Con
la
delibera 178/2023 la Corte dei Conti del Veneto
dell’ 8 giugno scorso, in 10 punti torna a sottolineare il grave
stato di crisi riguardante la situazione della SPV, capace di
riverberarsi in modo catastrofico sulla Regione Veneto e sui suoi
conti e sul suo bilancio. I Giudici della Corte
nella Relazione
allegata alla Delibera n. 178/2023/GEST
hanno scritto valutszioni assai gravi. Sebbene i loro scritti
mantengano forme istituzionali, ma nella Relazione della Corte si
comprende la sentita preoccupazione di chi capisce di bilanci, e
l’allarme per questo fuoco che cova sotto la cenere.
La Corte afferma con chiarezza
che “nessuna
criticità sollevata con il referto 2020, risulta definitivamente
superata”.
Si viene così a determinare un imbarazzante caso per cui
l’amministrazione della Regione Veneto e la guida politica nei vari
mandati svolti dal Presidente Luca Zaia non ha mai risolto le
ripetute questioni poste nel 2015, nel 2016, nel 2018 e nel 2020. Ma
soprattutto in questo momento non
è applicato
il Terzo Atto Convenzionale
che prevede penali per 25 mila euro per ogni mese di ritardo
dall’apertuta, prevista nel settembre 2020. Zaia omette di
richiedere e di riscuotere quasi un milione di euro alla società
concessionaria SIS e ai Dogliani che la guidano con la loro INC spa,
della quale varrebbe la pena di approfondire la storia prossimamente.
In primo luogo i tempi di
realizzazione dell’opera sono continuamente spostati.
Dall’annunciata fine di settembre 2020 fatta con la terza
convenzione di Zaia, ora si vocifera che forse si avrà l’opera
completata per novembre 2023. In secondo luogo del Terzo Atto
Convenzionale viene fornito un saldo positivo che non tiene conto dei
contributi dello Stato, per la Corte sostiene che tra 39 anni vi sarà
una perdita di 479 mln di €. In riguardo a ciò manca l’anno
in cui i pedaggi saranno in grado di pareggiare il costo del canone
di disponibilità: non c’è il Break Event Point.
Viene trascurata l’incoerente apertura delle connessioni
autostradali con A27, A31 e A4, che dannenggia la viabilità e
l’equilibrio dei ricavi. Le perdite già stimate si attestano al
13%. Lo scenario da infarto è il blocco delle cosiddette opere
complementari. Mancano così i collegamenti alla rete della
viabilità veneta sia libera che a pedaggio. Fallisce anche la
cosiddetta condizione migliorativa della viabilità a nord di Treviso
e Vicenza. Questo consolida la mancata validità dello studio del
piano del traffico del 2017, che viene usato come un alibi. Da anni
ormai non si riesce a realizzare la modifica del limite di
velocità della SPV da 110 a 130 km/h. La corte ha sottolineato
che il consessionario è l’agente della riscossione dei pedaggi,
secondo la delega affidatagli dalla Regione Veneto. Fino ad ora SIS
non ha ottemperato a tutti gli obblighi contabili nel suo
ruolo pubblico, con il deposito di tutti gli atti dovuti e i
giudici lamentano che non si sia provveduto a sollecitare gli
interessati. Infine la Corte aveva sottolineato che SIS deve
restituire i 20.4 mln di€ di IVA che ha indebitamente
ricevuto dall’amministrazione regionale.