscontrate nel precedente atto n. 18/2015/G del 30 dicembre 2015 sulla Superstrada a pedaggio Pedemontana veneta, quali, fra le altre: l’estrema lentezza dell’iter dell’opera; i costi della struttura commissariale che si sovrappongono a quelli degli organi ordinariamente deputati alle stesse funzioni; le carenze progettuali; la portata di alcune clausole della convenzione; le difficoltà inerenti all’esecuzione dell’opera; la determinazione del computo degli espropri; l’esistenza di clausole contrattuali particolarmente favorevoli al concessionario; gli oneri e le penali e la loro rilevanza per i bilanci pubblici; le problematiche di ordine ambientale rilevate dal Ministero competente.
L’assenza di decisioni, a poche settimane dalla fine del mandato del commissario delegato, istituto sul quale il Dipartimento della Protezione civile ha avanzato perplessità, circa la futura titolarità della competenza alla continuazione dell’opera, determina una situazione di incertezza - sia sul piano organizzativo, sia su quello delle azioni necessarie alla compiuta realizzazione dell’intervento - che non risponde ai canoni di una efficiente programmazione e contrasta, pertanto, con il canone di buon andamento dell’agire amministrativo.
Il ricorso al partenariato pubblico-privato non solo non ha portato i vantaggi ritenuti suoi propri, ma ha reso precaria ed incerta la fattibilità dell’opera stessa. Appare evidente, infatti, la difficoltà a far fronte al closing finanziario, ricorrendosi, in contrasto con i principi ispiratori della finanza di progetto, all’intervento di organismi pubblici, al fine di superare le criticità dell’operazione. E’ manifesta la traslazione del rischio di mercato sul concedente, fatto anch’esso in contraddizione con la ratio del ricorso alla finanza di progetto.»
Molte strutture viarie, complementari dell’opera principale, mancano nel progetto viario e finanziario, come pure la prospettiva di una rapida definizione delle procedure espropriative, nonostante le assicurazioni avanzate dalla Regione Veneto. Queste questioni sono capaci di far esplodere i costi della SPV oltre i 3,1 mld di €, in virtù delle decine di kilometri mancanti e dell'asserito collaudo dell'opera per i 130km/h aumentando così anche le fasce di indennizzo. Le difficoltà sul closing finanziario sarebbero percò legate alla difficoltà di chiudere il vero costo dell'opera. Insomma il bond o il finanziamento pubblico miliardario non sarebbero in grado di coprire tutte le opere del contratto sul tavolo ma anche quelle sotto il tavolo intese con le decine di sindaci.

Nessun commento:

Posta un commento

TU COMMENTI NOI MODERIAMO