Il Gazzettino del 31.08.23 |
Tralasciamo in questo momento ogni considerazione sul domino infrastrutturale che ha interessato e che interessa il Triveneto perché la nostra associazione ne ha parlato in lungo e in largo. Però di fronte a chi usa gli insulti quale apertura del suo ragionamento e dichiarazione di metodo come virgolettato nel testo firmato da Angela Pederiva: «Però costituire già i “comitati del no” vuol dire acconsentire ad avere ancora morti...», intendo sottolineare che, sia noi che gli amici di Opzione Zero, ci occupiamo di mobilità alternativa da decenni e darci dei beccamorti credo sia una calunnia perché si articola una falsità a mezzo stampa di cui chiediamo il ritiro, e le scuse. A questo segue l’ennesima ode della De Berti nei confronti di qualsiasi cosa faccia rima con asfalto, ultimo il nuovo affondo a supporto della Orte Mestre, ci rendiamo conto come il passato riaffiori senza che nessuno batta ciglio.
Per la mobilità veneta ci vorrebbe un assessore, invece abbiamo una frangetta con casco e coda che ci apostrofa come comitati che acconsentono ad avere ancora morti, che copia le soluzioni alla Galan e della fallita legge Obiettivo. Sono al governo del Veneto da 30 anni e ogni due lustri tirano fuori le stesse storielle da prendi uno e paghi tre. Neanche fossimo il Gabon, ma almeno lì i Bongo li hanno messi da parte. Qui in Veneto abbiamo i Bingo boys&girls, che puntano sempre alla tombola delle strade. La misura della miseria morale di questi che si credono grandi condottieri romani, costruttori di strade, sta nella sciocchezza sesquipedale dichiarata per la nuova Romea: «Una variante “libera” avrebbe il problema delle manutenzioni....», sarebbe come dire che poiché non riesco a fare le manutenzioni stradali, le strade devono essere tutte nuove e a pedaggio.
Ma si rende conto De Berti che ha articolato un fallimento, che i morti dipendono dalle cattive manutenzioni, dai titardi nei lavori e che alla fine le sue sono le soluzioni scopiazzate da quelle propugnate dall'ex assessore alle infrastrutture del Veneto Renato Chisso?
Erano i primi anni Duemila, il mondo era in un'altra era, si proponevano opere senza raziocinio che poi la storia e i cambiamenti climatici si sono presi la briga di sconfessare. Se il consumo di suolo e la prosecchizzazione del nostro territorio sono le uniche ricette dell'abbecedario di De Berti siamo messi male. Si prevedono infatti milioni di tonnellate di cemento e asfalto mentre il bilancio della Regione Veneto, sempre più esangue anche per gli effetti nefasti della progettazione di finanza in amorosi sensi coi privati nel campo delle infrastrutture da tempo non riesce a sostenere in maniera decente la sanità e i servizi sociali.
Massimo Follesa, portavoce Covepa ovestVI
[1] https://drive.google.com/file/d/1RtnlD9C7kJOWNzie-aGuaB2ZpRswsqmG/view?usp=sharing
[2] https://drive.google.com/file/d/1_XPnSRV1bIODRUVvyMKcSozK5rbKeb6R/view?usp=sharing
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