Un viaggio in Baviera compiuto tra la fine di luglio e i primi di agosto ha dato il via al CoVePA per un confronto con due video tra la Pedemontana Veneta e le Bundesautobahn A96 e BAB95. La prima delle due infrastrutture bavaresi collega Lindau a Monaco di Baviera, mentre la seconda raggiunge Garmish. Quest’ultima, a cui si riferisce il terzo spezzone del video sulla pedemontana bavarese, completata fino a Garmisch avrà una lunghezza similare alla Spv, e come la Spv corre in un territorio attraversato da altre autostrade. Quello che balza agli occhi è che hanno gli ingressi liberi e non a pagamento, che le infrastrutture in Baviera servono il territorio e non il territorio serve la Pedemontana come in Veneto.
Ormai sono stati aperti 70 chilometri di SPV tra Malo e Spresiano, possiamo dire che sia stato raggiunto l'obiettivo, che Luca Zaia e le sue giunte dei tre mandati che fin qui ha guidato, si erano date: quello di collegare i centri produttivi tra Vicenza e Treviso. Poco conta la storiella del tunnel Malo-Castelgomberto da finire e del casello mancante di A4 a Montecchio Maggiore, perché l’A4 si raggiunge rapidamente e con minore spesa con l’A31 da Thiene. In questo video confrontiamo i tratti aperti di SPV con i 70km a sud di Monaco, nella regione dei laghi verso il Lago di Costanza e verso Garmisch.
La pedemontana bavarese è gratis e trafficata l'altra, quella veneta, è a pagamento e vuota. Quella tedesca è verde e bella, l'altra la veneta è sottoterra, piena di cemento e brutta. Le differenze sono evidenti, saltano agli occhi subito, sia nel numero dei mezzi(troppo evidente la sproporzione dei mezzi tra le due infrastrutture), sia nel pedaggio, dato che sulle infrastrutture tedesche pagano solo i mezzi pesanti (rilevati senza caselli tramite transponder). Ma non solo, vale la pena di valutare l'inserimento paesaggistico ambientale della strada tedesca.
«Il confronto di questo video è anche politico, perché ci hanno riempito la testa con i paragoni tra il Veneto, la valle padana e la Baviera. Questo è avvenuto a partire dal vecchio Chisso, per finire con i sostenitori di un leghismo “del semo i meio sula piassa” e di un autonomismo da referendum un tanto al chilo, approssimativo e buono per tutte le stagioni, fuori e dentro il governo. È incomprensibile Luca Zaia che continua ad essere un amministratore, non sa o non vuole essere un leader politico con il peso della “baviera italiana” e del consenso che ha. Appare un po’ come il confronto tra pedemontana veneta e pedemontana bavarese» ha concluso l’architetto Massimo Follesa.
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