La
Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni
dello Stato presso la Corte dei Conti, oggi 11 novembre 2016, ha reso
pubblica la
relazione sullo stato di avanzamento della Pedemontana Veneta.
Il nuovo documento segue l'adunanza del II Collegio del 6 ottobre
2016 e quello del 30 dicembre 2015. La
delibera che accompagna la relazione consente di respingere i
rilievi della Corte entro 30 giorni, in caso contrario entro sei mesi
si dovranno adottare i provvedimenti per adeguarsi alle richieste.
Emergono 2 fatti di una certa rilevanza: la mancanza di ogni
relazione alla Ragioneria centrale dello Stato, sulle somme
autorizzate per pagare gli stati di avanzamento lavori e della
verifica di ottemperanza ambientale tra il progetto preliminare e
quello esecutivo, cosa che renderebbe l'opera abusiva.
Il
relatore Antonio Mezzera in otto punti rincara dose. Innanzi tutto
entra nelle mancanze di Commissario e Regione Veneto. Dal dicembre
2015, questi non vi hanno posto rimedio, applicando la deliberazione
della Sezione di controllo n. 18/2015/G. La relazione poi prende in
esame l’incertezza sulla prosecuzione del commissariamento,
l’incerta sostenibilità finanziaria dell’opera, il rispetto
dell’adempimento contrattuale, le problematiche sulle opere sospese
e sulla viabilità di raccordo, la modesta attività di controllo e
di monitoraggio dell’opera, il ritardo nei pagamenti degli
indennizzi per gli espropri.
Alla
fine conclude con precise valutazioni e raccomandazioni per la
Regione e i ministeri competenti delle infrastrutture e dei
trasporti, della economia e finanze, oltre a quello dell'ambiente e
la Presidenza stessa del Consiglio dei Ministri, non da ultimi la
corte richiama ai loro compiti i sindaci. Infatti l'auspicio della
Corte è per un ritorno alla gestione ordinaria, poiché appare
chiaramente esaurita la capacità del commissario di gestire
l'emergenza che dopo sette anni deve essere considerata conclusa.
La
Sezione ritiene che permangano «le criticità riscontrate nel
precedente atto n. 18/2015/G del 30 dicembre 2015 sulla Superstrada
a pedaggio Pedemontana veneta, quali, fra le altre: l’estrema
lentezza dell’iter dell’opera; i costi della struttura
commissariale che si sovrappongono a quelli degli organi
ordinariamente deputati alle stesse funzioni; le carenze progettuali;
la portata di alcune clausole della convenzione; le difficoltà
inerenti all’esecuzione dell’opera; la determinazione del computo
degli espropri; l’esistenza di clausole contrattuali
particolarmente favorevoli al concessionario; gli oneri e le penali e
la loro rilevanza per i bilanci pubblici; le problematiche di ordine
ambientale rilevate dal Ministero competente.
L’assenza
di decisioni, a poche settimane dalla fine del mandato del
commissario delegato, istituto sul quale il Dipartimento della
Protezione civile ha avanzato perplessità, circa la futura
titolarità della competenza alla continuazione dell’opera,
determina una situazione di incertezza - sia sul piano organizzativo,
sia su quello delle azioni necessarie alla compiuta realizzazione
dell’intervento - che non risponde ai canoni di una efficiente
programmazione e contrasta, pertanto, con il canone di buon andamento
dell’agire amministrativo.
Il
ricorso al partenariato pubblico-privato non solo non ha portato i
vantaggi ritenuti suoi propri, ma ha reso precaria ed incerta la
fattibilità dell’opera stessa. Appare evidente, infatti, la
difficoltà a far fronte al closing finanziario, ricorrendosi, in
contrasto con i principi ispiratori della finanza di progetto,
all’intervento di organismi pubblici, al fine di superare le
criticità dell’operazione. E’ manifesta la traslazione del
rischio di mercato sul concedente, fatto anch’esso in
contraddizione con la ratio del ricorso alla finanza di progetto.»
Molte
strutture viarie, complementari dell’opera principale, mancano nel
progetto viario e finanziario, come pure la prospettiva di una rapida
definizione delle procedure espropriative, nonostante le
assicurazioni avanzate dalla Regione Veneto. Queste questioni sono
capaci di far esplodere i costi della SPV oltre i 3,1 mld di €, in
virtù delle decine di kilometri mancanti e dell'asserito collaudo
dell'opera per i 130km/h aumentando così anche le fasce di
indennizzo. Le difficoltà sul closing finanziario sarebbero percò
legate alla difficoltà di chiudere il vero costo dell'opera. Insomma
il bond o il finanziamento pubblico miliardario non sarebbero in
grado di coprire tutte le opere del contratto sul tavolo ma anche
quelle sotto il tavolo intese con le decine di sindaci.
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